10 cose che possono accadere a Cannes e che quest'anno sono accadute

Vissuta da dentro la manifestazione di cinema più importante del mondo è molto ridicola e ve lo raccontiamo con le 10 assurdità di quest'annata di Cannes

Critico e giornalista cinematografico


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Chi dice che il Festival di Cannes non è solo un festival di cinema dice bene. Come tutti gli eventi in cui si concentra il massimo dell’attenzione mediatica, anche Cannes si riempie di fenomeni da baraccone, esibizionisti, freak, persone che nulla hanno a che vedere con il cinema ma sanno che quello è il posto in cui bisogna stare per apparire durante quei giorni. Questa promiscuità tra grandi autori, stampa, persone che desiderano apparire, marchi che vogliono farsi pubblicità e un costante clima da gita crea l’assurdo.

Il festival vive effettivamente di due dimensioni, quella diurna e quella notturna, completamente diverse e solo raramente sovrapposte. Accanto alla parte che è più facile pensare di trovare, esistono anche una quantità impressionante di giornalisti da cocktail, critici che non lo sono, appassionati dell’ultima ora, twittatori da competizione e poi auto sportive affittate per farsi vedere, vestiti lunghi portati già al mattino, donne rifatte, uomini rifatti, hall degli hotel pieni di fauna da raduno della Porsche, traffico a piedi ecc. ecc.

Che tutti questi fenomeni siano attratti dal cinema e non da qualcos’altro in un certo senso è confortante.

Per tutta questa lunga serie di motivi a Cannes accadono cose che sono possibili solo a Cannes, assurdità che vengono accettate un po’ per la natura mediatica dell’evento e un po’ per l’irrinunciabilità delle sue proiezioni.

Qui i più assurdi e veri eventi accaduti o visti quest’anno.

1. Più in fila che in sala

Il luogo comune delle file lunghissime per entrare in sala (se non si ha avuto accesso ad un accredito di quelli che consentono di entrare subito) è più che vero. Quest’anno il picco lo si è toccato per le proiezioni più attese, ovvero quelle di The Neon Demon e Juste la fin du monde. I film duravano rispettivamente 1h e 45m e 1h e 35m, ma è riuscito ad entrare in sala solo chi si è messo in fila almeno 1h e 50m prima.

Tutti gli altri hanno dovuto vedere il film in replica, cosa che per opere così attese è semplicemente intollerabile.

2. Il terrorismo

Come promesso quest’anno ci sono stati controlli antiterrorismo molto più capillari di quelli che comunque già esistevano gli altri anni. Borse controllate ogni volta che si entra, metal detector e tutto l’armamentario da aeroporto. La cosa esilarante è che già verso il quinto giorno i controlli si sono fatti via via sempre meno accurati fino ad arrivare ad una seconda parte di festival in cui gli steward, svogliatissimi, passavano il metal detector rapidamente con due gesti (davanti e dietro) per poi far segno di passare anche se questo aveva suonato.

3. Il fascino discreto di Park Chan Wook

Con la fauna che il festival si ritrova c’è poco da stupirsi se in molti si vogliano fare le foto per strada con persone a caso che dall’abito e dall’atteggiamento sembrano noti. Spesso capita di vedere turisti o avventori casuali scattarsi foto con i primi che passano, solo perché in abito da sera alle 4 del pomeriggio. Poi invece all’interno dell’hotel Majestic (sede di incontri, spazi business e via dicendo) mentre tutti si fanno foto davanti alle Ferrari parcheggiate, capita di incrociare un signore asiatico posato, in giacca e cravatta, con una valigetta in mano e occhiali, camminare da solo e indisturbato per poi realizzare un secondo dopo averlo incrociato che era Park Chan Wook.

4. L’imperturbabile Gilliam

Come abbiamo riportato in mezzo al festival, proprio approfittando della presenza in loco di molti giornalisti, Terry Gilliam ha indetto una conferenza stampa per annunciare il vero inizio delle riprese del suo Don Chisciotte.

L’immagine di Gilliam che prima della conferenza, noncurante che tutti lo possano vedere attraverso un vetro, schiaccia un pisolino sulla terrazza dell’hotel, è una di quelle da cinegiornale anni ‘50 su festival d’altri tempi con altri ritmi.

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5. La grande stampa internazionale

Siamo sempre molto critici nei confronti della nostra stampa nazionale (e non è che facciamo male) ma ci dimentichiamo che non è che all’estero stiano messi meglio. Durante il Q&A che ha seguito la proiezione del film della Quinzaine L’effet Aquatique una giornalista ha chiesto quale sarebbe stato il prossimo film a cui stava lavorando la regista Solveig Anspach. Imbarazzo in sala per il fatto che, come noto e scritto un po’ ovunque, la regista è morta di cancro quest’estate dopo aver finito il film.

6. L’arrivo della Realtà Virtuale

Cannes è soprattutto un mercato e dunque vengono a farsi vedere tutti coloro i quali intendano vendere i propri prodotti. Non meraviglia quindi che ci fosse uno stand, nemmeno piccolo, dedicato alla Realtà Virtuale. Le applicazioni narrative sono un annuncio ormai rituale, nessuno se ne stupisce più e sappiamo che prima o poi arriveranno. La presenza a Cannes quindi è molto significativa. Ne abbiamo scritto su BadGames in occasione del test della demo del videogame Paranormal Activity.

7. Il festival più grande del mondo non è esente da problemi

Ci sono cose che non tolleriamo quando capitano in Italia e ci fanno urlare di rabbia ma che accettiamo tranquillamente all’estero. La proiezione di recupero di un film molto acclamato, che poi ha anche vinto la Camera D’Or (il premio alla miglior opera prima), ovvero Divines è stata fatta senza sottotitoli. In qualsiasi festival internazionale sono obbligatori i sottotitoli in inglese (se il film stesso non è in inglese) e solitamente gli vengono affiancati quelli nella lingua del paese che ospita la manifestazione (francese in Francia, italiano in Italia ecc. ecc.). Senza avvertire questo film parlato in francese è stato proiettato senza sottotitoli in inglese e una buona parte del pubblico che aveva fatto la fila (non breve) è dovuto uscire.

8. Urla in sala

Chi immagina le proiezioni stampa di Cannes come una specie di tempio del cinema sbaglia. Per fortuna è il contrario. È più un clima da liceo: 300 persone (almeno) a proiezione che guardano 2-3 film al giorno per 10 giorni non stanno composte a lungo. Ci sono i rituali urli ad inizio film (prima di quello delle 19, quando passa il logo di Cannes sullo schermo qualcuno grida sempre “Raoul!!”), poi ci sono le risate a scena aperta se il film è ridicolo (Sean Penn ne sa qualcosa), gli applausi che non si trattengono (ci fu un’ovazione l’anno scorso alla prima pausa di Mad Max, quando il bengala si spegne lasciando tutto buio) e poi ovviamente a fine film fischi e applausi o, come nel caso di The Neon Demon, gli insulti gridati allo schermo. L’ultimo luogo in cui il cinema è una passione violenta.

9. L’alieno Jodorowsky

Mentre molto di quel che è stato visto sulle foto dei vari giornali online andava sul red carpet, in un hotel distante 10 minuti dal centro del festival Alejandro Jodorowsky, ormai 87enne, rilanciava la sua carriera, faceva i tarocchi e mostrava il fumetto di Il figlio di El Topo.

Per i fan dell’autore che ha finanziato il suo ultimo film, Poesia Sin Fin, su Kickstarter (poi portato alla Quinzaine tra gli applausi) era una visione quasi confortante.

10. La vera competizione di Cannes

Sebbene chi segua i film e fa “la vita di giorno” a Cannes raramente frequenti feste o cocktail party, almeno in 2-3 occasioni lungo la manifestazione solitamente c’è modo di prendere parte ad alcune di queste. Siano feste in spiaggia al tramonto con alcolici e musica, siano dei pranzi offerti da qualche sponsor su una terrazza sul mare, sono pause incredibili in cui è sempre più evidente la natura folle di un festival che mette in competizione più che i film in concorso, le anime del mondo del cinema, quella autoriale ed austera che si incontra in sala e poi quella di una frivolezza incredibile impersonata da una fauna a guardare la quale si ha l’impressione non veda un film da decenni. Eppure è là ogni anno.

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