La vita è facile ad occhi chiusi, la recensione
Sembra un film italiano degli anni '90 La vita è facile ad occhi chiusi, ha la stessa inconsistenza e la stessa banale ruffianeria già masticata mille volte
La storia è quella della rincorsa a John Lennon da parte di un goffo professore di inglese e latino delle elementari. Lennon si trova in Almeria per girare Come ho vinto la guerra e lui è determinato ad incontrarlo. Nel viaggio in macchina raccatterà una ragazza incinta che non sa che fare della sua vita e un adolescente dal taglio di capelli beat che non trova spazio in una famiglia vecchio stampo.
E proprio come il cinema italiano degli anni '90 c'è più ruffianeria che idee, il climax emotivo è instradato sulle solite corsie, i soliti eventi, le solite azioni e i soliti personaggi, sempre meno credibili, sempre meno plausibili a causa dell'usura del tempo.
Anche Josè Camarano e il suo professorino innocente e un po' vigliacco, vittima che sfoga nel fanatismo un bisogno di amore e romanticismo che la società sembra tarpare, è il massimo della correttezza e il minimo della forza. Il suo dramma dolce e amaro, ironico e simpatico è la versione stemperata di qualsiasi temperie interiore, sembra scritto e interpretato proprio per non infastidire, per non turbare e soprattutto per non far immedesimare completamente nessuno.
Non c'era ieri come non c'è oggi cinema più pavido di questo che sceglie storie già narrate, scenari sicuri, opinioni indubitabili per raccontare drammi annacquati che non pongono in crisi nessuno e non mettono dubbi.