Alexander Payne non ha idea di cosa significhi filmmaking sostenibile
Alexander Payne, con ironia, ha detto di non sapere cosa significhi filmaking sostenibile ma, qualsiasi cosa si intenda, è a favore!
Che ci si creda o no, Downsizing ha già sei anni. Il film di Alexander Payne aveva aperto la Mostra del Cinema di Venezia facendosi riconoscere come una commedia fantascientifica attenta alle istanze ecologiste. Nel film alcune persone ricreano la società in una versione miniaturizzata per ridurre l’impatto dei consumi dell’uomo sulla natura. Alexander Payne, il suo regista, ha dato prova anche con i precedenti film di avere una particolare predilezione per l’ambiente. Per come li filma, per come li mette al centro delle sue storie. Per questo motivo è stato invitato a presentare Downsizing all’Evia Film Project, una rassegna accompagnata da eventi di stampo green sull’isola greca di Eubea che due anni fa fu totalmente colpita da un devastante incendio.
Vedo un solo modo in cui i film possano cambiare le cose concretamente. Ovvero quando fanno un film su qualcuno che ha commesso un crimine e viene condannato a morte. E poi il film dimostra la sua innocenza, così non viene ucciso
Alexander Payne ha detto di essere a favore del filmmaking sostenibile anche se, con una buona dose di ironia, a aggiunto di non sapere bene cosa si intenda.
Sono a favore. Ma non ho idea di cosa significhi… "evitiamo un volo a qualcuno. Tu devi andare in biciclette. No macchine. Non camion." Cosa significa? Non ho idea di cosa significhi. L’unica cosa che so è che in ogni set in cui sono stato negli ultimo 10 anni qualcuno all’inizio dice: "ok, ascoltate tutti. Non useremo bottiglie di plastica…" e questo dura due giorni e poi si ritorna a plastica, plastica, plastica.
Il sarcasmo del regista è chiaro e pungente. C'è da dire però che negli ultimi anni Hollywood ha incentivato un radicale mutamento di sensibilità sul tema. Ad oggi il dibattito sulla sostenibilità nell’audiovisivo non si limita solo all’impatto dell’intera filiera. Negli impegni che gli studi si stanno assumendo c’è ovviamente quello di ridurre l’inquinamento dei set, l’impronta di carbonio dei progetti, attraverso buone pratiche. Il secondo fronte in cui l'industria si impegna a operare è quello delle storie. Ovvero proprio quel lavoro di mantenimento memoria e di consapevolezza (che cita Payne stesso rispetto al festival) attraverso i film e le serie TV.
Ricerche hanno indicato che fino ad ora pochissimi prodotti audiovisivi si sono occupati direttamente del cambiamento climatico. Ancora meno hanno integrato l’ansia legata a questi fenomeni, il senso di impotenza, nella psicologia dei personaggi.
Fare filmmaking sostenibile significa anche girare film che sono ambientati in una realtà che deve fare i conti con il cambiamento climatico. Informarsi perché questo sia raccontato con attendibilità scientifica, usando un linguaggio corretto. Insomma: fare ecologia con il cinema, essere sostenibili sui set, è un proposito ben definito che molti studi e molti registi stanno sposando. Il significato è preciso, l'effettiva applicazione invece dipende caso per caso dalla serietà di chi promette di rispettarlo.
Fonte: Variety