Annullato il "decreto Paramount", gli studios di Hollywood potranno possedere i cinema
Il dipartimento di giustizia ha annullato il "decreto Paramount" che impediva agli studios di Hollywood di possedere le sale cinematografiche
"A causa dei cambiamenti nelle leggi antitrust e nell'amministrazione, l'importanza delle restrizioni imposte dal decreto è diminuita. Pur mantenendo una serie di protezioni atte a impedire che vi siano violazioni future, la Corte ha deciso che l'annullamento del decreto è nel pubblico interesse", si legge nella decisione del giudice Analisa Torres. "Settant'anni di innovazione tecnologica, nuovi competitor e modelli di business e cambiamenti nelle abitudini dei consumatori hanno cambiato le fondamenta dell'industria. [...] Inoltre tra gli studios che erano legati al decreto - RKO, MGM, Warner Bros, Paramount e Fox - sono pochi quelli che esistono ancora. Altri, come la Disney, all'epoca non erano distributori e invece ora sono dei giganti. Infine nessuna azienda di streaming - Netflix, Amazon, Apple e altre - che pure producono e distribuiscono film erano soggette al decreto."
Nel 1948 la Corte di Washington decretò che il controllo dei canali di distribuzione (ovvero, all'epoca, la proprietà di cinema e teatri) in capo agli stessi soggetti che producevano le pellicole rappresentava un monopolio di fatto in violazione della normativa USA in materia anti-trust. La Corte annullò tutti gli accordi di esclusiva tra Studios e gestori delle sale, e costrinse la Paramount Pictures a dividersi in due società indipendenti. La Paramount Pictures Corp. avrebbe prodotto i film mentre la United Paramount Theaters, cui restava la proprietà di cinema e teatri, avrebbe controllato la distribuzione. [via Wikipedia]
La National Association of Theater Owners e le associazioni che rappresentano i cinema indipendenti americani non hanno accolto con favore la decisione, spiegando che la fine del decreto potrebbe avere un impatto sul consolidamento dell'industria. Anche la Directors Guild of America, associazione che rappresenta i registi, si era opposta, spiegando che i cambiamenti in atto necessitano una maggiore supervisione dell'antitrust e non una deregolamentazione.
Avevamo approfondito questo argomento l'anno scorso in uno speciale che potete rileggere qui.