American Crime Story: il cast parla delle riprese nella vera villa di Versace

Il produttore esecutivo e i protagonisti di American Crime Story parlano della suggestiva esperienza delle riprese nella villa di Gianni Versace a Miami

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Sono molti quelli che, nel luglio del 1997, furono colpiti profondamente dalla notizia dell'assassinio di Gianni Versace da parte del serial killer Andrew Cunanan. Per i produttori di American Crime Story, dunque, la responsabilità era di ricreare il medesimo pathos che avvolse il tragico evento, e la decisione di porre il delitto all'inizio della stagione è stata fatta certo in quest'ottica.

"La serie si apre con l'omicidio di Versace," ha dichiarato il produttore esecutivo Brad Simpson in un'intervista all'Hollywood Reporter, "e abbiamo preso questa decisione per due motivi. Il primo è legato al fatto che chiunque conoscesse questo caso e il fatto che Versace fosse stato ucciso appena fuori dalla porta della sua villa. Abbiamo pensato che, invece che aspettare otto episodi per arrivarci, sarebbe stato meglio arrivare dritti a quel punto, che poi avrebbe portato avanti la narrazione. Questa stagione sta procedendo a ritroso."

Per ricreare correttamente la scena del delitto, la produzione ha girato sui reali gradini della villa di Versace, opportunamente rivestiti per non essere macchiati. "Eravamo tutti molto commossi, poiché non abbiamo ricreato in studio quei gradini: abbiamo girato su di essi" ha dichiarato l'attore Édgar Ramírez, che nella serie interpreta proprio lo stilista prematuramente scomparso. "Giaceva su quei gradini, e Antonio [D'Amico, compagno di Versace] avrebbe potuto prenderlo in braccio nel modo in cui Ricky [Martin, che interpreta D'Amico nella serie FX] ha fatto con me. E c'era qualcosa di straziante e disturbante per me, perché Gianni venne colpito dai proiettili circa alle 8:30 di quella mattina... quindi, era ancora vivo. Stavo interpretando qualcuno che stava morendo, non un cadavere."

Anche per Martin, la scena è stata molto coinvolgente. "È stato molto cupo. Molto pesante e molto cupo, perché abbiamo girato consecutivamente il ritrovamento del corpo e l'interrogatorio in cui l'FBI tartassa Antonio di domande, senza alcuna pietà. Ma ho amato profondamente quest'esperienza, perché la missione che c'era dietro era molto importante. Racconto questa storia, perché la gente deve conoscerla."

L'assassinio di Gianni Versace [qui la recensione del primo episodio] segna una cesura ben definita rispetto alla prima stagione di American Crime Story, incentrata sul caso O.J. Simpson; in quel caso, la maggior parte delle location erano infatti state ricreate in teatro di posa, contrariamente a quanto avvenuto con questo secondo arco di episodi.

"La cosa più importante del girare nella villa è che essa rifletteva esattamente il modo in cui Versace viveva," ha dichiarato Simpson. "Apri la porta, e l'intero mondo è lì fuori. È come voleva vivere: non solo autenticamente, ma apertamente. Amava uscire di casa e trovarsi in mezzo a quella varietà di personaggi: gente di diverse etnie, che viveva apertamente la propria sessualità. Quella passeggiata che faceva ogni mattina, che iniziava con l'acquisto del giornale, era qualcosa che non aveva potuto fare per diversi anni, perché era stato malato, mentre ora le sue condizioni erano molto migliorate. Significava molto per lui. È stato importante rappresentare la tragedia che questa cosa che amava, l'apertura con cui viveva, è stata ciò che ha fatto sì che venisse ucciso."

Per Darren Criss (interprete dell'omicida Andrew Cunanan in American Crime Story), girare nelle reali location in cui i fatti ebbero luogo ha costituito l'aspetto più impressionante della lavorazione della serie, poiché ha consentito all'attore di avere accesso agli stessi ambienti che, invece, furono preclusi al bramoso Cunanan.

"Ho potuto aggirarmi liberamente. Io, Darren, ho attraversato le porte per arrivare in una stanza dotata di piacevole aria condizionata in un'afosa giornata d'estate," ha detto Criss. "Andrew non è mai riuscito a entrarci, il che ha un significato simbolico: non ci è mai entrato né letteralmente né metaforicamente. Io ero lì, vestito con i suoi stessi abiti, rimettendo in scena ciò che l'avrebbe definito per sempre in opposizione alla famiglia Versace, e passeggiavo per la loro villa. È stato strano, per me. Surreale, ma al contempo molto reale. Era quasi come stare in una chiesa, perché Versace è onnipresente in quella casa. Mi sono trovato a rivolgere una preghiera silenziosa a Gianni, chiedendogli perdono, non da parte di Andrew, ma credo nella speranza che ci desse fiducia nel raccontare questa storia e che credesse al nostro tentativo di creare qualcosa di luminoso da tutta quell'oscurità."

Cosa ne pensate? Avete visto il primo episodio di American Crime Story: L'assassinio di Gianni Versace? Fatecelo sapere nei commenti!

Fonte: Hollywood Reporter

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