Mamma, ho Perso l'Aereo - 25 anni fa usciva in Italia il primo grande film di genere per bambini

25 anni fa usciva in Italia Mamma, ho perso l'aereo: un quarto di secolo dopo il film che ha unito due geni del cinema per ragazzi anni '80, rimane una grande storia d'avventura

Critico e giornalista cinematografico


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L’home invasion era un genere cinematografico poco celebrato e molto serioso prima che arrivasse Mamma, ho perso l’aereo a farne una parodia che si è posizionata terza nella classifica per incassi della storia del cinema, diventando la commedia in live action più vista di sempre (recentemente solo Una notte da leoni 2 l’ha battuto). Ore disperate, Cane di paglia o La notte dei morti viventi erano tra i punti di riferimento, quelli che John Hughes (alla sceneggiatura) ha unito al cinema di strategia militare come Quella sporca dozzina e ovviamente ai Disney-movies familiari, per creare un’unica grande “scena da notte al grande magazzino”.

Lui, che solo un anno dopo sul medesimo impianto avrebbe scritto Tutto può accadere (due adolescenti si trovano in un grande magazzino di notte, liberi di fare tutto e usare tutte le attrezzature fino a quando non arrivano dei rapinatori), con quel film capitalizzava una carriera intera di film per ragazzi, settando l’età indietro di qualche anno e associandosi con un altro talento del teen movie anni ‘80 alla ricerca di nuovi successi: Chris Columbus.

Quando Mamma, ho perso l’aereo arriva nei cinema, nel 1990, l’era che ha partorito Hughes e Columbus è ormai finita. I due non avevano mai lavorato insieme ma sembravano complementari, molto tarato su storie concrete e romantiche il primo (Bella in rosa, Io e zio Buck, Breakfast club), abbonato a quelle fantastiche e avventurose il secondo (Gremlins, I goonies, Piramide di paura), entrambi centrali nella creazione di un intero immaginario e modo di intendere il cinema di genere (fantascienza, fantastico, avventura, azione, orrore) per ragazzi, lungo un decennio fondativo. Nel 1990 però i teen movie non tiravano più e per entrambi Mamma, ho perso l’aereo era una buona occasione dopo qualche fallimento, una commedia familiare di Natale con bambino.

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Visto retrospettivamente anche il film che ha poi lanciato Macauly Caulkin è cinema di serie B adattato ad un altro pubblico, quello in cui l’azione trionfa sulla parola. La particolarità stava ovviamente in quanto sembrasse girato e scritto con il piglio del cinema per adulti. Sia Hughes che Columbus non erano avvezzi a rivolgersi ad un target così basso e si sente. L’ironia che pervade il film (specie nelle scene di famiglia) non ha l’aria ovattata dei film per bambini ma quella corrosiva del cinema più cinico. Nella repressione di ogni desiderio di Kevin si sente il ribellismo di Breakfast club più che la delicatezza o l’ingenuità delle pappe scodellate che il cinema spesso propina ai bambini.

Hughes e Columbus sembrano invece essersi divisi il film. Se tutta la prima parte infatti è un trionfo di sceneggiatura da Hughes, di dialoghi, ammiccamenti, ironie e personaggi disegnati con un tratto o una battuta sola (l’imparegiabile zio); la seconda è pura avventura da Columbus. Quando inizia l’azione, cioè quando ha luogo l’invasione e l’umorismo del film diventa slapstick tutto tempi e montaggio, rapidità e azione, si nota molto di più la mano di un regista che veniva dai grandi spazi e dall’epica delle piccole cose, che sapeva benissimo come mostrare il movimento ed era in grado di lavorare con gli attori sul confine tra pauroso e comico, tra minaccioso e divertente (praticamente la formula che segnerà un altro successo di Columbus: Harry Potter). Da commedia familiare Mamma, ho perso l’aereo si trasforma in cinema d’avventura domestico, calza i panni della home invasion intendendo la casa non come un luogo angusto, come un fortino da difendere in stile Distretto 13, ma come un paesaggio vasto da presidiare, un ambiente che Kevin sembra conoscere come gli indigeni conoscono la foresta.

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E non è un caso. Girato relativamente al risparmio (tutte le location, compreso l’aeroporto di Parigi, si trovano in realtà nella stessa città, Chicago) e puntando con sapienza solo sul villain per un casting più oneroso, Joe Pesci, la parodia di un home invasion movie di Hughes e Columbus doveva essere anche un aggiornamento delle eterne dinamiche dei bambini che si comportano da adulti contro gli adulti, creando così le proprie avventure, al pari di Le simpatiche canaglie. Insomma come molto di ciò che di buono viene fatto Mamma, ho perso l’aereo era una ricetta complessa, una mescolanza furba di tanti generi e film differenti per creare qualcosa di (un po’) nuovo.

Il successo, come già scritto, fu incredibile (12 settimane primo al box office americano, cioè da Novembre a Febbraio), ma solo una frazione di quello che sarebbe venuto in seguito con lo sfruttamento televisivo (in Italia il primo passaggio su Canale 5 detiene il titolo di film con il maggiore ascolto di sempre). Non è un caso infatti che l’eredità di Mamma, ho perso l’aereo si misuri molto in film tv e piccole produzioni che ne riprendono l’assunto, piuttosto che altre opere che ne replichino lo straordinario incrocio di cinema dalla produzione svelta e dagli intenti chiari (esattamente ciò che mancava al sequel molto meno riuscito, più pomposo e indeciso sul da farsi).

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