Zanka Contact, la recensione | Venezia 77

La recensione di Zanka Contact, il film diretto da Ismaël el Iraki presentato nella sezione Orizzonti della 77. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

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La sezione Orizzonti della 77ma Mostra Internazionale D'Arte Cinematografica di Venezia ha proposto in concorso Zanka Contact, l'opera prima di Ismaël el Iraki, che si muove tra citazioni e commistioni di generi per delineare una storia d'amore travagliata e segnata da dipendenze e lotta per la sopravvivenza.

La storia prende il via a Casablanca dove, a causa di un incidente d'auto, si incontrano l'ex star della musica Larsen Snake (Ahmed Hammoud) e la prostituta Rajae (Khansa Batma). Il musicista è alle prese con debiti, tossicodipendenza e un trauma del passato che ne ha segnato l'intera esistenza, mentre la giovane si trova quasi prigioniera del suo "datore di lavoro" e non si rende conto di possedere un incredibile talento musicale. I due, insieme, potrebbero forse trovare redenzione e un futuro migliore, tuttavia il loro possibile lieto fine sembra impossibile da raggiungere, obbligandoli a una fuga che scatena una scia di morte e violenza.

El Iraki attinge a piene mani ai film cult di registi del calibro di David Lynch, Quentin Tarantino e Sergio Leone per dare forma a un approccio contemporaneo, e molto rock, del classico intreccio in stile Romeo e Giulietta inserendolo nell'ambiente criminale di Casablanca all'insegna dello zanka contact, uno stile di combattimento di strada, che dà il titolo all'opera.

Le tematiche affrontate non brillano per originalità, tuttavia il cast riesce a convincere. Khansa Batma possiede il giusto mix di sensualità, talento vocale e vulnerabilità, mentre Ahmed Hammoud si immerge senza troppe difficoltà nel ruolo del "rocker maledetto" che non è riuscito a mantenere la fama e popolarità e fa i conti con una hit che lo "tormenta" e i demoni personali che lo fanno scivolare continuamente in tunnel da cui è complicato uscire. Said Bey sa convincere nella parte dell'uomo che tiene incatenata Rajae alla sua attività come prostituta, Mourad Zaoui è uno spietato killer dai comportamenti sopra le righe senza diventare mai una presenza surreale, Fatima Attif ha un piccolo ruolo ma all'insegna di una donna determinata e che non esita a imbracciare il fucile, e Abderrahmane Oubihem porta in scena con il suo Obama un personaggio positivo che, come tale, è destinato a essere vittima di un mondo dove non sembra esserci spazio per la generosità e la speranza.

Zanka Contact sfrutta bene l'elemento musicale e il montaggio di Camille Mouton dà un ritmo incalzante e coinvolgente agli eventi, mentre la fotografia firmata da Benjamin Rufi enfatizza visivamente la durezza delle strade e del deserto attraversati dai protagonisti, oltre a sottolineare la passione e il calore delle sequenze musicali e dei momenti più emozionanti.

Ismael El Iraki attira sicuramente l'attenzione internazionale con questa sua opera prima ricca di elementi positivi, pur non brillando per originalità, che avrebbe potuto distinguersi positivamente avendo maggiormente il coraggio di allontanarsi dalla scia dei maestri del cinema e dare spazio alla propria visione personale, che appare molto promettente in vista delle opere future.

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