Una sorpresa agli Oscar?

Mentre molti commentatori danno per scontato che la lotta per la statuetta di miglior film straniero sia tra Il nastro bianco e Il profeta, c'è chi invece punta su un altro titolo, peraltro ancora non uscito in Italia. Si tratta di...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

...El secreto de sus ojos (o, nel titolo inglese più conosciuto, The Secret of Their Eyes). Si tratta del candidato argentino, che secondo Kris Tapley di In Contention (che l'anno scorso azzeccò la vittoria di Departures nella medesima categoria) potrebbe portarsi a casa la statuetta. In effetti, ha diversi elementi che potrebbero piacere all'Academy (o meglio, a quella ristretta cerchia dell'Academy che vede tutti i candidati ed è autorizzata a votare).

Il punto più importante, come faceva già notare Tapley, è che la trama, nonostante i continui flashback, non è assolutamente ermetica come quella de Il nastro bianco. Anzi, a tratti si potrebbe pensare di vedere un thriller americano, considerando la presunta importanza dell'indagine poliziesca. Dico presunta, perché a un certo punto del film si capisce che stiamo affrontando qualcosa di diverso e che il tema centrale non è questo.

Se infatti tutto ha inizio con un'indagine su un caso di omicidio e stupro di 25 anni prima, in realtà poi si passa ad altri aspetti. L'ossessione e il senso di giutizia, con alcuni punti che mi hanno ricordato L'infernale Quinlan, per esempio. O un appena accennato razzismo, quando all'inizio a essere accusati dell'orrendo crimine sono due poveri immigrati. La vendetta, come è evidente nelle motivazioni di alcuni personaggi. La dittatura argentina, che per i suoi scopi non si fa problemi a scendere a patti col diavolo (magari perché ci si trova bene). E, alla fine, soprattutto l'amore, che dà tutta un altro senso al film. In effetti, forse il pregio maggiore della pellicola è proprio quello di farti pensare fin da subito che direzioni prenderà, per poi portarti su strade completamente diverse.

I momenti migliori, poi, sono quelli in cui apparentemente non dovrebbe succedere niente, come una telefonata del marito della donna uccisa o una sequenza in ascensore di enorme tensione. Certo, in generale c'è qualche lungaggine di troppo (soprattutto nella prima parte, che avrebbe beneficiato di una scorciatina) e magari un momento come quello dell'interrogatorio è eccessivo. Insomma, non manca qualche ingenuità di trama e personaggi (anche il trucco della protagonista non ti fa certo pensare che siano passati 25 anni), ma quando pensi che sul finale stia per crollare in maniera stupida, invece l'ottimo utilizzo dei flashback porta a una conclusione potentissima.

Insomma, un ottimo lavoro del regista Juan José Campanella, che non mi sorprenderei di ritrovare presto a Hollywood per via della sua grande maestria tecnica, che gli permette di cambiare registro in maniera ottima, passando da un inizio retro-quasi cartoonesco alla stazione per arrivare a uno spettacolare piano sequenza allo stadio in cui è stato utilizzato il digitale. Intanto, fa piacere rivedere un ottimo attore come Ricardo Darin, che avevamo già apprezzato quasi dieci anni fa in Nove regine. Insomma, questo titolo farà la sorpresa agli Oscar? Non ci giurerei (e peraltro in questa categoria non ho ancora deciso quale sarà il mio pronostico), ma anche se così non sarà cercate di recuperarlo...

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