Alan Moore contro i supereroi

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Alan Moore, nel caso ci fosse ancora qualcuno che non lo conosce, è uno dei più grandi autori di comics viventi (Watchmen, V for Vendetta...). Discutendo dello stato del fumetto supereroistico (a cui lui a contributo in modo definitivo) e dei film attuali a questo ispirati, ha affermato di non essere più interessato al genere, definendo il fenomeno relativo al favore riscosso da pellicole come The Avengers, "alarming", ovvero preoccupante.

“Non ho più letto albi di supereroi da quando ho concluso Watchmen” ha rivelato in un'intervista a The Guardian per la promozione del suo ultimo lavoro, Fashion Beast, arrivando a dire di odiarli, ad apostrofarli come abomini. Ha aggiunto che ormai questo tipo di personaggi non risponde più alla funzione per cui era nato originariamente e che aveva assolto egregiamente, vale a dire sollecitare la fantasia di lettori tra i nove e i tredici anni.
Oggi, ha continuato, questi prodotti sono indirizzati o vengono acquistati da un pubblico completamente diverso, adulto, quasi sempre maschile, che varia tra i trenta e i sessant'anni.

Ha poi aggiunto sarcasticamente che qualcuno ha introdotto il termine graphic novel e questi lettori vi si sono aggrappati per giustificare una passione così duratura nei confronti di Lanterna Verde o l'Uomo Ragno e non apparire emotivamente come dei subnormali.
"Penso" ha concluso, "che non vi sia nulla di buono nei supereroi e che sia preoccupante che persone mature possano divertirsi e trarre piacere nel vedere film su personaggi e concetti nati per un pubblico di ragazzini degli anni '50."

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