Alan Moore non è più interessato ai fumetti: "Li chiamano graphic novel per farli pagare di più"

Il mondo dei fumetti non esercita più alcuna attrattiva verso Alan Moore, leggendario autore di Watchmen e V for Vendetta...

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Nel mondo dei fumetti, quello di Alan Moore è un nome leggendario visto che si devono a lui opere immortali come Watchmen, V for Vendetta, From Hell, Watchmen, Swamp Thing, La Lega degli Straordinari Gentlemen e Batman: The Killing Joke.

Tuttavia, come ha recentemente spiegato nel corso di un'intervista al Telegraph, non c'è nulla nel panorama attuale del settore in grado di catturare il suo interesse. Quello dei fumetti è un mondo che non esercita più alcuna attrattiva su di lui.

Quello che in passato mi attirava maggiormente dei fumetti non esiste più. Adesso li chiamano graphic novel, espressione che suona sofisticata ma viene impiegata solo per farli pagare di più cosa. Questi personaggi supereroici innocenti, inventivi e fantasiosi degli anni '40, '50 e '60 stanno venendo riciclati per un pubblico moderno come se fossero materiale per adulti.

Delle parole, queste, che suonano come una vera e propria eco di quanto affermato qualche anno fa, ovvero che i film di supereroi stavano portando alla rovina del cinema (ECCO TUTTI I DETTAGLI), e in un'intervista al Guardian lo scorso ottobre in cui, oltre a rincarare il concetto di cui sopra, ha spiegato che i film di supereroi sono infantili e precursori del fascismo:

Una caterva di gente cresciuta che si mette in fila per guardare personaggi e situazioni che sono stati creati per intrattenere dei dodicenni di sesso maschile di 50 anni fa. Non pensavo davvero che i supereroi fossero una cosa da adulti. Un fraintendimento nato da quello che è accaduto negli anni ottanta – per cui devo assumermi una buona parte di colpa anche se è stato qualcosa che ho fatto in maniera non intenzionale – quando opere come Watchmen sono apparse per la prima volta. C’è stato un aberrante quantitativo di titoli strillati che sostenevano “I fumetti sono cresciuti”. Ma tendo a ritenere che no, i fumetti non sono cresciuti. C’era qualche titolo che tendeva ad essere più adulto del solito. Ma la maggior parte di essi… era la stessa roba di sempre. Non erano i fumetti che stavano crescendo. Si è trattato più dell’incontro fra i fumetti che incontravano l’età emotiva del pubblico che andava in direzione opposta. Ho già detto nel 2011 che pensavo che avrebbe avuto delle implicazioni serie e preoccupanti per il futuro il fatto che milioni di adulti si mettessero in fila per vedere i film di Batman. Perché quel genere d’infantilizzazione – quella spinta verso tempi e realtà più semplici – può spesso essere una precorritrice del fascismo.

Di tutto questo, o meglio, del passaggio riferito a Batman, ne abbiamo poi parlato con Tim Burton a Lucca Comics & Games 2022. Potete leggere quello che ci ha detto in questo articolo.

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FONTE: Telegraph

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