In America da oggi la rete non è più neutrale. Lo streaming ne farà le spese per primo
La Federal Communication Commission non si assicurerà più che il traffico sia uguale per tutti. La velocità di connessione in America diventa a pagamento
La neutralità della rete è in poche parole il concetto politico più importante legato ad internet. I suoi fondatori e poi gli organi governativi americani incaricati di regolare le telecomunicazioni, la Federal Communications Commission nello specifico, lo hanno protetto negli ultimi 25 anni, cioè da quando esiste internet di massa, il world wide web. Questo concetto, a meno di ricorsi, nuove decisioni e clamorose marce indietro, è ufficialmente finito per decisione della stessa FCC.
Quel che è successo oggi è che la FCC ha stabilito che non si occuperà più di far valere queste regole, e che dunque queste regole non esistono. Tutto ciò non ha nessuna conseguenza diretta, ma ogni provider potrà se lo vorrà (e lo vorranno) offrire servizi differenti, tariffe differenti per livelli diversi di traffico. È la libera impresa, il fatto che non essendo più un bene pubblico la connettività sarà soggetta alle leggi di mercato, dunque chi eroga il servizio potrà scegliere di massimizzare i profitti chiedendo di pagare per connessioni migliori, creando due (o più) classi di traffico online: i siti che pagano per andare più veloci e quelli che non pagano e vanno più lenti.
La decisione è frutto della nuova amministrazione repubblicana e del nuovo amministratore della FCC nominato 11 mesi fa: Ajit Pai. Dopo diverse lotte è riuscito a far approvare il nuovo regolamento. L’affare è grosso e moltissimi gruppi di protesta si stanno organizzando per dei ricorsi che richiederanno diversi mesi per un responso. Il nuovo regolamento è operativo immediatamente invece. I commenti del partito Repubblicano sono molto entusiasti e lo stesso entusiasmo è venuto dai service provider come Comcast, che ci hanno tenuto a specificare che non cambierà niente per internet e in modo molto americano hanno spiegato che si tratta di liberalizzare un settore per renderlo davvero competitivo, cosa da cui solitamente i consumatori traggono un vantaggio. Purtroppo in questo settore, la competizione è molto scarsa e i clienti non ne traggono vantaggio necessariamente.
Tutto ciò riguarda unicamente il traffico sul territorio statunitense e visto che ormai quasi tutti i servizi maggiori hanno server europei da cui originare il proprio traffico per le destinazioni europee, noi non ce ne dovremmo accorgere né dovremmo essere toccati da questi cambiamenti. Almeno direttamente. Perché è anche vero che tutti godiamo di ciò che internet è diventato e sappiamo bene che internet è quel che è proprio perché la rete è sempre stata neutrale, perché ad un certo punto Google ha potuto fare concorrenza a quello che era il colosso delle ricerche, Yahoo! o anche con il suo servizio di posta al monopolista Hotmail. Ma anche Facebook ha vinto la lotta con MySpace, che sembrava invincibile. Ma anche piccoli negozi hanno fatto concorrenza ad altri più grandi, piccole testate a grandi testate e via dicendo a tutti i livelli. Il motivo per cui le startup sono una realtà che prima non esisteva (almeno non a questo livello) è che nel business della rete non c’erano barriere all’ingresso. L’idea era l’arma, non il denaro per pagare il servizio per far funzionare l’idea.
È evidente che il settore dell’intrattenimento sarà il primo ad essere colpito. I videogiochi si giocano in streaming, i film si vedono in streaming, le serie tv si vedono in streaming, e tutto questo richiede grandissime velocità per funzionare bene. Quelle sono le aziende che più hanno interesse a pagare qualsiasi cifra e i grandi colossi che lo gestiscono al momento di certo possono permetterselo. Chi altro potrà fare concorrenza venendo da zero (nel mondo della rete) come fece Netflix anni fa se avere successo, avere tanti clienti da servire significa pagare (oltre alla banda per la quale si paga da sempre) anche una crescente connessione veloce?
A vedere il bicchiere mezzo pieno un risvolto positivo però c’è. Almeno dal nostro punto di vista. Tutto il resto del mondo che non sono gli Stati Uniti (Europa in testa), diventa un territorio appetibile per le startup, uno in cui possono fare affari e fornire servizi senza pagare nulla di extra. Luoghi in cui internet è ancora internet.
Foto: Wikipedia | Vignetta: Joe Heller