ANICA: "2017 in perdita per i cinema, -11% di incassi per colpa dei film italiani"

L'anno che segue quello di Zalone e Perfetti Sconosciuti è come prevedibile in netto calo negli incassi. Ma siamo all'inizio alla prima annata della nuova legge

Critico e giornalista cinematografico


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Essere all'alba del primo anno in cui la nuova legge cinema entra in vigore ha reso la consueta conferenza che ogni anno presenta i dati dell'anno passato e ribadisce i soliti problemi dell'esercizio in Italia un evento meno depresso. In uno slancio di ulteriore originalità, poi, quest'anno il paragone principale è stato con la Spagna.

Come già vi anticipavamo la settimana scorsa, il 2017 non è stato un buon anno per il cinema italiano, anche perché il confronto con il 2016 è impietoso visto che fu l’anno sia di Quo Vado? che di Perfetti Sconosciuti, capaci in due di fare il 43% dell’incasso italiano della propria annata. Dunque il 2017 con 584 mln di euro incassati (secondo il campione cinetel che copre il 95% delle sale) è sotto dell’11% rispetto all’anno precedente, e va ancora peggio se si contano solo le presenze, sotto del 12,3% con 92 mln di spettatori. E tutto ciò con solo 18 film in meno dell’anno scorso, cioè un totale di 536 (di cui 218 italiani, ma qui c’è da fare un distinguo che faremo più avanti).

Scenario fosco rischiarato da Francesco Rutelli, presidente ANICA, che ha ricordato come in un’annata buia “il cinema sia la forma di spettacolo preferita degli italiani, talmente tanto che da solo fa la metà del totale dei biglietti venduti in Italia. Nel 2016 lo spettacolo itinerante ha incassato 17 milioni, il ballo e i concertini 27 milioni, tutto lo sport dal vivo (calcio incluso) 29 milioni, i grandi concerti 13 milioni, il teatro e la lirica 23 milioni e il cinema invece (nel 2016) 113 milioni, il 51% del totale”.

[caption id="attachment_289319" align="aligncenter" width="730"] Box office italiano dal 2003 al 2017 in milioni di euro. Fonte: cinetel[/caption]

Unico dato realmente in positivo invece è stato quello degli eventi, i film pensati per andare in sala pochi giorni (2 o 3), molto promossi e considerati per l’appunto degli eventi, siano essi concerti, animazione, documentari o grandi classici. Sono anni che questi film sono in crescita “tuttavia sono così una novità che non sono state definite ancora regole ed opportunità commerciali” ha detto Richard Borg, AD di Universal Pictures e da qualche anno anche responsabile di Cinetel, la società che rileva gli incassi e che è una partecipata in maniera uguale di esercenti e distributori “Dobbiamo valorizzarli e regolamentarli in modo che si sovrappongano alla programmazione regolamentare”.

Per quanto riguarda il calo totale invece senza sorpresa sono stati i film italiani a fare la differenza. Come sempre il prodotto americano, nonostante sia stata una stagione con diversi flop, rimane più o meno stabile (quest’anno in crescita come quota proprio per il calo di quello italiano, con il 66% del totale), invece quello italiano è crollato anche per via dell’ingiusto paragone con il 2016 già spiegato: “Ma sia chiaro che non siamo i soli a vivere di questi exploit” ha spiegato sempre Richard Borg “l’eccezionalità di singoli prodotti ce l’hanno anche Spagna e Germania con fenomeni tipo Fuck You, Prof e Ocho apellidos vascos”.

Del resto se agli incassi dell'anno scorso si levano i milioni di Quo Vado? e quelli di Perfetti Sconosciuti si raggiunge la cifra di quest'anno.

Come nel 2016, è stata la Warner Bros. Italia la prima società di distribuzione sul suolo italiano con un incasso totale di 115 milioni di euro (cioè 19,7% del totale), seguita dalla Universal Pictures (con 107 milioni, il 18,3% del totale), la Disney Italia (81 milioni), la 20th Century Fox (57,2 milioni) e 01 Distribution (56,5 milioni).

Stagionalità

Il paragone pressante di quest’anno, stranamente, non è stato con la Francia, come sempre accade, ma con la Spagna. Proprio gli spagnoli ci hanno superato come incassi per la prima volta da 4 anni e soprattutto sono riusciti a superare il problema della stagionalità. Nei soli mesi estivi gli spagnoli (che godono di un clima uguale al nostro) hanno incassato 100mln di euro più di noi.

Aggiungendo cause a cause, Francesca Cima, rappresentate dei produttori presso l’ANICA, ha anche spiegato che quest’anno ci sono venuti a mancare gli incassi dei film di qualità italiani provenienti da Cannes o manifestazioni simili, quello che l’anno prima era stato La Pazza Gioia, ad esempio. In compenso li avremo tutti con gli interessi nel 2018.

Oltre alle consuete lamentele, per la prima volta c’è stato un po’ di movimento propositivo riguardo la questione della stagionalità. Rutelli ha annunciato un piano che sarà proposto a Franceschini per il rilancio dell’estate, uno per il quale avranno bisogno del ministero, e i cui dettagli non potevano essere divulgati al momento.

Dall’altra parte Borrelli, rappresentante della Direzione Cinema presso il Ministero, ha anche illustrato come la nuova legge, finalmente in vigore da quest’anno, sia dotata di strumenti in grado di aiutare a raddrizzare la distribuzione, come ad esempio sostegni a chi distribuisce d’estate e assenza di sostegni a chi invece sceglie i momenti più affollati.

Un numero esagerato di film

E proprio l’affollamento è un proprio molto legato all’estate cinematografica, perché 536 film distribuiti è un numero molto alto che potrebbe essere assorbito meglio con 3-4 mesi in più di sfruttamento.

Ad accrescere in maniera esagerata il totale dei film che hanno un posto in sala sono infatti due fattori: le uscite tecniche, cioè quei film messi in sala pochissimo per avere il tagliando di film passato nei cinema e poter essere venduti meglio alle televisioni, e le produzioni minuscole in cui nessuno crede che sono buttate in sala un weekend e che, complessivamente, occupano spazi e levano attenzione agli altri film su cui c’è invece investimento.

Per rimediare a questo, sempre la nuova legge, dovrebbe essere in grado di discriminare e mettere in difficoltà i film che escono in meno di 20 copie. Il parere dell’industria in materia è abbastanza chiaro: non tutti devono andare in sala.

Andrea Occhipinti, che rappresenta in ANICA i distributori, è stato chiaro: “Sui 218 film italiani distribuiti nel 2017, quelli su cui qualcuno ha davvero investito, quelli con una distribuzione seria, superiore alle 20 copie sono circa 100. Con il cambio delle finestre e della modalità di distribuzione contiamo di chiudere la questione delle uscite tecniche”.

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