Venezia 74 - Il colore nascosto delle cose, la recensione

Il nuovo film di Silvio Soldini, Il colore nascosto delle cose, è stato presentato al Festival di Venezia nella sezione Fuori Concorso

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A cinque anni dal bizzarro Il comandante e la cicogna, Silvio Soldini torna al cinema di finzione portando sul grande schermo del Lido di Venezia (nella sezione Fuori Concorso) il suo Il colore nascosto delle cose, che affonda le radici in un episodio vissuto in prima persona dal regista milanese; episodio che, nel 2014, si tradusse nel documentario Per altri occhi - Avventure quotidiane di un manipolo di ciechi.

Cieca è, infatti, la bella osteopata Emma, interpretata da una Valeria Golino che, sebbene non necessiti ormai di dimostrare la propria sensibilità attoriale, continua a sorprendere con interpretazioni di vibrante verità. La donna intraprende un rapporto sentimentale strano e altalenante con il farfallone Teo (Adriano Giannini), pubblicitario di successo che già tradisce la fidanzata Greta (Anna Ferzetti) con la maritata Stefania (Valentina Carnelutti).

La relazione con il fascinoso uomo procede di pari passo con la crescente confidenza tra Emma e Nadia (Laura Adriani, al Lido l'anno scorso con Questi giorni di Giuseppe Piccioni), stizzita adolescente che ha da poco perso la vista e ha, comprensibilmente, ben poca voglia di stringere qualsivoglia legame con un mondo esterno da cui si sente tagliata fuori.

il colore nascosto delle cose

Seppur costruito secondo le formule più rodate del cinema sentimentale nostrano, Il colore nascosto delle cose sa spiccare il volo grazie alla già elogiata interpretazione della sua protagonista, la cui solida dignità si contrappone alla superficiale leggerezza del Teo di Giannini, abile nel calamitare le simpatie dello spettatore su un personaggio che, in più di un'occasione, palesa una natura frivola se non addirittura squallida.

Non sono da meno i validi comprimari, su tutti l'elettrica Nadia di Adriani e l'esuberante, schietta Patti di Arianna Scommegna, formidabile interprete teatrale che trova qui una finestra perfetta per dar sfoggio delle proprie doti comiche. Sul piano formale, Il colore nascosto delle cose è in tutto e per tutto funzionale alla storia che si propone di raccontare, sottolineando di volta in volta con stratagemmi elementari ma efficaci - il cambio di formato, il sapiente uso dello sfocato - sia la gamma di emozioni provate dai suoi personaggi che il senso di spaesamento di Emma e Teo, persi l'uno senza l'altra per motivi diametralmente opposti.

Per il resto, il film si adagia sul soffice terreno di una trama semplice e lineare, senza particolari colpi di scena né, tantomeno, l'implausibile certezza di un cambiamento d'indole dei propri protagonisti, chiudendosi con una dose d'incertezza che è il miglior specchio della sua onestà. Non avrebbe certo sfigurato all'interno del Concorso del Festival; fa comunque piacere salutare il ritorno di Soldini, dopo cinque anni che sembrano non aver minimamente intaccato il suo smalto migliore.

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