Il Grande Diabolik 49: Una vendetta in sospeso, la recensione
Una vendetta in sospeso certifica per l'ennesima volta la qualità e il valore della proposta de Il Grande Diabolik
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Come vi abbiamo riportato con largo anticipo, quest'anno la formula primaverile de Il Grande Diabolik – che racconta eventi del passato affidandosi alle matite di Giuseppe Palumbo – è stata applicata al numero estivo. Il direttore di Astorina, Mario Gomboli, ha voluto dare maggiori dettagli in merito a questa decisione nell'introduzione dello speciale: da un'indagine della casa editrice milanese, non abbastanza fan di Diabolik conoscono l'arte di Palumbo, e di conseguenza il passato del Re del Terrore; una percentuale non trascurabile, inoltre, legge fumetti solo nel periodo estivo. Da qui la decisione di invertire le uscite.
Il racconto prende il via da un ricordo dell'Ispettore Ginko assai remoto e legato a un'amicizia dell'epoca, l'agente speciale Emilio Desmond, a cui il tutore della legge a Clerville sembra tenere ancora, tanto da provare a ricontattarlo. In quegli anni, i due poliziotti hanno condiviso la lotta a una spregevole organizzazione malavitosa, dedita non solo allo spaccio di droga ma anche alla tratta di minorenni.
Alla narrazione sentita del primo, nella successiva metà del brossurato segue quella più asciutta del secondo, che aggiunge tasselli fondamentali al mosaico, dimostrando di avere anch'egli a cuore le sorti delle giovani donne: lo ammireremo sul finire nei panni di vero e proprio giustiziere, un ruolo non così insolito per l'antieroe delle Sorelle Giussani.
Una vendetta in sospeso certifica per l'ennesima volta la qualità e il valore della proposta de Il Grande Diabolik. Alla maestria dei testi di Gomboli e Faraci, un binomio di penne tra i più felici e prolifici del nostro panorama, fa eco lo stile intenso, fluido e potente di un grande nome del Fumetto italiano come Giuseppe Palumbo, a cui si contrappone quello regolare, netto ed elegante di un talento internazionale come Matteo Buffagni. Le loro personali interpretazioni del protagonista e del suo acerrimo rivale sono tanto diverse quanto iconiche; così come quella di uno dei tanti riuscitissimi comprimari, Marco Liden – vertice della piramide criminosa combattuta da Ginko e Desmond – dalla quale traspare l'essenza di un'anima nera, viscida e imbellettata.
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Fonte immagini: Diabolik – Il Re del Terrore