All The Money In The World: siamo andati sul set di Ridley Scott e abbiamo trovato Kevin Spacey

Nella notte in cui si girava un bel pianosequenza complesso per All The Money In The World, abbiamo visto il grande set e a sorpresa è comparso Kevin Spacey

Critico e giornalista cinematografico


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Ogni volta che una storia ti prende, è lo script che ti attrae. Quando hai quello il più è fatto. In particolare questo l’ho letto in viaggio dall’Australia, finite delle riprese, mi parve uno dei migliori mai letti”.

Non è avaro di superlativi Ridley Scott né di epica per ogni suo lavoro, come fosse il migliore di sempre. È così anche per All The Money In The World, la storia del vero rapimento del nipote del magnate del petrolio John Paul Getty III, avvenuto negli anni ‘70 a Roma che sarà distribuito in Italia da Lucky Red. Una storia che Scott intende raccontare non per fare un film criminale ma per mettere in scena il nonno, John Paul Getty, e come quei mesi in cui trattò il riscatto di un nipote per il quale non andava pazzo parlino della sua personalità.

Il film incapsula cosa accadde in quegli anni, non è la vita John Paul Getty, ma un'avventura che lo ha cambiato. È uno studio su chi era e come funzionasse John Paul Getty nel 1976, poco prima di morire all’età di 70 anni, nella fase in cui il nipote viene rapito”.
Ad interpretare John Paul Getty è Kevin Spacey (sarà adeguatamente truccato), con lui Scott è in questi giorni a Roma e non passa inosservato. Oltre a girare in alcuni interni lavora soprattutto sui veri esterni, sposta centinaia di comparse in costume con auto d’epoca. Roba che si fa notare. Siamo stati in una calda nottata a Piazza Navona a vedere la preparazione e l’esecuzione di un bel piano sequenza ciccione, pieno di comparse, costumi, auto e il più classico dei caos da set che, visto dall’obiettivo della videocamera, è un ordine perfetto.

Il set prende metà piazza Navona per lungo (la piazza è un ovale), tutto transennato, nessuno può entrare nella metà occupata per metà da tecnici e per l’altra metà da comparse in costume, auto, tavolini all’esterno e luci. Tutti sul set sono italiani, tutti dal primo all’ultimo. Non solo le comparse ma anche i tecnici, si parla solo ed unicamente la nostra lingua, sembra a tutti gli effetti un set di un film "nostro" solo più grosso. C’è un binario grande messo in lunghezza su cui scorre un braccio con alla fine una videocamera, un dolly a tutti gli effetti, a manovrarlo, cioè a spingerlo, sono 4 persone.

Nel cast sono tutti attori italiani [la scheda imdb non dice così ma la prendiamo come un’iperbole ndr] tranne almeno la famiglia Getty” oltre a Kevin Spacey e Charlie Plummer, nel ruolo del rapito, c’è anche Michelle Williams nel ruolo di Gail Getty, figlia del magnate: “È il personaggio più importante dopo il vecchio Getty. Ho scelto Michelle Williams perché è una grande attrice, si è preparata benissimo, ha fatto moltissime ricerche sullo strano personaggio che era Gail Getty. Era un’atleta di pallanuoto, non aveva voluto aiuto dal padre e aveva iniziato lavorando per delle assicurazioni. Aveva 4 figli e come una persona normale fatica a mettere insieme tutto, fino a che, guadagnatasi un rispetto chiese al padre di lavorare per lui, perché si sentiva pronta. Fu così che arrivò a Roma a fare la bella vita”.

In questa folla non diversa dagli assembramenti di una qualsiasi piazza piena ad un certo punto, vicino ad un tendone scuro c’è un uomo trasandatissimo, solo, uno dei pochissimi a parlare inglese. È Ridley Scott. Sta talmente per fatti suoi, benché in mezzo al caos, che tra un ciak e l’altro non è nemmeno difficile orbitare nei suoi paraggi (almeno se come noi si è autorizzati da qualcuno a superare le transenne ed entrare nella zona riprese, da fuori invece tutti sarebbero troppo lontani per vederlo). Sembra insomma che il titolo del film All The Money In The World si adatti bene anche alle riprese.

Vi piace il titolo?” ci ha chiesto oggi il regista durante un’intervista prima della visita sul set “Se il fosse stato solamente Getty non vi sarebbe piaciuto di più? No? Sembra più un biopic vero?”. In apparenza dialoga con noi ma in realtà dialoga più che altro con sé stesso Ridley Scott. Dice quello che vuole, risponde quello che gli pare alle domande. E se provi ad insistere ti becchi una strigliata dal regista.
I rapitori di John Paul Getty III erano un cosca della ‘ndrangheta, un tipo di mafia molto specifico e particolare raramente rappresentato al cinema, come conta di metterli in scena? Che facce, che costumi, che usi? “Erano due in realtà, una prima più rustica che fece il rapimento ma non era in grado di trattare con il nonno, che invece era molto bravo in questo e assunse una persona apposta per la trattativa. Poi questi affidarono il rapito ad una cosca più esperta, i Mammoliti, che riuscirono a farsi dare i soldi e scapparono con successo”. Sì ma come intende rappresentarli? “Per questo, ragazzo, devi pagare il biglietto e andare a vedere il film”. Non sembrava il caso di aggiungere che sarà mostrato in una proiezione per la stampa, senza pagare.

Sul set invece Scott sembra più riservato, sta fuori dalla sua tenda scura piena zeppa di monitor dove assieme al direttore della fotografia guarda la scena mentre è girata, già completa di color correction ed effetti digitali (durante il carrello si passa dal bianco e nero ai colori poco saturi che si intuisce saranno la marca visiva del film).
Quando rientra in tenda tutti si agitano, qualcuno chissà dove da un megafono ordina di mettersi in posizione, qualcun altro urla senza megafono invece grida “AZIONE!” e parte fortissimo da alcune casse disposte nella piazza la musica della Dolce Vita (anche se il film è ambientato diversi anni dopo). C’è un microfono che segue il carrello, sembra che dell’audio verrà usato anche se la scena non ha dialoghi e si potrebbe fare tutto usando un sonoro preso in un altro momento. Le comparse si agitano, c’è chi è ai tavoli ben vestito, c’è una macchina con qualcuno che arriva e mille paparazzi che lo fotografano e c’è infine John Paul Getty III (cioè Charlie Plummer) che, seguito dal carrello, attraversa la piazza per finire con un’inquadratura sulla fontanona di piazza Navona. A tutti gli effetti sembra un’inquadratura cartolina, quelle che definiscono bene dove e quando siamo, una forma elaborata di establishing shot. Ma come sempre, non è detto che si possa capire una scena vista da sola, senza il contesto.

Finito il carrello, termina la musica, esce Ridley Scott dalla tenda e qualcuno di corsa gli porta delle foto di alcune modelle in costume d’epoca. Lui le sfoglia molto rapidamente e ne indica alcune. È lui stesso a sostenere che gli basta pochissimo per prendere una decisione su un dettaglio visivo: “Ho fatto l’accademia di belle arti, quindi so disegnare e ho un buon occhio, questo significa anche che ho buona memoria fotografica. Quindi non faccio troppe ricerche per i miei film ma guardo tantissime immagini, per mesi, mi basta sfogliare un librone e mi rimane impresso quel che mi colpisce di più. Per Il Gladiatore mi arrivò una lettera da Cambridge, da un docente che mi ringraziava perché, benché sapesse bene che non era un film accurato storicamente, avevo riportato in vita l’impero romano e interessato tantissimi ragazzi alla sua storia

Arriva un’altra persona, con un portatile, guardano qualcosa, lui tocca molto il pad del mouse, sembra vada avanti rapidamente, annuisce e anche questa decisione è andata. Intanto lentamente il carrello torna indietro per rimettersi in posizione. Esce anche il direttore della fotografia Darius Wolszki (lo stesso di  Sopravvissuto - The Martian) e si addentra tra le comparse, scompare nella folla in costume per riuscirne qualche minuto dopo.

Infine ridendo e scherzando, dando pacche a Ridley Scott esce dalla tenda anche Kevin Spacey. In questa scena non è previsto ma è qui per dare un’occhiata. Si fa portare un calice di vino (probabilmente da uno dei ristoranti della piazza). Sembra stare ad un country club, con mocassini scamosciati rossi e una coppola in testa. Confabula un po’ con Scott e quando questi rientra nella tenda lui rimane fuori, stavolta la scena se la vuole guardare da qui. Osserva il carrello muoversi, si mette dietro e sbircia a braccia conserte. Ha l’aria di quello che vuole vedere come si agitano tutte queste comparse, come gli danno un ordine, come funzioni dal vivo quella cosa che prima ha visto nel monitor.

Dopo circa un paio d’ore è tutto finito. Tutto questo grande caos che ha modificato metà piazza Navona, tutte le comparse, le auto, la gente e gli attrezzisti spostati, tutto questo allestimento gigante è stato usato per qualche ora. E poi via, dopo una mezz’ora già è quasi disallestito tutto. Alcuni curiosi rimangono nei paraggi perché Kevin Spacey è ancora lì che parla con attori, regista e qualcun altro, fino a che un responsabile di produzione italiano non comincia a gridare forte: “Forza, muovetevi per favore, che ognuno inizi a dirigersi verso la propria abitazione!”.

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