Science+Fiction 2015 - Deathgasm, la recensione

Metal e demoni ma assemblati come non pensavamo, Deathgasm racconta la rabbia giovane portando i luoghi comuni all'esasperazione con divertimento

Critico e giornalista cinematografico


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Avete presente tutto quello che vi dicono i vostri genitori sul metal come musica del diavolo e porta per il satanismo? Beh è vero”, è subito accattivante Deathgasm per come si propone di cavalcare un luogo comune cretino con una pervicacia tale da svelarne l’assurdità, per come usa il tipico film d’invasione demoniaca per rappresentare la stupidità delle fobie sociali e l’elementare sentimento del voler essere diversi.
La trama è un attimo: un gruppo di metallari mediamente sfigati, satanisti senza crederci, entra in contatto con un antico spartito, una melodia satanica che subito suonano e, contro ogni previsione, effettivamente inizia a funzionare, a portare sulla terra i rappresentati di Satana, gli stessi che poi dovranno combattere.

Da un lato Deathgasm ama e conosce il genere della lotta ai demoni da parte di ragazzi che fino al giorno prima erano considerati degli outsider, dall’altra invece porta con sè una carica nera che ben si sposa con il tema. Il metal e la cultura metallara infatti non è solo uno sfondo ma parte del film. In tutta la storia di un gruppo di amici contro i demoni quell’idea di fratellanza, comunanza di interessi e soprattutto di diversità e sostanziale alterità dagli “altri” è molto forte. Il desiderio di non prendere parte alla felicità del conformismo, che è una delle molte componenti dell’etica metal (unita ad una necessaria autoironia nei confronti dei luoghi comuni più inevitabili di quella sottocultura), diventa in Deathgasm voglia di uccidere e massacrare, desiderio di vendetta e odio puro, senza vergogna. La rabbia repressa diventa rabbia omicida.

Con un umorismo molto di montaggio e una voglia di fare cinema svelto e rapido che ricorda lo stile di Edgar Wright (ma senza arrivare alle sue vette), Jason Lei Howden sa molto bene quanto è possibile forzare il realismo per divertirsi con il pubblico, sa bene quanto bilanciare con qualche strizzata d'occhio la sua idea spietata e cattiva. Anche perché questa cattiveria non è mai mitigata se non da una generica ironia che rende accettabili anche la violenza contro altri uomini. Deathgasm non risponde alla pulizia del mondo conformato con altrettanta pulizia o con una forma moderata di provocazione, ma va fino in fondo. Trasforma la bella del paese in una ragazza metal, piega tutta la realtà suburbana di provincia ad un mondo di satanismo e, mettendosi dalla stessa parte della barricata dei protagonisti, riesce anche a coinvolgere nello spirito di eterna comunanza che un’etica condivisa può creare. Tutto questo mentre i demoni vengono sventrati con una motosega. Che non fa mai male.

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