Bad Boys: Miami Takedown e il videogioco che tutti noi vorremmo dimenticare
In occasione dell'uscita di Bad Boys: Ride or Die, riscopriamo insieme il videogioco Bad Boys: Miami Takedown
Chiunque sia cresciuto negli anni Novanta e ami i film action avrà sicuramente sentito parlare di Bad Boys. Questa pellicola diretta da Michael Bay e distribuita nei cinema nel 1995 nasce sul successo dei buddy movie in stile “Arma Letale”, mettendo al centro della vicenda i due investigatori Marcus Burnett (Martin Lawrence) e Mike Lowrey (Will Smith). Costato all’incirca 23 milioni di dollari, il film ne ha incassati 141 milioni, risultando un vero e proprio successo commerciale. Un successo che, inevitabilmente, ha dato vita a un vero e proprio franchise.
Quello che in molti non sanno, però, è che Bad Boys II non solo permise la nascita di L.A.’s Finest, spin-off televisivo con protagoniste Gabrielle Union e Jessica Alba, ma ottenne un successo tale da diventare un videogioco. Bad Boys: Miami Takedown è infatti un titolo sviluppato da Blitz Games e pubblicato da Empire Interactive un anno dopo l’uscita del film. Se vi state chiedendo perché in pochi si ricordano di questo videogame uscito su PlayStation 2, Xbox, GameCube e PC, la risposta è semplice: perché fu un vero disastro. Bad Boys: Miami Takedown venne accolto in modo terrificante dalla critica di tutto il mondo, mantenendo una media dei voti sospesa tra il 35 e il 43 su 100. Ma quali sono i motivi di questo insuccesso? Possibile che il gioco tratto da un film tanto riuscito fosse davvero così terribile?
MIAMI TAKEDOWN
La trama di Bad Boys: Miami Takedown ruota attorno alla pericolosa alleanza tra il signore della droga Tulio Mendoza e il magnate Akimov. Quando due agenti della TNT (Tactical Narcotics Team) rimangono coinvolti in uno scontro con la banda dei Baby Demons, tocca a Marcus e Mike intervenire. Inviati dal capitano Howard nel covo della gang per risolvere la situazione, i due scoprono rapidamente di essersi tuffati in un caso più grande di quanto potesse inizialmente sembrare. Un caso che potrebbe mettere a rischio le loro vite e quelle dei loro cari.
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BAD BOYS VS MAX PAYNE
Non vogliamo essere troppo critici, sia chiaro. È ovvio che analizzare i videogiochi di vent’anni fa e paragonarli con i titoli attuali ha poco senso, soprattutto quando si parla di produzioni più narrative e dal taglio vicino a quello dei blockbuster di Hollywood. Ha nettamente più senso, però, paragonare il titolo con i suoi competitor di allora, per cercare di capire quali siano i pregi e i difetti del gioco collocato in un mercato ormai lontano da quello moderno.
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Ebbene: Bad Boys: Miami Takedown soffre l’essere stato pubblicato in un mondo nel quale era già presente un titolo come Max Payne.
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Se paragonato al capolavoro di Remedy Entertainment, infatti, il titolo di Blitz Games ne esce senza dubbio con le ossa rotte. Questo è vero sia per quanto riguarda la regia, che per il puro gameplay. Nonostante si possano affrontare i livelli alternando i due protagonisti, non c’è alcuna differenza a utilizzare Marcus o Mike. Le sparatorie in terza persona, inoltre, non trasmettono minimamente il feeling delle armi, risultando goffe e noiose. Una buona idea introdotta dai dev, però, sta nella possibilità di sfruttare alcune coperture per passare alla mira in prima persona. Un’intuizione da non sottovalutare, ma che apre a diversi altri problemi, come un sistema di mira impreciso e un’eccessiva rigidità dei movimenti. Condiscono il tutto un level design noioso e un’eccessiva ripetitività, due caratteristiche che rendono Bad Boys: Miami Takedown privo di qualsiasi verve creativa dall’inizio alla fine.
UN DISASTRO SU TUTTA LA LINEA
Se narrativa e gameplay non funzionano, Bad Boys: Miami Takedown sorprende (in negativo) anche sul piano grafico e quello sonoro. I recensori dell’epoca tacciarono i modelli 3D dei personaggi di essere più vicini all’epoca della prima PlayStation piuttosto che della seconda iterazione della console Sony. Un risultato evidente anche dagli ambienti, vuoti e privi di qualsiasi identità. Discorso simile anche per il comparto audio, con una recitazione da parte degli attori veramente sottotono e con dialoghi inutilmente volgari e incapaci di riportare in scena l’umorismo visto nei film di Michael Bay.
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Ormai lo avrete capito: il videogioco di Bad Boys è stato un vero e proprio disastro. Un titolo indifendibile e che, a distanza di anni, ancora viene ricordato per i suoi molteplici problemi. Non stiamo parlando nemmeno di un gioco “così brutto da essere meraviglioso”, bensì di un titolo semplicemente dimenticabile. Un titolo che, a differenza del materiale originale, finisce per fallire nel suo compito principale: divertire.
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