Alien 3: David Fincher torna a parlare della sua difficile esperienza

In una nuova intervista con Vulture, David Fincher è tornato a parlare della sua esperienza sul set di Alien 3 senza neanche farne il nome

Redattrice per badtaste, illustratrice e concept artist.


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In una nuova intervista con Vulture, David Fincher è tornato a parlare della sua esperienza sul set di Alien 3 senza neanche fare il nome del film.

Il regista ha parlato del progetto a margine della promozione di Mank, la sua ultima fatica, dopo essersi riferito al fatto che suo padre Jack è stato fondamentale nella stesura della sceneggiatura anni e anni fa.

Come si evince dalle parole del regista, i suoi problemi con la produzione del film riguardavano nello specifico proprio la sceneggiatura, per cui non ha potuto fare molto:

Una volta sono stato agli studi Pinewood per due anni e ho dovuto affrontare un periodo in cui facevo da mercenario per girare un titolo grosso per una multinazionale, un colosso a integrazione verticale.

Avevo una visione diversa su come i registi e gli sceneggiatori dovessero lavorare. Quell'approccio anti-autoriale non mi piaceva per niente. Credevo che quello di cui lo script avesse bisogno fosse una collaborazione vigorosa.

Magari non vi piacerà il fatto di dover fare i conti con così tante discipline e aspetti tecnici durante la realizzazione di un film, ma se non lo tenete presente, non potrete mai fare centro.

La sceneggiatura è un uovo, e ha bisogno di un donatore che crei la scissione cellulare che lo conduca in un regno dove possa essere goduto in tre dimensioni, registrato in due e mostrato ad altre persone.

A voi è piaciuto Alien 3? Qual è il vostro capitolo preferito? Ditecelo nei commenti!

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