Torino 33 - La Felicità è un Sistema Complesso, la recensione
Dopo Non pensarci Zanasi torna con la stessa squadra su quasi la stessa storia ma La felicità è un sistema complesso è un incomprensibile disastro
La felicità è un sistema complesso però non ha nulla a che vedere con Non pensarci, è un film che non sembra nemmeno diretto dal medesimo regista tanto vaga senza metà. Non c’è traccia della concretezza di quel film che ha cambiato la percezione presso il pubblico dell’abilità di Zanasi, anzi c’è l’esatto opposto, un andamento errante che perde per strada anche quel poco d’interessante che le premesse lasciavano intuire.
Zanasi sembra decisamente più interessato allo sfondo che ai personaggi, sembra più concentrato sul concetto di imprenditoria morale, sulla missione del protagonista di sottrarre le imprese a chi non sa gestirle per trovare amministratori responsabili (“Ma ce ne sarà uno coi sensi di colpa no? Esisterà!”) che alla storia principale. Questo non sarebbe male, anzi, dà a tutto il film una strana aria irrisolta da cui avrebbe potuto beneficiare, se non fosse che anche dal lato di comprensione dell’umanità delle persone ritratte La felicità è un sistema complesso è deficitario e, per quanto parta bene, dai primi momenti comincia una lenta ed inesorabile discesa di ritmo e solidità. Da un certo punto in poi infine decide purtroppo di massacrarsi da sè a colpi di sequenze musicali superflue e sembra deporre ogni arma, attendendo inerme la propria fine, privo anche della voglia di respirare. Non va nè avanti nè indietro, non si muove ma ripete se stesso. Una lenta ed incomprensibile morte.