Torino 33 - Moonwalkers, la recensione

Scritto con grande vigore e interpretato con potenza, specialmente da Ron Perlman, Moonwalkers purtroppo non è messo in scena come meriterebbe

Critico e giornalista cinematografico


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Film francese, d’ambientazione inglese, con un protagonista americano, Moonwalkers maschera tutte le sue provenienze ma rimane, nel cuore, una commedia britannica tipica, una in cui un gruppo di persone inadeguate deve portare a termine un’impresa troppo grande per le loro forze. Questo gruppo sono gli hippie inconcludenti dell’Inghilterra del 1969, riuniti per errore da un integerrimo agente della CIA incaricato in realtà di contattare Stanley Kubrick al fine di convincerlo a girare il finto sbarco sulla Luna in caso quello vero non riuscisse. Gli hippie lo truffano e quando se ne accorge è troppo tardi, ormai lo sbarco lo devono girare gli hippie tra droghe e mafia.

Sarebbe bello poter dire che la commistione di nazionalità e ispirazioni funziona ma non è così. Lo script di Dean Craig (quello di Funeral Party) è inesorabile, preciso e marcia al massimo livello, incastrando a dovere ogni dettaglio e ogni particolare, concependo più di una buona gag e sapendo inanellare le situazioni per fare in modo che l’umorismo esca dagli eventi più che dai singoli. Quello che allora non va è la regia di Antoine Bardou-Jacquet, assolutamente inadeguata e priva di quella mano ferma che sarebbe invece molto necessaria. La storia sembra continuamente avere la meglio sulla messa in scena e si ha la netta impressione che troppo sia dedicato a personaggi e momenti che non lo meriterebbero (su tutti l’attore che si finge Kubrick) e viceversa il film sorvoli in fretta momenti dal grande potenziale.

Per fortuna Moonwalkers è scritto con tale furberia da tenersi sempre a galla e ha il finale più giusto in assoluto. La lunga cavalcata che intreccia tutte le storie e che sporca la commedia con un po’ d’azione splatter è di gran lunga la parte migliore, quella in cui ogni reparto pare dare il meglio.

Una menzione a parte però va a Ron Perlman, che in tutta la prima parte del film combatte per dare senso anche ai momenti più scemi. Come spesso gli capita ultimamente ha il ruolo del duro e la maniera in cui mantiene coerente il personaggio, evitando di cadere nella macchietta come Moonwalkers sembra implorargli di fare a più riprese, è eroica. Anche nel più classico dei momenti in cui l’inflessibile agente prende le droghe allucinogene e “viaggia” Perlman evita di diventare un clown ma lo stesso diverte con un’integrità invidiabile.

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