Torino 33 - Moonwalkers, la recensione
Scritto con grande vigore e interpretato con potenza, specialmente da Ron Perlman, Moonwalkers purtroppo non è messo in scena come meriterebbe
Sarebbe bello poter dire che la commistione di nazionalità e ispirazioni funziona ma non è così. Lo script di Dean Craig (quello di Funeral Party) è inesorabile, preciso e marcia al massimo livello, incastrando a dovere ogni dettaglio e ogni particolare, concependo più di una buona gag e sapendo inanellare le situazioni per fare in modo che l’umorismo esca dagli eventi più che dai singoli. Quello che allora non va è la regia di Antoine Bardou-Jacquet, assolutamente inadeguata e priva di quella mano ferma che sarebbe invece molto necessaria. La storia sembra continuamente avere la meglio sulla messa in scena e si ha la netta impressione che troppo sia dedicato a personaggi e momenti che non lo meriterebbero (su tutti l’attore che si finge Kubrick) e viceversa il film sorvoli in fretta momenti dal grande potenziale.
Una menzione a parte però va a Ron Perlman, che in tutta la prima parte del film combatte per dare senso anche ai momenti più scemi. Come spesso gli capita ultimamente ha il ruolo del duro e la maniera in cui mantiene coerente il personaggio, evitando di cadere nella macchietta come Moonwalkers sembra implorargli di fare a più riprese, è eroica. Anche nel più classico dei momenti in cui l’inflessibile agente prende le droghe allucinogene e “viaggia” Perlman evita di diventare un clown ma lo stesso diverte con un’integrità invidiabile.