TFF 32 - What We Do In The Shadows, la recensione

Il mockumentary horror di Clement e Waititi What We Do In The Shadows fa molto ridere il Torino Film Fest. E' reduce già da molti premi. Vincerà anche qui?

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Arriva l'horror in Concorso al Torino Film Fest anche se in versione mockumentary comico nelle mani di Jemaine ClementTaika Waititi, colleghi e artisti neozelandesi fin dai tempi della gioventù più imberbe anche se il sodalizio più noto di Clement è quello con il connazionale Bret McKenzie per il duo comico-musicale Flight of the Conchords.
In questo caso l'approccio di Clement e Waititi all'archetipo horror del vampiro è molto divertente anche se ogni tanto soffre di fiato corto e sindrome da film barzelletta (funziona all'istante ma non risuonerà nella testa dello spettatore a lungo).

Presentato già al Festival di Berlino e vincitore a Sitges, Toronto e Varsavia, What We Do In The Shadows parte con una didascalia che spiega il motivo per cui una troupe accuratamente protetta da crocifissi e ghirlande di aglio girerà un documentario su un gruppo di vampiri durante la preparazione all'annuale ballo in maschera che li vedrà partecipare con altri non-morti a un'antica tradizione neozelandese in quel di Wellington.

Faremo pertanto subito la conoscenza degli abitanti di una casa di succhiasangue composti dal dandy Viago (379 anni, ci tiene che tutti lavino i piatti ed è attento a non versare il sangue delle sue vittime su tappeti e mobili pregiati), dal medievale Vladislav (862 anni, grande seduttore e ipnotizzatore in lotta da anni con una fantomatica "Bestia"), dall'ex nazista Deacon (183 anni, scorbutico e con una donna mortale che gli fa da schiava da sfruttare e prevaricare in tutti modi) e da Petyr (più di 1000 anni, muto e dal look di vampiro pelato e con i denti in fuori per niente sexy alla Nosferatu di Murnau).

I tre senza Petyr si presenteranno e racconteranno in camera la loro storia come fossero dei comuni mortali intervistati. Viago è il più affabile e socievole anche se porta dentro al cuore una ferita dolorosa come un paletto per via di un amore femminile che ha visto sfuggirgli di mano dopo un trasferimento in Nuova Zelanda alquanto problematico. Diciamolo senza preamboli: è divertente vedere le idiosincrasie tra vampiri e la loro goffaggine (sono molto meno sexy e potenti di quello che ci fanno vedere gli altri film) grazie a un'effettistica che fonde benissimo vecchi trucchi come delle semplici corde per simulare la levitazione a una CGI per niente invasiva che trae beneficio dai tremolii della camera a mano durante le fasi più convulse di questo simpatico found footage.

Il tema del rapporto omoerotico che lega questi maschietti vampiri impacciati ma tremendamente egocentrici è forse l'idea di sceneggiatura più brillante. Sia loro che i rivali lupi mannari (ebbene sì: c'è un mondo alla Underwolrd) si frequentano solo tra uomini e hanno parecchi problemi, e diffidenze, a far entrare delle donne nelle loro piccole sette. Vorrà dire qualcosa no? Ecco pertanto il sempre presente sottogenere degli ultimi anni fare capolino nel film: bromance comedy. Un nuovo vampiro entrerà a far parte della squadra di Viago, Vladislav, Deacon e Petyr. Questo causerà gelosie, invidie, nuovi pericoli per la stessa sopravvivenza del gruppo. E i lupi mannari? E gli zombi (ci sono anche loro ma molto poco)? E il ballo annuale dove Vladislav potrebbe incontrare quella nemesi della "Bestia" come ospite d'onore?

Tutto fila piuttosto liscio anche se proprio non si capisce, soprattutto dopo una mattanza con cameramen squartati in camera alla Cannibal Holocaust, perché i realizzatori di questo documentario ci tengano così tanto da rischiare costantemente la vita in mezzo a creature sovrannaturali così irascibili e letali. Questo ci sembra un errore di sceneggiatura che poteva e doveva essere risolto.

Se il punto di vista di questi misteriosi e masochisti documentaristi grazie ai quali vediamo filmato e assemblato il materiale che poi è diventato What We Do In The Shadows manca del tutto dal lavoro di Clement e Waititi, bisogna ammettere che Vampiri, Zombi e Lupi Mannari hanno un buon trattamento satirico a base di infantilismo, omoerotismo, melodramma amicale e drammatica tendenza all'anacronismo (una delle gag più divertenti vede i nostri quattro vampiri scoprire internet grazie al nuovo arrivato Nick, più aggiornato con le nuove tecnologie).

Ovazione in sala durante la proiezione stampa al Classico per l'ultimo film in competizione al Torino Film Fest numero 32. Riusciranno Clement e Waititi a portare a casa un altro prestigioso premio con la loro intelligente e provocatoria rilettura del mito del vampiro?

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