Viaggio in Paradiso, la recensione

Ormai Mel Gibson centellina le sue apparizioni, limita i film a cui prende parte ad uno l'anno e ancor più raramente li scrive in prima persona. Un vero peccato...

Critico e giornalista cinematografico


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Si contano sulla punta delle dita i film in cui Mel Gibson si è avventurato anche sul piano della sceneggiatura. Abituato a non immischiarsi nella scrittura anche quando i lungometraggi sono diretti e immaginati da lui stesso (l'ha fatto solo per Apocalypto e La passione di Cristo), il buon Mel è invece sceneggiatore molto asciutto e concreto, dotato di una visione del mondo e di un modo di fare e concepire il cinema molto chiari.
Viaggio in Paradiso in questo senso è un film che riflette bene l'idea gibsoniana del cinema d'intrattenimento.

Un eroe che non si allontana dai personaggi abituali dell'attore (un'arguta canaglia non deficiente come in Arma Letale ma abile, concreto e disperato come in Payback), preso in una situazione apparentemente senza vie d'uscita che, per salvarsi, mette in piedi un piano criminale fondato più sull'astuzia che sulla violenza. Insomma l'eroe criminale dal passato burrascoso che per ogni colpo sparato ha un'idea su come fregare l'avversario.

Incastrato dalla polizia alla frontiera con il Messico dopo una rapina da diversi milioni di dollari, sbattuto in una prigione messicana che sembra una città autogestita e intenzionato a riprendersi i milioni che la polizia corrotta si è intascata, il protagonista di Viaggio in Paradiso (titolo ingannevole, quello originale è più gibsoniano, evocativo e spiega bene il tono "uno contro tutti" del film: Get The Gringo) è un outsider per definizione, solo contro tutti, lontano dal suo paese e malvoluto dai locali, per questo istintivamente simpatico.

E sebbene alla fine Viaggio in paradiso sia un film privo di guizzi eccezionali è innegabile che la maniera con la quale Mel Gibson (sia attraverso la scrittura, sia attraverso la sua interpretazione) riesce a portare piccoli frammenti, idee e suggestioni dal noir nel suo cinema d'azione è degna di stima. Si tratta più che altro di un modo di manipolare il film e la narrazione per bilanciare il modernismo di un certo di tipo di action movie in forma di commedia di cui è stato grande interprete e una raffigurazione nera, cupa e derelitta di un uomo che nonostante la simpatia espressa si batte contro un destino avverso che sembra sempre condannarlo. E con un'idea simile anche un film medio come Viaggio in paradiso diventa una pellicola godibile.

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