Ancora polemiche per Il codice Da Vinci
Per una volta, la religione non c’entra nulla. Sono gli esercenti italiani a prendersela con la Sony, per le condizioni di noleggio imposte, a loro dire particolarmente onerose. E, come solito, l’assenza di regole precise si fa sentire...
Stupisce anche lo stupore (scusate il gioco di parole) degli esercenti, che accusano le major di voler smantellare un certo tipo di esercizio tradizionale”. E’ assolutamente vero, le major non vedono l’ora di far arrivare il film agli spettatori direttamente nelle loro case e beccarsi tutti i soldi. Complimenti per averlo finalmente capito…
Dopo la mobilitazione del mondo cattolico, le polemiche sul film Il Codice Da Vinci, in uscita in contemporanea mondiale venerdì 19 maggio, arrivano dall’esercizio cinematografico che accusa la Sony Pictures, che distribuisce il film, di avere imposto condizioni di noleggio particolarmente onerose.
“Considero la richiesta della Sony per Il Codice Da Vinci come una forma di autentica coercizione – afferma, sul Giornale dello Spettacolo, Andrea Stratta, del circuito cinematografico UCI -. Condizioni di questo tipo superano nettamente ogni normale pratica e consuetudine. Noi che siamo un grande gruppo abbiamo subito, i piccoli esercenti, invece, sono letteralmente strozzati”. Per Gianantonio Furlan, che gestisce una cinquantina di schermi nel Nord Est, “vessare l’esercente solo perché hai in mano il film evento dell’anno equivale a sovvertire le regole. Finito lo sfruttamento di questa pellicola, subiremo la beffa di un’estate che non c’è. Andremo tutti in ferie ritrovandoci a settembre con il solito sovraccarico di titoli che andranno al massacro”.
Paolo Simoes, direttore generale della Sony, respinge le critiche degli esercenti: “un film come questo – dice - è un grande contributo per il prolungamento dell’estate: esce a maggio e può arrivare fino agli ultimi giorni di agosto. Potevamo uscire con solo 600 copie, ma abbiamo preferito dare il film a tutti. Abbiamo investito 3 milioni di euro per promuovere Il Codice Da Vinci e spenderemo un milione e mezzo per la stampa delle copie. Noi facciamo un investimento considerevole e abbiamo chiesto agli esercenti un aiuto per il mercato. Gli chiediamo di aiutarci ad aiutarli. Vorremmo avere un po’ di riconoscenza”.
Ma non mostra riconoscenza Dario Salvadori di Circuito Cinema: “siamo stati obbligati a programmare una serie di filmetti della Sony, come Rent, con la promessa che, poi, avremmo avuto Il Codice Da Vinci. Certo che, se quando arriva il film, ti applicano queste condizioni da follia, tutto diventa più pesante”. Molto amareggiato è Mario Lorini, esercente d’essai della Toscana: “è una forma di smantellamento occulto di un certo tipo di esercizio tradizionale”. Anche per Luciano Stella, titolare di sessanta schermi nel Sud, le condizioni imposte dalla Sony sono severe: “meno male che c’è ancora una possibilità di dialogo con la dirigenza di questa major che è composta di persone sostanzialmente equilibrate. Speriamo che possano rimediare a questa durezza”. Più possibilista anche Gianluigi della Casa di Medusa, per il quale “Sony ha torto, ma il film ha un peso diverso rispetto a tutti quelli del resto dell’annata cinematografica ed esce pure durante un periodo vitale per l’esercizio”. Sconsolato invece il palermitano Francesco Napoli: “sono un ottimista e ho sempre guardato al bicchiere mezzo pieno, ma dopo queste notizie ho l’impressione che non ci sia più nemmeno il bicchiere…”.