Akane, combattere fino alla morte - Recensione
Quando morire è inevitabile l'importante è portare quanti più nemici con sé: la recensione di Akane
Il giocatore ha a disposizione un esauriente tutorial per prendere confidenza con un sistema di combattimento basilare e perfettamente calibrato sulla natura del gioco e sulla velocità della sua azione. Sarà principalmente con la katana che Akane si sbarazzerà dei suoi nemici, ma a disposizione ha anche un'arma da fuoco, i cui colpi si ricaricano a ogni eliminazione, la possibilità di scattare, la parata, e due diverse mosse speciali, una che sminuzza tutti gli yakuza sulla linea tracciata e una che invece ripulisce totalmente l'area. In pochi minuti si è in grado di elargire morte in maniera continuativa, perché a parte che nei primissimi secondi i nemici arrivano ininterrottamente. Il giocatore inizialmente pensa solo a sopravvivere quanto più a lungo possibile, cosa difficile, perché si uccide ma anche si muore con un sol colpo, poi inizia a buttare un occhio anche al contatore delle combo oltre che a quello delle uccisioni e in lui cresce il desiderio di accrescerlo il più possibile, rendendo ancora più furiosa la sua azione. E il gioco a questo suo desiderio risponde in maniera perfetta, perché più si è bravi più velocemente i nemici si riversano per strada, in quella che è a tutti gli effetti un'arena.
La mera ricerca dell'hi-score diventerebbe a stretto giro estremamente monotona qualora la pur estremamente convincente azione non venisse supportata da un'adeguata varietà, soprattutto alla luce dell'inesistente narrazione (ma fa nulla) e di un qualunque elemento, finanche estetico, atto a variare l'unica ambientazione del gioco (e questo è un problema che invece maggiormente si fa sentire). La stragrande maggioranza degli yakuza sono semplicemente carne da macello, casualmente appaiono nemici più grossi e più resistenti, affiliati armati e persino ninja cibernetici, ma il grosso è solo carne da macello e va benissimo così, visti gli intenti sterminatori. Ogni cento uccisioni, la battaglia con il boss (l'unico), tanto più impegnativo quanto meglio si è combattuto, ma da sconfiggere sempre con la stessa tattica. Ci prova una sorta di sistema di progressione legato alle uccisioni a rendere l'esperienza di gioco più profonda e stuzzicante, ma la sua implementazione non è del tutto convincente.
[caption id="attachment_195925" align="aligncenter" width="1920"] Katsuro è l'unico boss del gioco[/caption]
Akane è al contempo un'esperienza mordi e fuggi, vista la sua immediatezza, e di quelle capaci di avvincere il giocatore, soprattutto quello più stimolato dall'hi-score, nel classico “ancora una partita e smetto” che può durare ore. Avrebbe beneficiato sicuramente di una maggiore varietà, anche nell'estetica e in una colonna sonora troppo ripetitiva, perché composta da pochi brani, ma fin quando non arriva il tedio a minarne l'appeal (e prima o poi succede) la sua azione one hit, one kill, frenetica e intensa, lo rende molto divertente.