Reversal - La fuga è solo l'inizio, la recensione

Tiratissimo e ambientato in un'unica lunga notte di vendetta, Reversal è un perfetto film di serie B che rivela due talenti ma non riesce ad essere di più

Critico e giornalista cinematografico


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Se c'è una giustizia vedremo più film di Cravioto e più ruoli per Tina Ivlev.

Il binomio regista/attrice protagonista su cui si regge Reversal è perfetto, anche se il film perfetto non lo è ma più il migliore dei biglietti da visita possibili.
Una consuetudine inesistente in Italia infatti è quella di esordire con un film di serie B. Chi non sceglie la strada più intellettuale del cinema indipendente ma dei film ama il movimento, la parte tecnica e la possibilità di realizzare opere formalmente ardite, parte con un film di genere di serie B, una garanzia e un campo (relativamente) facile, uno in cui i compiti e le missioni sono pochi e ben chiari. Reversal è un film di vendetta per il quale serve ritmo, serve di essere spietati e serve di saper giocare con il concetto di "soddisfazione" dello spettatore (dargliela o no? e quanto? e quando?).

Cravioto ha la passione per la narrazione. Lo si vede da come gestisce bene un inizio che si propone di non essere convenzionale. Una ragazza è prigioniera, non c'è nessuna introduzione e già si è liberata. L'evento che solitamente fa da snodo al film qui fa da inizio, non ci interessa come ci è arrivata, ci interessa cosa voglia fare adesso, una vendetta senza movente, o meglio il cui movente è intuibile e non spiegato. Per dare il livore necessario basta l'espressione disperata di Tina Ivlev, basta quello scantinato orrendo e sporco, il volto madido di sangue secco, i capelli sporchi, la veste lacera e squallida. Tutto, soprattutto la fotografia, grida sfruttamento sessuale, aberrazione morale, ingiustizia e mortificazione. Tutto grida vendetta e sono passati meno di 5 minuti. Ci sarà un film intero per gestire la soddisfazione, non caso il titolo comparirà tardissimo, dopo la lunga fase di fuga, perchè (come dice il didascalico film italiano) è lì che inizia il film.

Ancora di più Reversal procede di corsa. Liberatasi sfruttando un mattone e un momento di distrazione la protagonista non scappa (non sa nemmeno dove si trovi) ma scopre che non era l'unica prigioniera, altrove ci sono altre ragazze incatenate a cui è stato fatto chissàcosa ("Tu eri la migliore" le dice il viscido carceriere) e lei è intenzionata a farcisi portare per liberarle. Tutto in una notte, tutto a rischio della propria vita quando sembrava di aver trovato la libertà e la sicurezza per dimostrare qualcosa (lo scopriremo alla fine cosa c'è sotto a questo livore).
Cosa serve per un film così? Come già detto serve passione per il racconto, abilità nello sfruttare la tecnica e poi un'interprete dura, rabbiosa, nervosa e capace di parlare poco e comunicare tanto. Contrariamente alla vulgata occorre saper recitare davvero per un ruolo così, occorre avere una presenza, sapersi muovere in una certa maniera, comunicare disagio con una bastonata, parlare poco e usare il fisico tanto (si fa la doccia con una mano perchè con l'altra continua a puntare la pistola, chi l'ha avuta quest'idea dall'evidente terrore?). Non è facile. Tina Ivlev è perfetta.

Peccato allora che Reversal sia un ottimo biglietto da visita e nulla più. Un modo per entrare nel cinema che conta (si spera) ma non un film pienamente detto, perchè eccessivamente interessato al suo svolgimento e poco aperto ad un background più ampio. Chi sono queste persone? Cosa volevano? Cos'è questo maltrattamento? Cosa ricorda? Che implica? Non sono domande a cui occorre rispondere per forza ma per forza occorre dare un'eco, una suggestione, prestare il fianco a delle supposizioni da parte dello spettatore che inquadrino la vicenda in qualcosa di più ampio, almeno se si vuole usare la serie B e non fermarcisi. Non è così per Reversal che invece è "solo" un film di genere girato e recitato benissimo.

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