BadChronicles: Il mito di Tex, moschettiere del West

Per la terza puntata di BadChronicles torniamo a casa per raccontare il più grande eroe del panorama nazionale, Tex, un fenomeno nato quasi per caso

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Per la terza puntata di BadChronicles ci spostiamo un decennio dopo le origini dell'Uomo d'Acciaio e torniamo a casa per raccontare chi, proprio come Superman, rappresenta il più grande eroe del panorama nazionale, riscontrando una fortuna imperitura fino a oggi: Tex. Ma agli albori nessuno lo aveva prospettato...

Le sue radici si intrecciano con quelle del patriarca dell'azienda per antonomasia legata alla Nona Arte in Italia: Gianluigi Bonelli (1908 – 2001). Lui si definisce “un romanziere prestato al fumetto e mai più restituito” ma è dotato di spirito imprenditoriale. Nel 1939 rileva da Mondadori L'Audace, che ribattezza Audace e affida in seguito alla ex moglie. Tea ne diventa l'amministratrice e insieme alla nipote Liliana e all'adolescente figlio Sergio (1932 - 2011), tuttofare, trasforma il salotto della propria dimora nella redazione che diventerà la Sergio Bonelli Editore. Si punta sulle due passioni di Gianluigi: Cappa e Spada e Western. Al primo, Occhio Cupo, sono rivolte le attenzioni e le speranze di gloria nonché la Serie d'Oro Audace. Al secondo, Tex Killer, che suona troppo violento e diventa Tex Willer, “L'albo più ricco al prezzo più povero”, come recitava il promo di allora. È un blocchetto di 32 strisce (17 x 8 cm) al prezzo di 15 lire, l'esordio: Il Totem Misterioso.

[caption id="attachment_48942" align="aligncenter" width="400"]Occhio Cupo Occhio Cupo[/caption]

Viene ingaggiato come disegnatore Aurelio Galleppini (1917 - 1994), in arte Galep. Il maestro sardo si dedica anima e corpo seguendo le direttive sul titolo più prestigioso di giorno. La notte invece, si cimenta su quello meno importante. Si parte nel 1948 e in pochi mesi il verdetto dei lettori è univoco. Occhio Cupo chiude dopo 12 pubblicazioni. La collana di ripiego raggiunge le 60.000 copie. È un buon risultato ma Capitan Miki e il Grande Blek del trio EsseGesse vendono tre volte tanto. Per forza di cose si investe su Tex e la scommessa nata per caso diventa il maggior successo di sempre. Il fenomeno, inoltre, da fuorilegge diventa presto l'impareggiabile paladino dei più deboli.

[caption id="attachment_48946" align="aligncenter" width="400"]Il Totem Misterioso Il Totem Misterioso[/caption]

Gli antesignani del fumetto Western nel nostro Paese sono Ulceda e La Scotennatrice (1935), trasposizioni di opere di Emilio Salgari. Vi lavora il giovane Rino Albertarelli, altro monumento nostrano (tra i fondatori del Salone di Lucca), come il primo cowboy tricolore, il suo, pelato e dai lunghi baffi bianchi: Kit Carson. Questo giustiziere a fine carriera si legherà indissolubilmente a quella del ranger di Bonelli. È basato con un'attenta novizia di particolari sull'omonimo esploratore del Kentucky e appare sul settimanale Topolino dal 1937 fino all'inizio del secondo conflitto mondiale.

[caption id="attachment_48943" align="aligncenter" width="400"]Kit Carson di Rino Albertarelli Kit Carson di Rino Albertarelli[/caption]

Tex che arriva nel dopoguerra ed è un esempio più maturo, elaborato ma di facile lettura e comprensione. Si schiera dalla parte dei nativi americani anticipando di poco una pellicola rivoluzionaria come L'amante indiana (1950) di Delmer Daves e di due decenni capolavori come Soldato Blu e Piccolo Grande Uomo. Accompagnato dal figlio nel 1988 in un viaggio in USA dove non era mai stato, vedendo le praterie dell'Arizona e i deserti del Colorado, Gianluigi non batte ciglio, racconterà Sergio, quei luoghi erano parte di sé da sempre. Perché Tex è una cosa sola con il suo autore che gli trasferisce la sua vitalità fino a confondersi con esso. Alexander Dumas è il suo novelliere preferito e I Tre Moschettieri il romanzo che più ama. Recupera e rielabora Kit Carson e gli affianca il navajo Tiger Jack e il figlio del protagonista e dell'indiana Lilith, Kit. La trasposizione di D'Artagnan e compagni con cinturoni e fucili è immediata e completa. Ma il sodalizio di Tex con i suoi pards è solo la dimostrazione più eclatante di una creatività vulcanica in cui ritroviamo la saggezza contadina e le citazioni più insolite ed erudite, come quel “Tizzone d'Inferno” così comune nei suoi dialoghi, rubato dalle labbra di Renzo ne I Promessi Sposi (Cap. VII).

[caption id="attachment_48947" align="aligncenter" width="400"]Aurelio Galleppini - Autoritratto Aurelio Galleppini: Autoritratto[/caption]

Il soggetto evolve negli anni senza mai snaturarsi. Il 1958 segna una svolta. In pieno boom industriale Sergio decide di perfezionare un esperimento di poco precedente, Tex Gigante, e passare a un'offerta di qualità. Viene definito uno standard editoriale, una periodicità e una cura mai vista alle copertine. È la nascita di un formato che è imitato ancora oggi. Lui stesso debutta come sceneggiatore nel numero 183 del gennaio 1976: Caccia all'uomo. Per rispetto e imbarazzo nei confronti del padre si firma Guido Nolitta, “un buon dilettante”, come senza falsa modestia si riteneva. Ma la sua Aquila della Notte conquista ed è più umana, ha dubbi e incertezze come tutti noi. Vi rimarrà profondamente affezionato anche dopo aver concepito Zagor e Mister No. Quando Dylan Dog, superato Tex nelle vendite, accusò un'inevitabile flessione, riconsegnandogli il primato di mensile più venduto al mondo, Sergio per festeggiare offrì, si narra, una cena a tutti i suoi collaboratori. Coloro i quali oggi, guidati dal responsabile del personaggio, Mauro Boselli, e dal direttore generale, il figlio Davide Bonelli, contribuiscono a mantenere vincente un'eccellenza del costume italiano.

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