PPZ – Pride and Prejudice and Zombies, la recensione
Cogliendo al volo l'occasione fornita dai due romanzi che fanno da ispirazione, PPZ - Pride and Prejudice and Zombies mostra delle doti inaspettate
La base è l’omonimo libro di Seth Grahame-Smith che a sua volta riscrive il romanzo di Jane Austen cambiandone le premesse, su questa però Burr Steers ha lavorato parecchio per creare qualcosa che fosse anche autonomo. Ed è proprio questo sapore, la mitologia originale creata dal film, che da subito colpisce e in ogni momento tiene in piedi il film. Anche quando magari la storia o lo svolgimento si adagiano sui soliti clichè.
Nell’Inghilterra Vittoriana c’è stata un’apocalisse zombie, tutto è cambiato, i morti camminano sulla terra e il Regno Unito ha preso provvedimenti per combatterli. Dopo decenni di questa guerra sono cambiati i costumi, è cambiata la moda, le usanze, l’architettura e anche la toponomastica delle città, il passato di PPZ - Pride and Prejudice and Zombies è di fatto uno steampunk con meno tecnologia ma lo stesso grado di retrofantascienza. Il primo salto in avanti, non è comune al cinema di più rapido consumo, arriva qui, perchè tutti questi cambiamenti hanno portato anche ad un sovvertimento sociale: le donne della buona società inglese vengono mandate in oriente ad imparare le arti marziali per sopravvivere, dunque sono loro le guerriere e non gli uomini, i quali tuttavia continuano a comandare. Il terreno grigio di questa rivoluzione rimane il corteggiamento, ancorato a rituali passati ma influenzato dai diversi rapporti di forza.
Poste queste premesse il film, agitando i personaggi di Elizabeth Bennet, delle sue sorelle, di Darcy e degli altri uomini, unisce gli zombie al romanzo di Jane Austen, per creare una storia d’amore contrastato contaminata d’azione, sufficientemente classica per far sospirare, sufficientemente moderna per giustificare diverse esplosioni. Unendo la tendenza contemporanea del cinema hollywoodiano verso le eroine femminili, a topoi eterni quali il salvataggio all’ultimo momento o i grandi scontri finali, e condendo tutto con un gusto espressionista per il character design (ogni personaggio ha sue, armi, vestiti e caratteristiche, come la benda sull’occhio di Lena Headey) il film trova un suo equilibrio peculiare.