Bad Boys: Miami Takedown e il videogioco che tutti noi vorremmo dimenticare

In occasione dell'uscita di Bad Boys: Ride or Die, riscopriamo insieme il videogioco Bad Boys: Miami Takedown

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Chiunque sia cresciuto negli anni Novanta e ami i film action avrà sicuramente sentito parlare di Bad Boys. Questa pellicola diretta da Michael Bay e distribuita nei cinema nel 1995 nasce sul successo dei buddy movie in stile “Arma Letale”, mettendo al centro della vicenda i due investigatori Marcus Burnett (Martin Lawrence) e Mike Lowrey (Will Smith). Costato all’incirca 23 milioni di dollari, il film ne ha incassati 141 milioni, risultando un vero e proprio successo commerciale. Un successo che, inevitabilmente, ha dato vita a un vero e proprio franchise.

Bad Boys II, uscito nel 2003, vede il ritorno in scena dei due agenti. Un ritorno che ha incassato ben 138 milioni di dollari, confermando i buoni risultati della prima pellicola.

Quello che in molti non sanno, però, è che Bad Boys II non solo permise la nascita di L.A.’s Finest, spin-off televisivo con protagoniste Gabrielle Union e Jessica Alba, ma ottenne un successo tale da diventare un videogioco. Bad Boys: Miami Takedown è infatti un titolo sviluppato da Blitz Games e pubblicato da Empire Interactive un anno dopo l’uscita del film. Se vi state chiedendo perché in pochi si ricordano di questo videogame uscito su PlayStation 2, Xbox, GameCube e PC, la risposta è semplice: perché fu un vero disastro. Bad Boys: Miami Takedown venne accolto in modo terrificante dalla critica di tutto il mondo, mantenendo una media dei voti sospesa tra il 35 e il 43 su 100. Ma quali sono i motivi di questo insuccesso? Possibile che il gioco tratto da un film tanto riuscito fosse davvero così terribile?

MIAMI TAKEDOWN

La trama di Bad Boys: Miami Takedown ruota attorno alla pericolosa alleanza tra il signore della droga Tulio Mendoza e il magnate Akimov. Quando due agenti della TNT (Tactical Narcotics Team) rimangono coinvolti in uno scontro con la banda dei Baby Demons, tocca a Marcus e Mike intervenire. Inviati dal capitano Howard nel covo della gang per risolvere la situazione, i due scoprono rapidamente di essersi tuffati in un caso più grande di quanto potesse inizialmente sembrare. Un caso che potrebbe mettere a rischio le loro vite e quelle dei loro cari.

La trama di questo TPS (Third-Person Shooter) sviluppato da Blitz Games parte da un’idea di base non particolarmente brillante, ma in linea con quella delle pellicole del franchise. Il problema, almeno dal punto di vista narrativo, è che i due protagonisti appaiono sin da subito poco caratterizzati, mentre i personaggi secondari non lo sono per nulla. Il risultato è un gioco che vuole sembrare un film, ma che non prova minimamente a replicarne la profondità narrativa. Ci sono alcuni nemici inseriti esclusivamente per essere usati come boss di fine livello. Si tenta talvolta di dare un minimo di contesto a questi avversari, ma finiscono sempre per essere poco più che delle macchiette. Un effetto scadente anche per gli standard di quell’epoca, quando i giochi non volevano essere cinematografici, ma semplicemente “divertire”.

BAD BOYS VS MAX PAYNE

Non vogliamo essere troppo critici, sia chiaro. È ovvio che analizzare i videogiochi di vent’anni fa e paragonarli con i titoli attuali ha poco senso, soprattutto quando si parla di produzioni più narrative e dal taglio vicino a quello dei blockbuster di Hollywood. Ha nettamente più senso, però, paragonare il titolo con i suoi competitor di allora, per cercare di capire quali siano i pregi e i difetti del gioco collocato in un mercato ormai lontano da quello moderno.

Ebbene: Bad Boys: Miami Takedown soffre l’essere stato pubblicato in un mondo nel quale era già presente un titolo come Max Payne.

Se paragonato al capolavoro di Remedy Entertainment, infatti, il titolo di Blitz Games ne esce senza dubbio con le ossa rotte. Questo è vero sia per quanto riguarda la regia, che per il puro gameplay. Nonostante si possano affrontare i livelli alternando i due protagonisti, non c’è alcuna differenza a utilizzare Marcus o Mike. Le sparatorie in terza persona, inoltre, non trasmettono minimamente il feeling delle armi, risultando goffe e noiose. Una buona idea introdotta dai dev, però, sta nella possibilità di sfruttare alcune coperture per passare alla mira in prima persona. Un’intuizione da non sottovalutare, ma che apre a diversi altri problemi, come un sistema di mira impreciso e un’eccessiva rigidità dei movimenti. Condiscono il tutto un level design noioso e un’eccessiva ripetitività, due caratteristiche che rendono Bad Boys: Miami Takedown privo di qualsiasi verve creativa dall’inizio alla fine.

UN DISASTRO SU TUTTA LA LINEA

Se narrativa e gameplay non funzionano, Bad Boys: Miami Takedown sorprende (in negativo) anche sul piano grafico e quello sonoro. I recensori dell’epoca tacciarono i modelli 3D dei personaggi di essere più vicini all’epoca della prima PlayStation piuttosto che della seconda iterazione della console Sony. Un risultato evidente anche dagli ambienti, vuoti e privi di qualsiasi identità. Discorso simile anche per il comparto audio, con una recitazione da parte degli attori veramente sottotono e con dialoghi inutilmente volgari e incapaci di riportare in scena l’umorismo visto nei film di Michael Bay.

Ormai lo avrete capito: il videogioco di Bad Boys è stato un vero e proprio disastro. Un titolo indifendibile e che, a distanza di anni, ancora viene ricordato per i suoi molteplici problemi. Non stiamo parlando nemmeno di un gioco “così brutto da essere meraviglioso”, bensì di un titolo semplicemente dimenticabile. Un titolo che, a differenza del materiale originale, finisce per fallire nel suo compito principale: divertire.

E voi che cosa ne pensate? Fatecelo sapere con un commento qui sotto o, se preferite, attraverso i canali social di BadTaste (TikTok incluso).

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