Single Ma Non Troppo, la recensione
Senza cercare a tutti i costi la coppia, Single Ma Non Troppo riesce nell'impresa di essere romantico lasciando le sue protagoniste comunque libere
Single Ma Non Troppo non è ciò che sembra.
Posizionandosi all’altro capo di quello spettro in cui da una parte ci sono le commedie romantiche matrimoniali, Single Ma Non Troppo non solo non predica la coppia ad ogni costo ma celebra uno stile di vita sentimentale per quanto libertino. Senza negare desideri e pulsioni, e senza voler fare assolutismi (cosa rara per il cinema hollywoodiano) afferma la possibilità di una vita o quantomeno di una parte di essa, da soli.
Con Dakota Johnson a fare da volto e gambe della storia e Alison Brie a fare da rovescio della medaglia, la ricerca incrociata di una possibile anima gemella per le due (che non si incontrano mai in tutto il film) passerà per il consueto attraversamento della modernità, incarnata da New York. I traslochi, le possibilità offerte dalla città, i luoghi di lavoro e poi quelli di svago, le coreografie urbane naturali fino all’umanità tipica, sono i caratteri riconoscibili di questo film, mentre esiti e umorismo lo sono meno. Se Rebel Wilson non muove un passo dal suo ruolo di alleggerimento comico, le due protagoniste trovano invece un mondo differente dal solito davanti a sè. In questa maniera anche le consuete ruffianerie e le spiegazioni di “come vanno le cose tra i giovani” acquistano una dignità maggiore.