I 14 film preferiti di Michael Mann

Michael Mann è approdato su Letterboxd e per l'occasione ha stilato e commentato una lista dei suoi 14 film preferiti

Condividi

Dopo Martin Scorsese, un altro grande regista americano è approdato su Letterboxd: parliamo di Michael Mann, che recentemente ha realizzato il biopic Ferrari. Per l'occasione, il cineasta dietro L'ultimo dei mohicani e Heat ha pubblicato sul social una lista dei suoi 14 film preferiti, "senza un ordine particolare, a parte La corazzata Potëmkin" che rimane il suo preferito in assoluto. L'elenco delle pellicole spazia dal 1925 al 2023, dal Giappone agli Usa, dalla satira al noir. Eccolo di seguito, con relativo commento per ciascun titolo:

  • La corazzata Potëmkin (1925): Ėjzenštejn non solo ha posto le basi teoriche - un kit di strumenti dialettici - per gran parte della narrativa cinematografica del XX secolo, ma nel 1924 ha realizzato uno dei grandi classici del cinema, applicando la teoria al montaggio, alla composizione e al significato. La sua influenza sul cinema britannico, di Weimar e americano è enorme.

  • Il dottor Stranamore - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (1964) L'intero Dottor Stranamore è un terzo atto ad alta energia, tutto un epilogo. Il suo assalto alla politica e alla cultura militare della Guerra Fredda è devastante perché la sua modalità è il ridicolo. È esilarante ed eterno mentre il suo morality play contemporaneo è dimenticato.

  • Biutiful (2010): La profonda lotta attraverso gli abissi della vita di strada di Barcellona di un'anima umana che risplende di grazia, pathos e amore. Pura poesia.

  • Toro scatenato (1980): Ci immergiamo nella vita fallimentare e appassionata di LaMotta e nel suo bisogno e nella sua ricerca di redenzione. L'umanità del film è straordinaria, così come l'esecuzione di Marty [Scorsese]. È quasi perfetto nella sua economia di montaggio, nella messa in scena, nei blocchi [narrativi] e nelle composizioni.

  • La donna che canta (2010): Un capolavoro del ricordo delle cose passate e presenti con una poesia associativa viscerale e passioni autentiche. È forte, umano e autentico.

  • Fiore secco (1964): Solo per l'incredibile sequenza di scene iniziali, un esempio impressionante di noir giapponese del dopoguerra, le persone si sentono come se fossi lì, passando davanti a loro per strada.

  • L'atalante (1934): Dalla più piccola decorazione della scenografia, alle interpretazioni senza tempo, alla forza della storia e dell'ambiente operaio, è un capolavoro di Vigo, all'inizio di un filmografia che non è mai stata realizzata perché [il regista] è morto di tubercolosi a 29 anni.

  • Giungla d'asfalto (1950): Con una sceneggiatura di W. R. Burnett, è un viaggio nel dopoguerra in personaggi con una profonda interiorità, le cui vite sono in conflitto con la rabbia e il desiderio, come quella di Calhern per la giovane Marilyn Monroe. L'interpretazione più potente è quella dell'autentico Sterling Hayden. È Huston al suo massimo splendore.

  • Povere creature (2023): Selvaggiamente, espressionisticamente tormentato. Kafka, se fosse stato divertente. Brillante.

  • Apocalypse Now (1979): L'oscura ricerca di identità ad alta tensione di Coppola, che viaggia attraverso il nichilismo e la wildness fino al sovraccarico. Un capolavoro lirico.

  • Piombo rovente (1957): La caustica sceneggiatura di Ernest Lehman e Clifford Odets non ha eguali, se non le interpretazioni di Lancaster e Curtis, e luci in chiaroscuro e le riprese notturne degli esterni di James Wong Howe, quando la pellicola era poco sensibile alla luce.

  • The Hurt Locker (2008): Per le sue interpretazioni brillantemente dirette, che penetrano nella psiche di combattenti che si avvicinano progressivamente, inesorabilmente, all'annientamento. [Jeremy] Renner e [Anthony] Mackie sono brillanti.

  • Le catene della colpa (1947): Insieme a Giungla d'asfalto, il film è un capolavoro del noir nel secondo Dopoguerra. Date le dimensioni e l'orrore della guerra, la messa in discussione dello scopo di qualsiasi cosa, la prevalenza del tradimento e dei secondi fini… tutto ciò è splendidamente trattato in questa esplosione radicale e letteraria degli anni Cinquanta.

  • Il labirinto del fauno (2006): Il Labirinto del fauno è uno dei miei preferiti. Le fiabe non sono comportamentiste, sono molto freudiane. Utilizzano simboli, in particolare quelli giovanili. Bruno Bettelheim ha lavorato molto sulla natura delle fiabe. Come in un sogno, le fiabe hanno il potere di invadere la nostra coscienza a più livelli, man mano che le recepiamo. Questo è il genio particolare di Guillermo del Toro.

Trovate tutte le informazioni su Ferrari nella nostra scheda.

Cosa ne pensate dei film preferiti di Michael Mann? Lasciate un commento!

BadTaste è anche su TikTok!

FONTE: Letterboxd

Continua a leggere su BadTaste