Avatar in ritardo su Netflix

La popolare società di noleggio film ha accettato di posticipare di 28 giorni le uscite della Fox e della Universal. Dopo l'accordo con la Warner, sembra proprio che sia questo lo standard. Ma è la scelta giusta?

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Certe notizie lasciano sempre perplessi ed è utile quindi cercare di trovare una chiave di lettura che spieghi meglio le ragioni dietro di esse. Qualche settimana fa, vi abbiamo parlato dell'accordo che la Warner ha fatto con Blockbuster, per cui i suoi titoli usciranno in noleggio in contemporanea con la vendita, ma solo in questa catena, mentre società come Netflix e Redbox dovranno aspettare 28 giorni.

Ora, si è scoperto che Netflix ha accettato lo stesso tipo di accordo anche con Universal e Fox, il che significa che un titolo come Avatar, previsto in uscita per il 22 aprile, sarà disponibile su Netflix soltanto dal 20 maggio. Insomma, il timore di un'ulteriore window cinematgrafica diventa ufficialmente realtà. Ci si chiede se però sia la strada giusta, considerando che si sta appoggiando un colosso dai piedi d'argilla e sul punto di crollare, mentre le società che stanno realmente innovando e ottenendo il consenso del pubblico vengono penalizzate. E così Blockbuster può prendere in giro la concorrenza, facendo notare la differenza di uscita per titoli come Sherlock Holmes (come potete vedere qui sopra) e The Blind Side.

L'idea dietro questo atteggiamento delle major è la 'perdita' (secondo la loro opinione) che hanno provocato sistemi come Netflix e Redbox, tanto che le major parlano addirittura di un miliardo di dollari. Ovviamente, si tratta del solito numero sparato senza fondamento. Probabilmente, si sono calcolate le perdite rispetto agli anni migliori del mercato home video e si è puntato il dito contro i sistemi low-cost, ma la realtà è che i vecchi prezzi di società come Blockbuster sono ormai fuori dal mondo.

Si potrà urlare alla illegalità della pirateria quando si vuole, ma con noleggi a 5 dollari è impossibile convincere anche le persone più oneste che scaricarsi i film sia così immorale. Proprio l'esperienza di successo dei nuovi arrivati dimostra come la gente sarebbe anche disposta a pagare un giusto prezzo, basta che non si senta truffata. Eppure, per quanto possa sembrare incredibile, Blockbuster a inizio marzo ha annunciato delle nuove regole decisamente poco convenienti per il consumatore. Infatti, fino a poco tempo fa, con 4,99 dollari si poteva tenere una nuova uscita fino a 7 giorni, mentre adesso saranno solo 5 le giornate a disposizione. Inoltre, se non si consegna il film alla scadenza, ogni giorno si pagherà un dollaro supplementare per i successivi dieci giorni, mentre in passato c'era un periodo di tollerenza di dieci giorni e solo in seguito una 'multa' di 10 dollari. Certo che, in qualsiasi modo, la differenza con Redbox (1 dollaro al giorno, quindi volendo 4 dollari in meno per noleggio per chi non se la prende comoda) rimane enorme.

Quali possono allora essere le ragioni per cui Netflix e Redbox stanno accettando questo tipo di accordi? La mia impressione è che puntino al crollo di Blockbuster (e con quei prezzi, l'ipotesi non è certo folle, vista anche la situazione finanziaria dell'ex colosso), cosa che poi porterebbe le major a dover ritornare sui propri passi e a evitare di fare la voce grossa. Intanto, Netflix ha ottenuto un vantaggio dall'accordo, perché i propri abbonati potranno avere un catalogo più ricco di video in streaming, peraltro in maniera completamente gratuita. Soprattutto la Fox porterà telefilm come 24 e Lie to Me (tutte le stagioni tranne l'ultima), così come Buffy e Arrested Development (ogni annata). Invece, la Universal porta titoli come Gosford Park, Essere John Malkovich e Fa' la cosa giusta. Insomma, non sono convinto che Netflix debba necessariamente registrare una sconfitta in questo caso e magari il confronto Blockbuster-nuove società sarà il caso di farlo a fine anno. Sempre che siano tutti ancora in vita...

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