Ti Amo Presidente, la recensione
Puro mito statunitense, Ti Amo Presidente è il primo appuntamento tra Barack e Michelle, un period movie anni '90 di sottile acume politico
Perché la storia del primo appuntamento tra Michelle e Barack ne contiene un’altra molto più grande. I due lavorano insieme ma non si conoscono bene e passeranno una giornata insieme tra riunioni di quartiere, film (Fa’ la Cosa Giusta di Spike Lee), gelati, sigarette, delusioni, racconti e tentativi di approccio. Sono gli anni ‘90 e Barack lavora in uno studio legale, la politica vera deve arrivare ma è annunciata da un bel discorso che conquista il pubblico e il cuore di Michelle (ritrosa inizialmente perché anch’essa dedita più al lavoro che alle questioni di cuore). Nonostante tutto faccia pensare il contrario, Ti Amo Presidente non è un film d’amore, finge solo di raccontare la nascita di un sentimento, in realtà quel che fa è mostrare un personaggio dall’etica di ferro ma in difficoltà (Michelle, la protagonista, donna e nera nel mondo del lavoro bianco) e un altro che entra nella sua vita mostrandole che esiste un modo per aspirare ad un domani migliore.
Questa celebrazione della love story del Presidente uscente e della first lady, che in realtà è una maniera di rinnovare l’epica del sogno americano che in realtà è un period movie sugli anni ‘90 tutto resistenza e sentimenti, aveva insomma le carte in regola per scadere nella scemenza biografica, nobilitata dai suoi protagonisti. Invece Richard Tanne, al contrario di Fa’ La Cosa Giusta, non cerca il simbolo della lotta di una categoria umana ma vuole l’elegia della forza della mediazione, del potere della parola (alla fine Barack benché abbia amato il film inganna il suo superiore proprio parlando di questo). E anche Michelle alla fine, nonostante tutta la sua ritrosia e antipatia, sarà conquistata dalla forza gentile di questo leone che si presentava come un agnello.