240 miliardi di euro persi per la pirateria?

Ennesima ricerca allarmistica delle multinazionali, che sostengono che entro il 2015 si perderanno 240 miliardi di euro e 1,2 milioni di posti di lavoro in Europa. Numeri, tanto per cambiare, senza senso...

Condividi

Rubrica a cura di ColinMckenzie

La cosa bella delle ricerche sui danni della pirateria è che forniscono dati sempre diversi. Magari, l'unica cosa a cambiare sono le cifre, quasi sempre in rialzo per creare maggiore allarmismo e ottenere leggi più favorevoli.

Deve essere questo l'obiettivo di Frederick Huntsberry, responsabile della Paramount Pictures, che durante un convegno ha portato delle cifre 'mostruose'. Infatti, secondo una ricerca citata (che sicuramente sarà il massimo della 'scientificità', ma di cui non conosciamo le modalità specifiche) per il 2015 i Paesi dell'Unione europea perderanno 1,2 milioni di posti di lavoro e ben 240 miliardi di euro. Sostanzialmente, stiamo parlando di numeri che rappresentano decine di leggi finanziarie, cifre insomma che sarebbero un cataclisma enorme per l'economia europea.

ovviamente, sappiamo bene le forme con cui vengono realizzate queste 'ricerche'. Si prendono i dati degli scaricamenti illegali (che peraltro non sono certe facilmente conteggiabili, quindi si punta a stime che quasi sicuramente sono gonfiate) e si deduce che (completamente o in parte) sono state vendute molte copie in meno di quanto sarebbe avvenuto senza pirateria. Ovviamente, in tutto questo (che già è concettualmente errato) non si prova mai a calcolare gli introiti che invece sono legati alla pirateria, per esempio chi compra il biglietto di un concerto dopo essersi scaricato un cd o magari tutto il mercato di hardware che permette di vedere file di vari formati sul proprio televisore. In questi casi, non si creano posti di lavoro?

Inoltre, le parole di Huntsberry contengono un paradosso, perché non si capisce bene come si può sapere cosa succederà da qui al 2015. Insomma, se si trovasse un'offerta legale come iTunes che funziona, i danni sarebbero comunque gli stessi? Ma evidentemente iTunes non è una realtà conosciuta, considerando le parole di Huntsberry (dal sito di e-duesse):

Bisogna - ha dichiarato il Coo - implementare l'offerta legale in Internet, aspetto su cui l’industria sta lavorando, ma c’è ancora molto da fare. Purtroppo, per quanto basso possa essere il prezzo dell'offerta legale, non potrà mai competere con la gratuità del download illegale"

Se ne deduce che iTunes (e altri servizi a pagamento) non vendono nulla, perché tanto non possono "competere con la gratuità del download illegale". Certo.

Altre informazioni discutibili le contesta il solito, ottimo Techdirt. Per esempio, il dirigente se la prende con i siti illegali che offrono delle formule ad abbonamento (anche a 5 dollari al mese) per scaricare fili digitali senza limiti:

"Talvolta, questi siti hanno un aspetto migliore di quelli legali. E' questa l'ironia".

In realtà, non c'è nulla di divertente nell'aver creato una situazione in cui, invece di trovare accordi con realtà come Napster o Kazaa, si è deciso di procedere per vie legali, portando il commercio su Internet sempre più verso la frammentazione e realtà che non avevano nessuna intenzione di fare accordi ufficiali con le major.

E non parliamo delle accuse a Google, che sarebbe uno dei massimi rsponsabili di questa situazione. Insomma, la solita tiritera catastrofista, ma soprattutto ignorante rispetto alle fondamentali questioni che andrebbero affrontate...

Discutiamone nel Forum Cinema o qui sotto nei commenti

Continua a leggere su BadTaste