C'era grande attesa per il debutto di
Believe sulla
NBC. Al di là dell'ennesimo accostamento del nome di
J.J. Abrams ad una produzione, qui si parla di qualcosa ideato e diretto da
Alfonso Cuarón. In una carriera tutt'altro che terminata, culminata pochi giorni fa nel riconoscimento agli Oscar per la regia di
Gravity, l'autore messicano ha spaziato in maniera eterogenea dal dramma di
Y tu mamá también al fantasy – dirigendo quello che forse è il miglior capitolo cinematografico della saga di
Harry Potter – fino alla distopia del bellissimo
I figli degli uomini. Se, tanto dal punto di vista del soggetto alla base quanto della scrittura vera e propria di situazioni e personaggi, l'episodio non brilla per originalità, la personalità autoriale alle spalle lo riscatta in parte, elevando tutto ad un livello maggiore.
Basti osservare la splendida sequenza iniziale. Un lungo movimento di macchina che parte dall'inquadratura ravvicinata di un volto di bambina e termina con una macchina che esce di strada. La regia è vivace, evidentemente d'esperienza, e si fa carico di buona parte delle responsabilità per la riuscita dell'episodio sotto il profilo del ritmo. Un'alternanza di sequenze più dinamiche e action (i combattimenti corpo a corpo sono però troppo eccessivi e fuoriposto) e di momenti più statici e riflessivi, ma non necessariamente chiarificatori, che permettono di addentrarsi meglio nella vicenda e di conoscere più approfonditamente i personaggi. Su tutti la protagonista, una bambina di nome Bo, ben interpretata dalla giovane Johnny Sequoyah (sì, si chiama davvero così), e il suo "tutore" Tate, interpretato da Jake McLaughlin.
Il rapporto tra i due procede in maniera classica, forse anche troppo. Dopo una prima parentesi nella quale l'uomo viene salvato in extremis dalla pena di morte per un reato che non ha commesso, si sviluppa una convivenza forzata che l'uomo ritiene temporanea – ma ovviamente non sarà così – e che li porterà a confrontarsi e a lottare insieme per sopravvivere e fuggire dai "cattivi". Come facile da immaginare il rapporto è simpaticamente burrascoso, mette in luce le differenze tra i due, i loro battibecchi, il carattere un po' saccente della piccola e il costante rifiuto, fino all'accettazione finale, dell'uomo. È un tipo di rapporto già visto, ma anche per questo ben collaudato, e bisogna dire che rende bene sullo schermo.
Anche dall'altra parte della barricata la trama non offre troppi sussulti. C'è una donna spietata e inarrestabile di nome Moore, praticamente una macchina da guerra, interpretata da Sienna Guillory (la saga di Resident Evil), incaricata di prendere la bambina. Da lei e da una misteriosa organizzazione alle sue spalle, guidata dal filantropo Skouras (fa sempre piacere rivedere in scena Kyle MacLachlan) dovranno difendersi, coadiuvati da Winter (Delroy Lindo) e Channing (Jamie Chung). Si delinea quindi il confronto tra due organizzazioni, una buona e una cattiva, che si contendono la bambina e i suoi poteri sovrannaturali. A questo proposito è stato mostrato qualcosa, ma ancora siamo molto lontani dal capire cosa si nasconda dietro Bo. Lettura del pensiero, una fortissima capacità empatica, visioni del futuro, ma anche poteri più random, come la capacità di scatenare uno stormo contro un nemico.
Lo scheletro di
Believe è molto semplice e immediato. C'è una rigida separazione tra bene e male, dei personaggi tipici, in qualche modo tutti già visti e ben riconoscibili, una buona alchimia tra gli attori, in particolare tra i due protagonisti. Quello che sembra esserci, ma è solo un'impressione facilmente smentibile, è anche la possibilità di tendere già dal prossimo episodio ad un'evoluzione (o involuzione?) della trama in senso verticale e non orizzontale. Un momento secondario in cui la bambina indirizza un uomo circa una scelta sembra suggerirci come la sua missione di aiutare il prossimo potrebbe giocare un ruolo importante. La possibilità di trovarsi settimanalmente con "il nuovo estraneo da aiutare", mentre prosegue la fuga dai cattivi non va sottovalutata, così come quella di uno show che viri verso il
buonismo esasperato. Ma ancora è presto per dirlo.