Sai tenere un segreto?, la recensione
Un'ambizione superiore alla capacità di tuti i coinvolti rende Sai tenere un segreto? un disastro ad un affascinante quantità di livelli di lettura diversi
Non sarà Sai tenere un segreto? a farlo.
La storia di una ragazza che in un viaggio in aereo, ubriaca, confessa tutto di sé all’uomo seduto accanto a lei e che poi scopre essere il proprietario della società per cui lavora, e che ovviamente si innamora della sua spontaneità, tradisce continuamente una passione per rapporti tra sessi sbilanciati. Uomini potenti e gentili vicino ai quali sentirsi teneramente in soggezione e donne che lavorano per loro da proteggere e valorizzare. Tanto è polverosa e antiquata l’impostazione che il film stesso ad un certo punto sente l’esigenza di dare enfasi ad una scena con tirata sul femminismo e il trattamento squilibrato di uomini e donne sul posto di lavoro.
È il vecchio mondo dei rapporti tra sessi che cerca una legittimazione nel nuovo in modi non diversi da quel che si vede nella serie di 50 sfumature di grigio. Ma se possibile qui c’è ancora meno capacità di scrittura e registica a cui si aggiungono problemi proprio produttivi a monte. Perché se la scrittura è così poco capace da necessitare di sequenze musicali per risolvere i momenti più “complicati” (virgolette d’obbligo), e la regia ha un ritmo talmente blando da far apparire questo film di 94 minuti come uno da 134, è la produzione la responsabile del primo problema, cioè aver preso Alexandra Daddario in un ruolo di ragazza che non ha fiducia in sé, senza essersi assicurata che non venisse vestita e ripresa in modo da accentuarne la bellezza e l’attrattiva, superiori a chi le sta intorno.
E infine Alexandra Daddario stessa fatica moltissimo a dimostrarsi all’altezza di un ruolo da protagonista di commedia. Il copione le affida un umorismo da Rebel Wilson, fondato sul ritmo delle parole, sui diversi registri, la capacità di essere anche scurrile senza essere volgare, chiedendole però di rimanere desiderabile eppure semplice, sexy ma imbranata. Tutto questo chiaramente non la aiuta. Risultare sempre coerente con il personaggio della ragazza piena di difetti e di sensibilità, ma al tempo stesso far ridere con quel repertorio lì avrebbe richiesto una capacità di fare una sintesi tra estremi diversi degna di grandi attori o attrici.
Alla fine solo New York, imperituro sfondo di qualsiasi commedia sentimentale, è giusta.
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