Alan Moore: Presto lascerò il mondo del fumetto

Alan Moore ci avverte: mancano solo duecentocinquanta pagine di fumetto alla fine della sua carriera di autore...

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Pare dunque che si avvicini un mondo in cui Alan Moore è un ex fumettista. Uno dei più influenti e importanti autori della Nona Arte di sempre, sicuramente uno dei veri rivoluzionari degli anni Ottanta, lascerà il media narrativo che lo ha reso famoso in tutto il mondo e che lui ha contribuito a cambiare per sempre.

Non che non fosse nell'aria e non che, anche dalle sue dichiarazioni, traspaia un disamorarsi nei confronti del fumetto. Ma non può che colpirci il pensiero che l'autore di V for Vendetta, Watchmen, From Hell, La Lega degli Straordinari Gentleman, Batman: The Killing Joke e tante altre opere, meritatamente celebrate, non sarà più parte della comunità attiva dei fumettisti.

Questa notizia, che ci fa sentire improvvisamente vecchissimi, più di quanto già non dicano le nostre pluridecennali carte d'identità, ci giunge da una conferenza stampa tenuta a Londra, indetta da Moore per parlare di Jerusalem, il suo romanzo dedicato alla storia di Northampton, la città natale dello stregone del fumetto. Raccolte dal Guardian, ecco le sue dichiarazioni:

[caption id="attachment_50452" align="alignright" width="199"]Alan Moore e Melinda Gebbie Alan Moore e Melinda Gebbie[/caption]

Ho ancora circa duecentocinquanta pagine a fumetti dentro di me. E penso che saranno molto interessanti. Ci sono un paio di numeri di un fumetto Avatar Press a cui sto lavorando, parte dell'opera ispirata ad H.P. Lovecraft su cui sono impegnato. Io e Kevin O'Neill termineremo Cinema Pugatorio e poi ci aspetta l'ultimo libro dedicato alla Lega degli Straordinari Gentleman. Dopo di che, per quanto sia sempre possibile che produca piccolissime cose molto particolari, la mia carriera nel fumetto sarà terminata.

Credo di aver fatto abbastanza per il fumetto, tutto quello che potevo, e se dovessi continuare, inevitabilmente le idee che ci metto ne soffrirebbero, inevitabilmente iniziereste a vedermi recuperare vecchi concetti usurati e credo che sia io che voi meritiamo di meglio.

Pertanto, le cose che più mi interessano al momento sono quelle che ancora non sono sicuro di saper fare, come il cinema, ambito in cui non ho la minima idea delle mie capacità, o il mondo dei romanzi giganteschi. Roba che nemmeno sono certo di avere le energie per portare a termine... mentre so di poter fare qualunque cosa nel mondo dei fumetti e non ho più bisogno di darne prova a me stesso o agli altri. Ecco perché altri media mi entusiasmano di più, anche se avrò sempre grande riconoscenza per il medium fumettistico, che è meraviglioso.

Ora, è complesso capire quanto tempo ci vorrà prima di dare l'addio all'idea di un nuovo materiale a fumetti con il nome di Alan Moore in copertina. Un po' perché non sappiamo quanto tempo ci metterà a portare a termine il lavoro di cui parla lui stesso, un po' perché stiamo parlando di uno degli uomini più insondabili e imprevedibili del pianeta.

Non è la prima volta che Moore esprime questo sentimento di crepuscolo, la voglia di mettere un punto al suo percorso tra le vignette e i balloon. Eppure Providence e la Lega sono ancora vivi e vegeti, ancora dobbiamo vedere la fine del cammino. Pertanto, non saremmo stupiti di una retromarcia, di una proroga, di un distinguo che ci permettano, un giorno, di annunciarvi "la nuova opera di Alan Moore".

Nella speranza che, ovviamente, questo avvenga, se deve, ben lontano dalla profezia dell'autore, dallo stanco ripetersi del già visto, dei sentieri già battuti, delle storie che, pure, rimangono scolpite nell'immaginario collettivo come i capolavori indimenticabili che sono.

Fonte: The Guardian

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