BAFTA: per essere più inclusivi diventano più esclusivi, fuori chi non rappresenta le minoranze

I BAFTA hanno preso una posizione unica e controversa, escludendo di fatto una serie di produzioni dalla gara per i loro premi

Critico e giornalista cinematografico


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I BAFTA Awards, gli Oscar britannici, hanno appena annunciato una nuova regola: nessuna produzione potrà concorrere in alcuna categoria se non dimostrerà di aderire ai loro standard in materia di multiculturalità.

Questo significa che qualsiasi film voglia essere messo in lizza per un premio dovrà dimostrare il proprio sforzo nella direzione della maggior inclusione possibile di minoranze in almeno due delle aree elencate: personaggi del film o temi affrontati nella storia, attori protagonisti o co-protagonisti (non personaggi marginali), membri di primi piano della troupe, impieghi e avanzamenti di carriera interni alla produzione e infine apertura ad un pubblico poco rappresentato.

Non si tratta di requisiti propriamente scontati né eccessivamente semplici da mettere in piedi. Del resto non è nemmeno stata una decisione improvvisa e inaspettata: da qualche anno infatti il National Lottery Fund del British Film Institute si è dotato di regole simili, ma mentre lì si parla di quali film finanziare, qui si parla di quali premiare. Sappiamo bene tutti che i film vivono benissimo anche senza premi (per quanto alcune tipologie meglio di altre) e più difficilmente senza fondi a cui poter attingere, ma lo stesso un’esclusione così categorica fa più impressione perché potrebbe paradossalmente ritorcersi contro i BAFTA stessi, i quali potrebbero trovarsi a dover ignorare uno o più film grandi e importanti.

Un cortocircuito che ben spiega la stranezza di questa decisione. Per quanto sia indiscutibile la correttezza del punto di vista adottato e la necessarietà di un simile ripensamento della composizione e dell’inclusività di un’industria che, molto spesso, produce film che proprio di questo parlano (ma le cui produzioni sono le prime a non comportarsi come i protagonisti delle storie che finanziano), è anche vero che, seguendo un discorso puramente critico, il finanziamento non segue gli stessi principi della premiazioni.

Se sembra inappuntabile l’idea di elargire denaro solo a produzioni che dimostrano di fare sforzi per la promozione di cause essenziali per il progresso sociale, meno lo sembra il valutare i film in base a questo criterio. L’inclusività di culture e persone poco rappresentate è un criterio di accesso ai fondi anche per rami affaristici diversi dal cinema o dall’intrattenimento, ma mai per la loro valutazione. Non c’è nemmeno bisogno di dire che una corretta rappresentazione della multiculturalità della società è caratteristica fondamentale per la valutazione di un’impresa ma non di un’opera d’arte o anche solo di intrattenimento, operazione nella quale l'inclusività del maggior numero di partecipanti è importantissimo.

I BAFTA hanno reagito con più prontezza degli Oscar, questo è sicuro, come è sicuro anche che un atteggiamento simile a quello dell’Academy è da condannare ugualmente, tanto che loro stessi stanno lavorando per cambiare la propria composizione, tuttavia una simile presa di posizione sembra più pretestuosa che altro. Cosa succederebbe nel caso in cui una produzione molto piccola, molto bianca e molto vecchio stampo come quelle di Ken Loach non dovesse aderire ai principi del BAFTA? Avrebbe davvero senso valutare un suo film in base a questi criteri? Non essere in linea con queste pretese farebbe di Ken Loach un suprematista bianco? E qualora un film tutto di bianchi come Boyhood non avesse presentato criteri multiculturali a livello produttivo sarebbe stato immeritevole di premi?

È evidente che non è questo quel che vogliono al BAFTA, ma semmai fomentare un ricambio sia di persone che di mentalità all’interno delle aziende, contribuire a rendere quello della “corretta rappresentazione di una società multiculturale” un problema per tutti, e non solo qualcosa che viene molto detto e poco fatto. Però lascia lo stesso perplessi che questa giusta causa sia messa in mezzo a qualcosa con cui centra poco come la valutazione della bontà artistica dei film.

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