Ted Bundy – Il male assoluto, la recensione

Il male assoluto riassume e raffigura con assoluta efficacia la figura del terrificante Ted Bundy

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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The Real Cannibal: Ted Bundy – Il male assoluto, anteprima 01

Ted Bundy – Il male assoluto è l'ultimo volume uscito per la collana Real Cannibal. Con Andrej Čikatilo – Il predatore rosso, Charles Manson – Figlio dell’uomo e Ed Gein – La madre di tutti i serial killer, va a completare la prima tetralogia della serie curata da Luca Blengino e dedicata a più famigerati assassini della recente storia mondiale.

Le efferate gesta di Bundy sono state tradotte in Fumetto dalla sapiente penna di un veterano del medium quale Alessandro Di Virgilio e dai disegni di Toni Cittadini, talento cristallino qui al suo debutto. Come di consueto, le prime due pagine dell'albo sono affidate alla matita di Rossano Piccioni e all'introduzione della vicenda da parte di Alfredo Petronio; è lui il personaggio principale di Cannibal Family, da cui la collana in oggetto è scaturita come una sorta di spin-off in chiave journalist.

I testi di questo prologo sono stati firmati, per l'occasione, dal professor Massimo Picozzi. Il criminologo italiano ricorda quanto Ted Bundy sia uno dei casi più complicati in materia: nessuna patologia mentale, nessun passato traumatico alle spalle, nessun disagio o abuso di sostanze illecite; solo la scoperta in adolescenza che quella che credeva essere la sorella maggiore, con cui è cresciuto, era in realtà sua madre: un bugia per nulla insolita nell'America bigotta di metà '900, spesso attuata per scongiurare lo scandalo di una gravidanza indesiderata.

Bello, affascinante e persino rassicurante, tra il 1974 e il 1978, il criminale si macchia dell'uccisione di oltre trenta ragazze. Preferibilmente le adesca con una scusa, fingendo una momentanea invalidità o un problema; le aggredisce in luoghi appartati, spesso avendo con loro rapporti sessuali dopo averle massacrate, o praticando atti di necrofilia sui cadaveri, talvolta in decomposizione. È il profilo di uno dei serial killer più sconcertanti e brutali che abbiano mai riempito i titoli di cronaca nera, non solo del suo paese ma del mondo intero. Sino al suo ultimo giorno di vita, non dimostra mai un minimo accenno di umanità o pentimento, e viene giustiziato sulla sedia elettrica il 24 gennaio 1989.

"Un'opera che non può mancare nella libreria di ogni fan Ink e di ogni amante del Fumetto horror."Da quella data, dall'epilogo della sua atroce carriera, inizia la non-fiction graphic novel di Di Virgilio, ordinata, geometrica, circolare. L'autore di origini napoletane organizza il suo soggetto in maniera rigorosa, seguendo cinque eclatanti casi imputati a Bundy, ognuno dei quali aperto e chiuso da un'intervista televisiva a persone a in qualche modo lui vicine: un docente di scuola, la sua biografa ufficiale, il difensore legale, uno psichiatra forense e perfino una donna che afferma di essere stata salvata dal carnefice, quando l'insospettabile omicida prestava servizio presso il Telefono Amico di Seattle. Gli autorevoli interventi sono un astuto espediente narrativo che amplifica il realismo del racconto e funge da stacco di incredibile impatto con le scene d'azione, scandite da indimenticabili canzoni pubblicate in quel periodo.

Knockin' on Heaven's Door (1965), intuiamo nella straordinaria interpretazione di Eric Clapton del 1975, ci presenta Lynda Ann Healy, la prima vittima accertata. Di Virgilio descrive le modalità del suo rapimento ma non quelle della sua morte. È un altro astuto escamotage per scaraventare in faccia al lettore - facendola anticipare da Might Just Take Your Life (1974) dei Deep Purple - la terribile sorte di Laura Aime, picchiata a sangue, sodomizzata e strangolata: non viene risparmiato alcun dettaglio e il risultato è agghiacciante. Così prosegue la sequela di eccidi, fino alla violenza scioccante, perpetrata sulla dodicenne Kimberly Leach, mentre alla radio va in onda Heroes (1977), di David Bowie. Quindi, si torna all'inizio della storia e al momento dell'esecuzione di Bundy.

Se la maestria di Di Virgilio ai testi è cosa nota, e questo quarto cartonato di Real Cannibal ne è l'ennesima testimonianza, risulta sorprendente la prova dell'esordiente Cittadini, dotato di uno stile cristallino, elegante, in grado di passare con naturalezza dalla linea chiara ai contrasti di bianco e nero più netti, per illustrazioni dai contenuti raccapriccianti.

In sole quarantotto tavole, Ted Bundy – Il male assoluto è in grado di riassumere e raffigurare con assoluta efficacia la figura del suo terrificante protagonista, dando vita a un'opera che non può mancare nella libreria di ogni fan Ink e di ogni amante del Fumetto horror.

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