EXCL: L'Insulto, la nostra intervista ad Adel Karam
Abbiamo intervistato Adel Karam, protagonista con Kamel El Basha del film L'Insulto di Ziad Doueiri, tra le rivelazioni dell'ultimo Festival di Venezia
Nel frattempo, Karam raccoglie il plauso di pubblico e critica in patria e all'estero, a seguito della sua ultima, toccante performance: quella del meccanico di Beirut Toni Hanna, protagonista di L'Insulto del conterraneo Ziad Doueiri, presentato con grande successo all'ultimo Festival di Venezia, dove il co-protagonista Kamel El Basha si è aggiudicato la Coppa Volpi come miglior attore.
Partiamo dall'inizio di tutto: quando e come sei approdato alla recitazione?
Circa 25 anni fa, per puro caso. Stavo bevendo una tazza di caffè sul balcone della casa dei miei genitori, e ho notato alcuni ragazzi che stavano girando una scena di un programma comico in strada. Avevano bisogno di un attore in più, e il regista mi chiese se mi andasse di comparire nella scena. Accettai, e da allora non ho più smesso di recitare.È un inizio curioso, specie considerando la carriera che ne è seguita. Al momento, sei tra i più importanti stand-up comedian del Medio Oriente; come mai ti sei concentrato maggiormente su ruoli brillanti?
In realtà, il ruolo di Toni Hanna in L'Insulto non è la mia prima apparizione in un film drammatico. Ho iniziato come comico, ma col tempo le mie performance sono state notate da produttori e registi, che hanno visto in me un attore e non unicamente un comico. Mi sono stati offerti svariati ruoli da allora, in film come Caramel ed E ora dove andiamo? di Nadine Labaki. Ho poi interpretato il ruolo principale in One day I'll leave di Layal Rajha. L'Insulto è il mio quarto film. In questo senso, mi piace cercare di alternare i ruoli comici a quelli drammatici.
Il film di Ziad Doueiri è quindi arrivato proprio nel momento opportuno.
Beh, Ziad è un regista di grande talento che ha realizzato parecchi film, e ha sempre mantenuto un alto livello professionale anche rispetto agli standard internazionali. Sono entrato nel cast di L'Insulto e, per me, è stata una grande gioia essere scelto per il ruolo principale. Lavorare con Ziad è stato splendido, un'esperienza nuova che ho amato moltissimo e che non dimenticherò mai.
A questo proposito, come ti sei preparato ad affrontare il ruolo di Toni Hanna?
Sono nato e cresciuto ad Achrafieh, un'area prevalentemente cristiana nella parte orientale di Beirut. Il personaggio di Toni Hanna è un cristiano che non riesce a superare alcuni eventi che sono accaduti durante la guerra civile, e che si sente perseguitato nel proprio paese in quanto cristiano. Molte persone, nel mio quartiere, provano questa stessa sensazione e, personalmente, conosco parecchi Toni Hanna. Quindi, per prepararmi al ruolo, ho parlato con alcuni di essi per capire meglio le loro personalità e il loro modo di pensare, e perché siano ancora così pieni di rabbia 27 anni dopo la fine della guerra. Comprendendo le loro emozioni, sono stato in grado di portare in scena il personaggio che ho interpretato.
A dispetto delle molte polemiche che il film ha suscitato, L'Insulto è un grandissimo successo in Libano.
Dal momento in cui ho finito di leggere la sceneggiatura, e poi per tutta la durata delle riprese del film, potevo avvertire dentro di me la sensazione che sarebbe stato un successo. Credevo profondamente nella visione di Ziad Doueiri come regista, e mi fidavo totalmente di lui. Adesso mi accorgo di come le mie previsioni fossero esatte.
Doueiri è stato arrestato, al ritorno da Venezia, a causa del suo controverso film precedente, The Attack. La politica del Libano, in fatto di cinema, sembra da fuori piuttosto restrittiva.
In realtà, il Libano è uno dei paesi arabi più tolleranti nei confronti del cinema e delle arti in generale. In ogni caso, per varie ragioni di natura politica, abbiamo delle limitazioni che non possiamo oltrepassare. Devo dire che, complessivamente, sono piuttosto soddisfatto come artista e non mi sento oppresso o perseguitato.
In L'Insulto, sei co-protagonista assieme a Kamel El Basha, con cui hai varie scene particolarmente drammatiche. Cosa puoi dirci del lavoro con lui?
Kamel è un attore di grande talento, oltre che una persona eccezionalmente piacevole. Siamo andati subito d'accordo e siamo diventati grandi amici, fin dalla prima stretta di mano. Posso dire che è stato davvero un immenso piacere lavorare con lui. Ziad è un regista molto meticoloso, quindi gli piaceva farci provare prima di ogni scena e discutere con noi i dettagli dei nostri personaggi. Dietro ogni scena che abbiamo girato insieme c'è un grande lavoro di ricerca.
Il film sembrerebbe aprire la porta alla speranza di una comprensione reciproca tra i due protagonisti.
Beh, il film parla principalmente di quanto oltre possa spingersi un uomo unicamente in nome del proprio orgoglio, e quanto debba conseguentemente soffrire per questo. È una parabola sulla dignità umana, sul passato, sul presente e su quale sia il futuro in cui vogliamo far vivere i nostri figli. Nessuno è perfetto. Tutti commettiamo errori. Tutti abbiamo i nostri fantasmi, che ci tengono svegli di notte. A volte, dobbiamo perdonare per poter andare avanti, o continueremo a essere ossessionati dal passato. Quindi, quando [SPOILER!] Toni accetta le scuse di Yasser [il personaggio interpretato da Kamel El Basha, ndr], si sta effettivamente liberando di un pesante fardello che gravava sulle proprie spalle, un fardello che l'ha tenuto ancorato al passato. E come si dice, a volte chiedere perdono è la miglior forma di vendetta.
Ci ricolleghiamo a una delle frasi più importanti del film, "nessuno ha il monopolio della sofferenza."
Sono totalmente d'accordo. È una verità universale, che non può essere limitata a un solo popolo o a una sola etnia. Tutti noi soffriamo, seppur in modi differenti.
C'è una scena di L'Insulto che porti nel cuore al di sopra delle altre?
La scena in tribunale, in cui [SPOILER!] Wajdi Wehbe [l'avvocato interpretato da Camille Salameh, ndr] interroga Toni in merito a ciò che è successo nel suo villaggio, Damour; è stata molto impegnativa ed è anche la mia scena preferita. Ho dovuto lavorare molto sulla mia interpretazione per portare alla luce tutta l'amarezza e la rabbia che Toni ha tenuto imbottigliate per tutti quegli anni. È stata una scena molto emozionante.
Quindi, un bilancio più che positivo per quanto riguarda l'esperienza su questo film.
Sì, ogni attore libanese vorrebbe avere la possibilità di lavorare con un regista creativo come Ziad. La sua esperienza lavorativa in Europa e negli Stati Uniti l'ha resto un artista talentuoso e molto professionale. Lavorare con lui mi ha fatto scoprire nuovi aspetti di me come attore, ed è stato un arricchimento che ha aggiunto qualcosa di importante al mio percorso. Ho imparato molto da lui, siamo diventati buoni amici e spero al più presto di collaborare ancora con lui in qualche nuovo progetto.
A proposito di nuovi progetti: sarai protagonista di uno special tutto tuo, la prima produzione originale Netflix del Medio Oriente. È una bella responsabilità. Cambierai qualcosa del tuo repertorio, data la destinazione internazionale del prodotto?
Netflix è una piattaforma internazionale, e mi introdurrà come attore e comico su una scala globale. Quindi certo, è una nuova sfida per me, e cercherò di fare del mio meglio per mantenere intatto il mio stile comico, cercando di tenere a mente che le mie battute e i miei sketch dovranno, in questa sede, raggiungere un pubblico più vasto.
È un ottimo momento, in questo senso, per guardare all'estero. Il mondo del cinema sembra orientato sempre più a includere attori di qualunque nazionalità, a dispetto della difficile situazione politica globale.
Certamente. Credo che lavorare all'estero sia un'esperienza cruciale, nella carriera di un attore. Spero che L'Insulto e lo speciale di Netflix mi offrano questa possibilità, presentandomi all'attenzione di produttori e studios esteri.
Nell'attesa che lo special di Adel debutti su Netflix, non ci resta che contare i giorni che ci separano dal 6 dicembre, data dal debutto di L'Insulto sugli schermi italiani, curiosi dell'accoglienza che il pubblico nostrano potrà riservare a una vicenda il cui messaggio valica i confini del Libano per diventare una riflessione universale sulla natura umana.