Bad Movie - Il Segreto Dei Suoi Occhi, di Billy Ray

Il Bad Movie della settimana è Il Segreto dei Suoi Occhi, remake hollywoodiano del capolavoro argentino del 2009 firmato Juan José Campanella

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Spoiler Alert

Dal regime militare alla paranoia antiterrorista

Il passaggio del bellissimo film di Juan José Campanella, tratto dall'omonimo romanzo di Eduardo Sacheri, dalla sua Argentina ad Hollywood ha comportato ovviamente scelte drastiche in sceneggiatura. Una delle più importanti è stata quella di cambiare lo scenario politico in modo tale che mentre nell'originale l'assassino di Liliana Coloto veniva liberato dalla prigione e diventava praticamente immune grazie al futuro regime militare che gli avrebbe addirittura permesso di entrare a far parte nel 1974 della scorta del neoeletto Presidente argentino Isabel Martínez de Perón (prima del golpe militare vero e proprio del 1976), nel caso della pellicola hollywoodiana il regista e sceneggiatore Billy Ray ha optato per una variazione che sulla carta poteva avere molte più potenzialità di quelle poi effettivamente mostrate al final cut. Il suo killer Marzin (interpretato da un mille volte meno sottile e più viscido Joe Cole rispetto allo strepitoso Javier Godino dell'originale) è uno snitch ovvero un informatore del nucleo antiterroristico dove lavorano i personaggi principali Ray (Chiwetel Ejiofor), Jess (Julia Roberts) e Claire (Nicole Kidman) e nessuno lo può toccare come assassino della figlia di Jess Kit perché quattro mesi dopo l'attentato dell'11 settembre 2001 (il piano temporale del passato si svolge all'inizio del 2002 mentre il piano del presente è nel 2015) il suo arresto potrebbe far sprofondare l'ufficio antiterroristico in una gaffe senza fine compromettendo la sua stessa natura e favorendone lo smantellamento. L'idea poteva essere avvincente (paranoia antiterroristica superiore per importanza nell'agenda setting di un paese rispetto alla vie canoniche della giustizia ordinaria) ma non basta un Alfred Molina, nei panni del capo, che lo ripete ogni due minuti per convincerci della sua funzionalità drammaturgica. Ray doveva inquadrare più persone, più corridoi del potere e magari pure qualche vicolo frequentato dalla gente comune o studio di talk show. Doveva far sentire maggiormente questo clima politico (ripetiamo: sulla carta assai interessante) e soprattutto far in modo che Marzin avesse più spessore come personaggio risultando effettivamente utile alla causa antiterroristica di un paese ancora traumatizzato dall'attentato alle Torri Gemelle. Invece no. Marzin è un ragazzino dalla faccia depravata e il suo potere non disturba o agghiaccia come nella mitica scena dell'ascensore dell'originale in cui il suo doppio argentino Isidoro Gomez si gingilla con una pistola davanti a Benjamín Esposito (Ricardo Darín) e Irene Menéndez Hastings (Soledad Villamil) per dimostrare loro che è un intoccabile anche con licenza di ucciderli senza problemi (come peraltro farà nei confronti del povero Sandoval inviando un commando che sbaglia persona). Si è commesso lo stesso errore di Black Mass con il personaggio di Jimmy "Whitey" Bulger: si è creata davanti agli occhi dello spettatore una specie di divinità onnipotente che irrita invece che spaventare o creare una reazione di indignata frustrazione.
Altra scelta poco comprensibile in sceneggiatura: perché sentire il bisogno di creare l'equivoco con il doppio del tempo presente di Marzin, al secolo Beckwith (sempre interpretato da Cole), completamente assente, come escamotage in sceneggiatura, nel ben più semplice film argentino? Ma l'errore più grosso, a ben pensarci, è un altro.

Jess

Noi dobbiamo credere al fatto che una collega fidata nonché carissima amica del protagonista Ray tenga all'oscuro del compagno di mille avventure che ha dedicato la sua intera vita alla soluzione dell'omicidio della figlia di Jess, rischiando pure di venire ammazzato due o tre volte, quell'informazione cruciale che avrebbe permesso al povero Ray di mettersi il cuore in pace. Con quell'informazione non sarebbe ripartita la ricerca ossessiva di Ray nel 2015 alla base, a differenza del caso di Campanella che punta sulla sublimazione letteraria da parte di Esposito, della stessa ragione attraverso cui comincia davanti ai nostri occhi il film di Billy Ray. Ray l'avrebbe potuta denunciare? Ma andiamo. Ve lo immaginate quel cuore d'oro di Ray denunciare Jess, una collega cui hanno stuprato e violentato la figlia il cui assassino non è mai stato assicurato alla giustizia perché protetto dalle alte sfere? E' ovvio che Ray sarebbe potuto rimanere sconvolto ma almeno si sarebbe risparmiato qualche tormento e pericolo in più. Come possiamo pensare che la sua collega Jess possa essere stata così crudele e spietata nei suoi confronti da aspettare ben 13 anni prima di dirglielo? E' semplicemente assurdo.

Nicole

Comincia ad essere assurdo anche lo spazio di Nicole Kidman nei film. E ormai è un bel problema. L'attrice australiana quarantottenne non può più interpretare un certo tipo di personaggio. Il suo viso è totalmente artificiale e la luce imposta ai direttori della fotografia la rende un fantasma perennemente illuminata a giorno anche di notte. I campi contro campo tra lei ed Ejiofor, fondamentali perché fondamentale è il loro struggente amore platonico, fanno male agli occhi e raggiungono un risultato letteralmente straniante. Da una parte vediamo un working class hero che respira pesantemente, si spaventa se qualcuno gli arriva alle spalle (nel film di Campanella c'è una volta; qui Billy Ray moltiplica troppo quella quasi gag) e sembra effettivamente uno che potremmo incontrare alla posta in fila dietro di noi. Dall'altra parte c'è una bambola completamente rifatta (anche un procuratore distrettuale può fare la plastica ma allora devi aggiungere una battuta che lo sottolinei), una moglie perfetta uscita dalla science fiction adulta che mai e poi mai può più far parte di un thriller realistico calato nella società borghese. E poi guardate come si muove: c'è una scena in cui entra in un archivio da lei percorso come fosse una passerella di moda. "Tu sei una star" le dice subito Ejiofor per giocare sullo status di diva della Kidman. Ma non basta. Quest'attrice appartiene ormai solo al genere fantasy. Va bene vederla ne La Bussola d'Oro (2007) e va benissimo osservarla cercare di uccidere l'orsetto Paddington (non a caso è la sua ultima prova più bella) ma come procuratore distrettuale, insegnante, avvocato o madre di famiglia... no. Non possiamo più crederle.

Fine

C'è un paradosso più paradossale di tutti. Il finale argentino è più hollywoodiano del finale hollywoodiano. Ma non è assurdo? Nel capolavoro premiato con l'Oscar per Miglior Film Straniero di Campanella c'è una porta che si chiude (tormentone dolcissimo utilizzato nelle scene di sollievo e commedia romantica tra Irene e Benjamín) e due eterni amanti platonici che forse, anzi sicuramente, proveranno a fare sul serio dopo 25 anni di timidezza e pessimismo. C'è un caso di brutale omicidio finalmente risolto e l'amore tra due gran brave persone che trionfa. Nel film di Billy Ray? Un uomo scava forsennatamente una fossa per seppellire un cadavere osservato con sollievo da colei che l'ha costretto a inseguire il fantasma di sua figlia per 13 lunghissimi anni. Non è proprio la stessa cosa.

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