Venezia 74 - Il colore nascosto delle cose, la recensione
Il nuovo film di Silvio Soldini, Il colore nascosto delle cose, è stato presentato al Festival di Venezia nella sezione Fuori Concorso
Cieca è, infatti, la bella osteopata Emma, interpretata da una Valeria Golino che, sebbene non necessiti ormai di dimostrare la propria sensibilità attoriale, continua a sorprendere con interpretazioni di vibrante verità. La donna intraprende un rapporto sentimentale strano e altalenante con il farfallone Teo (Adriano Giannini), pubblicitario di successo che già tradisce la fidanzata Greta (Anna Ferzetti) con la maritata Stefania (Valentina Carnelutti).
Seppur costruito secondo le formule più rodate del cinema sentimentale nostrano, Il colore nascosto delle cose sa spiccare il volo grazie alla già elogiata interpretazione della sua protagonista, la cui solida dignità si contrappone alla superficiale leggerezza del Teo di Giannini, abile nel calamitare le simpatie dello spettatore su un personaggio che, in più di un'occasione, palesa una natura frivola se non addirittura squallida.
Per il resto, il film si adagia sul soffice terreno di una trama semplice e lineare, senza particolari colpi di scena né, tantomeno, l'implausibile certezza di un cambiamento d'indole dei propri protagonisti, chiudendosi con una dose d'incertezza che è il miglior specchio della sua onestà. Non avrebbe certo sfigurato all'interno del Concorso del Festival; fa comunque piacere salutare il ritorno di Soldini, dopo cinque anni che sembrano non aver minimamente intaccato il suo smalto migliore.