Zampino, la recensione
Zampino è un fumetto magnifico, da riscoprire nel suo irresistibile fascino e nella sua potente suggestione
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
All'ultima edizione del Comicon, Allagalla ha presentato una vera e propria chicca che miglior cornice non poteva avere della fiera partenopea. Stiamo parlando del volume che raccoglie i quattro fumetti di Zampino, pubblicati originariamente tra il 1983 e il 1984 sulle pagine di Orient Express e ambientati nella Napoli di quegli anni.
Maurizio De Giovanni - che introduce magistralmente l'opera in oggetto - ne I bastardi di Pizzofalcone afferma che il capoluogo campano è composto da tre città: quella che conta è un paesino di poche migliaia di abitanti; in mezzo c'è quella che lavora, che con lo stipendio spera di potersi permettere una vacanza; la terza, che supera il milione di anime, cerca di tirare a campare come meglio può. Antonio Zampino appartiene a quest'ultima cerchia e ne incarna appieno lo spirito e le attitudini: è l'uomo comune in un mondo perennemente sospeso tra realtà e farsa, tra gioia e dolore, tra allegria e disperazione.
Ferrandino costruisce con enorme abilità un noir particolarissimo, in cui la trama ha sviluppi inaspettati e un finale spiazzante che riserva sempre una sorta di amara giustizia, la quale non ha nulla a che fare con il Diritto ma riguarda esclusivamente la legge di strada. Il merito più grande che va riconosciuto allo scrittore è quello di essere stato in grado di catturare la meraviglia e l'atrocità dei quartieri popolari di Napoli, le contraddizioni insanabili di una città in grado di essere paradiso e inferno assieme, e di metterle al servizio di un fumetto appassionante.
Zampino colpisce allo stomaco il lettore e al contempo gli strappa un sorriso: è un gioiello di letteratura disegnata per il suo valore narrativo e per la qualità artistica del lavoro di Cossu, caratterizzato da un tratto sottile, pulito e graffiante; la pubblicazione di Allagalla ce lo restituisce in tutta la sua freschezza, a partire dalle tavole originali, per celebrare un fumetto magnifico e da riscoprire nel suo irresistibile fascino, nella sua potente suggestione.
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