Sai tenere un segreto?, la recensione

Un'ambizione superiore alla capacità di tuti i coinvolti rende Sai tenere un segreto? un disastro ad un affascinante quantità di livelli di lettura diversi

Critico e giornalista cinematografico


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Viviamo in quello che forse è l’unico periodo nella storia del cinema sonoro in cui le commedie romantiche sono considerate un genere in crisi e poco fruttuoso. Ci vorrebbe una serie di film di gran successo per invertire la tendenza.

Non sarà Sai tenere un segreto? a farlo.

Né decisamente sarà Alexandra Daddario la prossima regina del genere, nonostante il film tenti proprio di rivoltare la sua immagine da oggetto sexy capace di attirare pubblico maschile a imbranata di cuore e tenacia con un sogno romantico dentro, capace di stimolare identificazione nel pubblico femminile.

Dietro Sai tenere un segreto? c’è l’omonimo romanzo di Sophie Kinsella, già autrice di I Love Shopping e dei successivi romanzi della serie (da cui fu tratto un film con Isla Fisher decisamente più riuscito di questo), uno sceneggiatore al primo lavoro importante e una regista televisiva nel senso stretto, regista con esperienze sia di serie che programmi televisivi. Un investimento non solo piccolo in termini di budget ma piccolissimo in termini di impegno e concentrazione, dotato della resa finale piatta e mesta di una webserie brutta e una visione del mondo vecchia almeno quanto il romanzo di partenza (che è uscito nel 2003).

La storia di una ragazza che in un viaggio in aereo, ubriaca, confessa tutto di sé all’uomo seduto accanto a lei e che poi scopre essere il proprietario della società per cui lavora, e che ovviamente si innamora della sua spontaneità, tradisce continuamente una passione per rapporti tra sessi sbilanciati. Uomini potenti e gentili vicino ai quali sentirsi teneramente in soggezione e donne che lavorano per loro da proteggere e valorizzare. Tanto è polverosa e antiquata l’impostazione che il film stesso ad un certo punto sente l’esigenza di dare enfasi ad una scena con tirata sul femminismo e il trattamento squilibrato di uomini e donne sul posto di lavoro.

È il vecchio mondo dei rapporti tra sessi che cerca una legittimazione nel nuovo in modi non diversi da quel che si vede nella serie di 50 sfumature di grigio. Ma se possibile qui c’è ancora meno capacità di scrittura e registica a cui si aggiungono problemi proprio produttivi a monte. Perché se la scrittura è così poco capace da necessitare di sequenze musicali per risolvere i momenti più “complicati” (virgolette d’obbligo), e la regia ha un ritmo talmente blando da far apparire questo film di 94 minuti come uno da 134, è la produzione la responsabile del primo problema, cioè aver preso Alexandra Daddario in un ruolo di ragazza che non ha fiducia in sé, senza essersi assicurata che non venisse vestita e ripresa in modo da accentuarne la bellezza e l’attrattiva, superiori a chi le sta intorno.

E infine Alexandra Daddario stessa fatica moltissimo a dimostrarsi all’altezza di un ruolo da protagonista di commedia. Il copione le affida un umorismo da Rebel Wilson, fondato sul ritmo delle parole, sui diversi registri, la capacità di essere anche scurrile senza essere volgare, chiedendole però di rimanere desiderabile eppure semplice, sexy ma imbranata. Tutto questo chiaramente non la aiuta. Risultare sempre coerente con il personaggio della ragazza piena di difetti e di sensibilità, ma al tempo stesso far ridere con quel repertorio lì avrebbe richiesto una capacità di fare una sintesi tra estremi diversi degna di grandi attori o attrici.
Alla fine solo New York, imperituro sfondo di qualsiasi commedia sentimentale, è giusta.

Sei d'accordo con la nostra recensione di Sai tenere un segreto?, scrivicelo nei commenti dopo averlo visto su Amazon Prime Video

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