Babadook, la regista ricorda le riprese in un vero seminterrato infestato: "Ho delle foto di fantasmi"

Per celebrare il decimo anniversario dell'uscita dell'horror, Jennifer Kent ha raccontato i Variety alcuni retroscena sulla sua realizzazione

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10 anni fa usciva nelle sale Babadook, horror indipendente divenuto un piccolo cult. Per celebrare l'anniversario, il film è tornato in questi giorni nelle sale statunitensi e la regista Jennifer Kent ha concesso un'intervista a Variety, dove ha ricordato la realizzazione della pellicola, dalla scrittura alle riprese.

La componente autobiografica della storia

La storia del film vede come protagonista Amelia, donna rimasta vedova che vive con il figlio di 6 anni, Samuel, terrorizzato dalla presunta esistenza del Babadook del titolo. La regista svela che molte idee presenti nel trattamento (il passaggio intermedio tra soggetto e sceneggiatura) nascono dalla sua esperienza personale:

Avevo vissuto la morte di mio padre e quindi mi trovavo in una dimensione molto reale e personale, in cui tendevo a scrivere. Non voglio dire che scrivo di me stessa, ma di cose che sto vivendo o che mi interessano. Quindi il trattamento parlava dell'idea di una persona che non riusciva a provare il dolore o il lutto necessari perché le facevano paura, e il modo in cui Amelia aveva perso il marito era così spaventoso che lo respingeva. Mi affascinava l'idea che qualcuno lo facesse così tanto che il dolore avesse una tale energia da manifestarsi altrove, diventando una cosa separata che dice: “Guardami. Ti ricordi di me?”. È lì che si trova il terrore, nel dolore di questo orribile incidente che lei ha subito. Poi è iniziato il travaglio e ha dovuto dare la vita allo stesso tempo [nel film, il figlio nasce in concomitanza con il lutto], cosa che per me era semplicemente inimmaginabile.

Il piccolo Sam sfoga invece la propria paura tramite la costruzione di armi, altro aspetto in parte autobiografico:

La creazione di marchingegni deriva dalla mia infanzia. Andavo dal ferramenta a prendere sedili a secchiello e ruote di tosaerba e costruivo go-kart con freni e sterzo. Da bambina mi piaceva molto questo genere di cose, così ho pensato che lui potesse avere lo stesso approccio laborioso al gioco. Doveva essere un ragazzino esuberante che, alla fine, pensa con la sua testa. È l'eroe grintoso del film. La battuta che trovo ancora straziante è quando [Noah Wiseman, suo interprete] dice alla madre: “So che non mi vuoi bene. Il Babadook non vuole". Un bambino di cinque anni che riesce a trasmettere questo concetto. Un giovane attore incredibile.

Le riprese del finale

La conversazione si sposta poi sul finale del film, che si svolge in un seminterrato:

La location era infestata. La casa era un set, ma il seminterrato era reale, ed era infestato. Ho foto di fantasmi che sono lì dentro. Stavo facendo vedere quella cosa all'indietro che [Essie Davis, interprete di Amelia] fa [nel film], e [Essie] teneva la macchina da presa. Abbiamo sentito passare un po' di luce ed entrambe abbiamo detto “Wow” allo stesso tempo. Poi abbiamo guardato la foto, e c'ero io che mi piegavo all'indietro con questo grande fascio di luce che mi passava accanto.

Kent, dopo aver scritto e diretto un episodio della serie Cabinet of Curiosities, è ora al lavoro su un nuovo show, un horror sovrannaturale. Ecco qualche dettaglio:

È ambientato nell'Irlanda del 1700 e tratta del folklore irlandese. Ci sto lavorando con un collega scrittore. È una miniserie in sei parti. Mito e folklore irlandese, si pensa [spesso] ai leprecauni danzanti, ma in realtà molta della mitologia [irlandese] è assai spaventosa.

Trovate tutte le informazioni su Babadook nella nostra scheda.

Fonte / Variety
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