Akane, combattere fino alla morte - Recensione

Quando morire è inevitabile l'importante è portare quanti più nemici con sé: la recensione di Akane

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


Condividi

Akane si presenta con un espediente narrativo che ne definisce, immediatamente, anche la ludica. È la stessa protagonista del gioco, colei che gli dà il nome, a descrivere con una sola frase quanto sta per succedere: “Stanotte morirò qui, e porterò tutti voi figli di puttana con me”. Non sappiamo cosa l'abbia condotta ad affrontare tra le strade della Mega Tokyo del 2121 gli affiliati della yakuza, sembra una storia di vendetta, di quelle che si risolvono solo nel sangue, non solo dei nemici, ed è esattamente quello che succede. Le parole della donna sbattono in faccia al giocatore la sua sconfitta prima ancora che egli inizi a giocare, perché in Akane non si vince, non è mai possibile sopravvivere al combattimento che ogni volta si reitera e che a ogni morte è possibile ricominciare in maniera istantanea, ben sapendo che nulla cambierà. Meglio, nulla cambierà nell'esito finale, ma quel contatore in alto che segna le uccisioni varierà invece sempre, alla ricerca dell'hi-score, evidenza dell'anima squisitamente arcade della produzione.

Il giocatore ha a disposizione un esauriente tutorial per prendere confidenza con un sistema di combattimento basilare e perfettamente calibrato sulla natura del gioco e sulla velocità della sua azione. Sarà principalmente con la katana che Akane si sbarazzerà dei suoi nemici, ma a disposizione ha anche un'arma da fuoco, i cui colpi si ricaricano a ogni eliminazione, la possibilità di scattare, la parata, e due diverse mosse speciali, una che sminuzza tutti gli yakuza sulla linea tracciata e una che invece ripulisce totalmente l'area. In pochi minuti si è in grado di elargire morte in maniera continuativa, perché a parte che nei primissimi secondi i nemici arrivano ininterrottamente. Il giocatore inizialmente pensa solo a sopravvivere quanto più a lungo possibile, cosa difficile, perché si uccide ma anche si muore con un sol colpo, poi inizia a buttare un occhio anche al contatore delle combo oltre che a quello delle uccisioni e in lui cresce il desiderio di accrescerlo il più possibile, rendendo ancora più furiosa la sua azione. E il gioco a questo suo desiderio risponde in maniera perfetta, perché più si è bravi più velocemente i nemici si riversano per strada, in quella che è a tutti gli effetti un'arena.

[caption id="attachment_195926" align="aligncenter" width="1920"]Akane screenshot L'azione può raggiungere livelli di intensità goduriosi[/caption]

La mera ricerca dell'hi-score diventerebbe a stretto giro estremamente monotona qualora la pur estremamente convincente azione non venisse supportata da un'adeguata varietà, soprattutto alla luce dell'inesistente narrazione (ma fa nulla) e di un qualunque elemento, finanche estetico, atto a variare l'unica ambientazione del gioco (e questo è un problema che invece maggiormente si fa sentire). La stragrande maggioranza degli yakuza sono semplicemente carne da macello, casualmente appaiono nemici più grossi e più resistenti, affiliati armati e persino ninja cibernetici, ma il grosso è solo carne da macello e va benissimo così, visti gli intenti sterminatori. Ogni cento uccisioni, la battaglia con il boss (l'unico), tanto più impegnativo quanto meglio si è combattuto, ma da sconfiggere sempre con la stessa tattica. Ci prova una sorta di sistema di progressione legato alle uccisioni a rendere l'esperienza di gioco più profonda e stuzzicante, ma la sua implementazione non è del tutto convincente.

"più si è bravi più velocemente i nemici si riversano per strada"Esiste infatti una lista di obiettivi, che vanno dall'uccidere 100 nemici al raggiungere il primo boss con una combo di più di 50 omicidi, i quali una volta raggiunti sbloccano pezzi di equipaggiamento, grazie ai quali aumentano le possibilità di sopravvivenza attraverso varie abilità. Nuove lame e armi da fuoco, ma anche guanti, stivali e pacchetti di sigarette (che influenzano la velocità e il colore della scia dello scatto). Se gli obiettivi cambiassero in maniera casuale a ogni partita si riuscirebbe più facilmente a sbloccarli, il problema è che sono fissi, pertanto quando per esempio verrà chiesto al giocatore di uccidere 10 nemici dotati di arma da fuoco respingendo le loro pallottole bisognerà aspettare che effettivamente tali avversari si palesino durante un'unica partita, cosa che almeno nella nostra prova non è mai avvenutra e quindi il potenziamento legato a tale obiettivo ci è ancora precluso.

[caption id="attachment_195925" align="aligncenter" width="1920"]Akane screenshot Katsuro è l'unico boss del gioco[/caption]

Akane è al contempo un'esperienza mordi e fuggi, vista la sua immediatezza, e di quelle capaci di avvincere il giocatore, soprattutto quello più stimolato dall'hi-score, nel classico “ancora una partita e smetto” che può durare ore. Avrebbe beneficiato sicuramente di una maggiore varietà, anche nell'estetica e in una colonna sonora troppo ripetitiva, perché composta da pochi brani, ma fin quando non arriva il tedio a minarne l'appeal (e prima o poi succede) la sua azione one hit, one kill, frenetica e intensa, lo rende molto divertente.

Continua a leggere su BadTaste