Science+Fiction 2015 - Polder, la recensione

Narrato con una supponenza tale da uccidere ogni partecipazione alla sua complessa trama, Polder non conosce quel che racconta, il risultato è pessimo

Critico e giornalista cinematografico


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Polder confonde i piani, Polder mescola realtà a realtà virtuale di un videogioco, illude lo spettatore di sapere qualcosa e poi lo spiazza mostrandogli come quel che credeva vero non lo sia. Polder cerca di mettere in scena i videogiochi come metafora del dominio da corporation nel classico futuro distopico, ma Polder è anche una complessa storia di sentimenti e sfruttamento umano. Polder è tutto ma soprattutto non è niente. È un film dalle ambizioni smisurate confezionato con un’arroganza intellettuale in nessun momento compensata da capacità narrative adeguate. Trame complesse intrecciate tra loro e snocciolate a fatica, senza mai riuscire a generare interesse annaspano in un film patinatissimo e inutilmente barocco.

Anche la stessa idea di partenza, quella di un film che si ambienta sia in un videogioco in stile realtà virtuale che nel mondo vero, dove stanno i giocatori che entrano e ed escono dal mondo fasullo, è masticata a fatica. Schwartz e Grunthal evidentemente conoscono pochissimo la materia che vogliono mettere in scena, ne ricalcano i consueti clichè e scelgono la sua dimensione più chiacchierata (realtà alternative, stili di vita online che azzererebbero la vita concreta) per raccontarla per sentito dire. La sola rappresentazione che fa degli avatar basterebbe a squalificarlo in partenza, il solo punto di vista adottato lo rende ridicolo agli occhi di chiunque abbia mai preso un pad in mano.

Tutto il film pare convinto della sostanziale bidimensionalità della questione relativa alla videoludica e all’immersione in altri mondi. Anche il più complesso e ricercato discorso sulla narrazione di sé e sull’intrattenimento come forma di stordimento per le masse si riduce ad una cretineria da poco, vilipeso dal più grande obiettivo di risvegliare le coscienze nei riguardi dei mondi virtuali (il problema più fasullo e montato dei nostri anni).
Come sia possibile ancora oggi pensare di veicolare queste idee in questa maniera così misera ed ignorante è un mistero. Come sia possibile dopo Inception concepire un gioco a scatole cinesi, con diverse realtà una dentro l’altra, senza tenere conto della sofisticazione che il cinema ha già raggiunto in materia, è degno di meraviglia.
Polder è da tutti i punti di vista uno dei film peggiori dell’anno.

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