Se mi Lasci non Vale, la recensione
Pensata per avere un intreccio funzionale ai personaggi e non viceversa, Se mi Lasci non Vale finalmente ha un ritmo adeguato alle aspirazioni
Al centro di tutto, a sorpresa, non c’è né Salemme stesso né Paolo Calabresi, ovvero i due protagonisti intenti a conquistare mogli altrui, ma l’imprevedibile terzo incomodo di Paolo Buccirosso, attore borioso e sfigatissimo, pagato per impersonare solo un autista ma per un caso finito ad essere creduto ricco milionario in cerca di moglie. A lui non interessa nulla del piano dei due, interessa solo se stesso, vive in un suo mondo.
Ovviamente il romanticismo che entrerà di prepotenza in un piano che prevede il suo opposto, cioè la mortificazione dell’amore, sarà il più kitsch e prevedibile. Ma non è lì che i film di Salemme possono trovare un senso, è semmai nel piacere della recitazione, nella creazione di piccoli quadri in cui i singoli interpreti muovono frasi e parole della sceneggiatura per dar vita a qualcosa di superiore agli intenti iniziali. Certo non riesce sempre, tuttavia quando gli astri sono nella posizione giusta e ogni elemento sembra incastrarsi alla perfezione si assiste a momenti di commedia tradizionale portati avanti con maestria impeccabile. Non è forse abbastanza per soddisfare in pieno uno spettatore esigente ma è senz’altro più di quel che ci si aspettasse.