[TSFF 2016] Alienween, la recensione

Cinema oltre i confini del budget, Alienween è una commedia splatter godereccia con una vitalità incredibile a fronte di mezzi sotto le scarpe

Critico e giornalista cinematografico


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La trama di Alienween è presto detta: gli alieni arrivano sulla terra nella notte di Halloween e ne faranno le spese dei ragazzi riuniti in una casa per festeggiare. Un concept domestico a budget minuscolo (6mila euro) degno di Jason Blum e delle sue odissee casalinghe, che diventa quasi un film di Joe Dante in scala ridotta. Ad unire Federico Sfascia a Gremlins è infatti la passione per quell’immaginario di bava e budella e soprattutto l’idea di superare qualsiasi limite economico con la voglia di credere nel proprio film.
Per questo forse Alienween non si può nemmeno definire un film a basso budget, è un film oltre il concetto di budget, che in ogni inquadratura getta il cuore oltre l’ostacolo.

Pensato per appartenere a quella categoria di opere in cui il regista si siede a guardare lo spettacolo assieme al pubblico, Alienween sembra pensa di essere un kolossal e nelle maniere scalcinate con le quali racconta di odi, rancori, passioni, idioti, maligno e grottesco dimostra una vitalità incredibile. Una voglia di essere film, di essere cinema, di ricreare le proprie passioni che è contagiosa.
Facilmente etichettabile come cinema di serie Z (e forse lo è pure) ha più coerenza, solidità e conoscenza di cosa significhi divertirsi al cinema di tantissimo cinema più pretenzioso e serioso. Sfascia sembra infatti sapere bene che il divertimento è una cosa seria.

Al contrario di moltissimi altri film a budget minuscoli questo non è vittima dei propri limiti ma li espone e ci gioca, come una fantasia di Michel Gondry partorita dopo una maratona di film di Sam Raimi, Alienween espone quasi ogni trucco, non cerca un impossibile realismo e anzi lo ripudia. In questo dimostra che per arrivare alla sospensione dell’incredulità a quell’armonia che conquista l’attenzione dello spettatore, non è necessario per forza che tutti gli strumenti siano intonati ma basta saper dosare ritmo, colori e montaggio.
Il film purtroppo non riesce in ogni momento a mantenere i medesimi standard e si infiacchisce verso tre quarti, non riuscendo a portare avanti le varie storie con la stessa spinta con cui le ha fatte partire. Ma conta poco, la grande impennata finale rimette tutto a posto.

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