Quasi famosi: nascita e conseguenze della scena di Tiny Dancer 20 anni dopo

Gli effetti che ha avuto la scena di Tiny Dancer al di fuori di Quasi famosi spiegano molto di cosa sia il cinema nelle nostre vite

Critico e giornalista cinematografico


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Ancora oggi, se entro in un bar, in un club con DJ o ovunque ci sia un jukebox o simili, qualcuno mette Tiny Dancer e mi guarda. Fino a che non lo noto”. Lo ha detto Patrick Fugit, che in Quasi famosi interpreta il protagonista William, durante la reunion del cast con Cameron Crowe dello scorso luglio.

Nel film, di cui oggi ricorrono i 20 anni dall’uscita italiana, la scena di Tiny Dancer è il momento che ribalta tutto e opera un passaggio a lungo atteso da cronaca delle difficoltà di un ragazzo al primo lavoro a sublimazione della vita on the road, dei rapporti complicati e del desiderio di condivisione. È la scena più nota, celebrata e imitata del film, il suo impatto è stato molto più grande di quello del film stesso in cui è contenuta.

Come molti dei brani usati nel film Tiny Dancer non era la scelta più ovvia nel repertorio di Elton John, era una canzone considerata minore che Elton John stesso non faceva ai concerti. E la scena in sé era una scena di passaggio, molto più breve di quello che è poi diventata. Posizionata fin dall’inizio là dove si trova nel montaggio finale, cioè nel momento in cui la band sembra a pezzi e i personaggi sono più distanti che mai, l’idea originale era che sentendola cantare nel bus Russell Hammond, il chitarrista che è scappato ad una festa di ragazzi, in un primo piano avrebbe dato l’idea che stava cambiando qualcosa dentro di lui. Fine. In realtà accade che l’idea di Cameron Crowe si dimostra nella pratica molto migliore di come era in teoria, quando girano la scena Crowe stesso si rende conto che sta funzionando molto più del dovuto e che quel momento è la summa del film.

La produzione però è in ritardo, lo studio (la Columbia) se n’è accorto e li ha richiamati all’ordine, devono consegnare e consegnare subito. Invece questa scena da mezza giornata di colpo è chiaro che richiede più lavoro. Crowe non la vuole più buttar via con un primo piano di Russell, vuole tutta la canzone, le inquadrature degli altri membri della band che cantano, e poi anche Russell che viene conquistato, e poi ancora un dialogo tra Penny Lane e William… Insomma è chiaro che questa è la scena madre e non c’è ritardo o pressione dagli studios che gli impedirà di girarla. Nel racconto fatto alla reunion lo scambio con il direttore della fotografia John Toll (un reduce dal set mostruoso di La sottile linea rossa, un uomo che può dire di averle viste tutte) dopo aver provato la prima versione e averne capito la potenzialità è stupendo: “John dobbiamo filmare anche tutti gli altri che cantano” - “Ma ci vorranno due giorni! Non hai letto cosa vuole lo studio?” - “Lo senti anche tu no? Riesci a sentirlo!?” - “Sì, lo sento anche io” - “Due giorni dici?” - “Sì, due giorni” - “Facciamolo”.

In due giorni passati cercando di catturare quell’idea suggerita dal momento, quella sensazione di cucitura e che tutto, in qualche maniera, possa essere sanato dal senso di appartenenza della musica, viene fatta la scena. Il momento è così alto che non lo interrompe nemmeno il fatto che Billy Crudup (che interpreta per l’appunto il chitarrista in cerca di sé Russell Hammond) è in realtà stonatissimo e canta male. Così alto che la battuta con cui Penny Lane risponde a William che dice “Devo tornare a casa” con “Sei già a casa”, non era nemmeno scritta da Crowe ma improvvisata (che è paradossale che una delle battute migliori di un film di uno sceneggiatore così acuto in realtà non gli appartenga).

I problemi causati dal ritardo nelle riprese vengono sanati mostrando la scena ai produttori. Piace a tutti anche decontestualizzata dal film, viaggia, accredita la produzione, spinge a investire sulla promozione e cambia lo status del film. Ma non solo. Quando poi Quasi famosi esce e ha il successo che merita, diventando un piccolo cult tra i musicisti professionisti, è lo stesso Elton John a rimanere stupito di Tiny Dancer. È sempre Crowe a raccontare che Elton John gli ha confessato di aver sempre amato quella canzone ma di essersi reso conto della sua importanza guardando il film, e che dopo quel momento ha cominciato a includerla in tutti i suoi concerti, senza smettere mai a tutt’oggi. Non solo, da che era un singolo di piccolo successo, è diventato un brano di punta e quando è uscita la nuova raccolta mostruosa di Elton John intitolata Diamonds, in contemporanea al film Rocketman, è stato girato un videoclip apposta per Tiny Dancer (che ovviamente sta anche nel film con Taron Edgerton). Videoclip costoso, bellissimo e dotato di un suo backstage dedicato con Elton John e Jeffrey Katzenberg (!).

Ma forse il momento più incredibile è quando tempo dopo l’uscita del film Dave Grohl è ospite al Late Late Show di Craig Kilborn e invece di cantare una canzone sua canta Tiny Dancer di Elton John. Spiega di non averla mai sentita prima di Quasi famosi e di essersene innamorato vedendo il film. In mezzo al brano, prima del ritornello, smette di cantare e spiega al pubblico quella parte del film in cui compare la canzone. È in un certo senso una esemplificazione del punto stesso del cinema, cioè la maniera in cui crea un bisogno pazzesco di entrare in contatto con gli altri per poter condividere l’emozione suscitata da una visione. Grohl spiega non solo la trama del film ma le emozioni collegate a quel che accade perché, lo dichiara, vuole ricreare la magia di quel momento. Lo vuole rivivere e condividere. È un tentativo folle, ingenuo e disperato che non può riuscire anche perché è evidente che una buona parte del pubblico non conosce la canzone (e quindi non ha visto il film) e non canta. Ma è la testimonianza più forte di cosa fa il cinema e cosa sia la scena di Tiny Dancer in Quasi famosi.

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