Come è andato il 2016 del cinema italiano. Tra crisi delle commedie, mercoledì a 2 euro e Zalone

Checco Zalone ha portato tutto in alto ma è stato anche l'anno di Perfetti Sconosciuti, delle commedie andate male e del cinema italiano pronto a cambiare

Critico e giornalista cinematografico


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Che questa appena finita sarebbe stata un’annata positiva lo si poteva dire già a fine gennaio, quando era chiaro che Quo Vado? sicuro sarebbe andato a battere il suo predecessore. Poi è finito per essere il più grande successo italiano di sempre.

Normale quindi che i dati del cinema in Italia nel 2016 riportino quasi tutti il segno +. A partire dalla quota del cinema italiano che dal 20% del 2015 nel 2016 si è attesta al ragguardevole 28% del totale contro il 55% del cinema americano. C’è poi un +3,8 quanto ad incassi (siamo arrivati a 661 milioni e un po’ di più se ne aggiungeranno quando in primavera arriveranno i dati completi, quelli SIAE, per ora ci si basa su campione Cinetel che quest’anno copre il 93% delle sale) e un + 6% di biglietti staccati (sono 105 milioni). Lo scarto tra i due dati viene dal fatto che i film in 3D sono quest’anno sono andati peggio anche se erano di più, 40 contro i 38 del 2015. Ma del resto sono stati di più i film in generale, un tasso di crescita che purtroppo non fa il paio con l’ampliamento della stagione.

Nel 2016 sono usciti 554 film (erano 480 nel 2015) di cui 208 italiani (erano 198 un anno fa), un numero a detta di tutti senza senso per densità e frequentazione delle sale. Anche perché, per quanto ci siano stati piccoli passi in avanti, rimane che tra Giugno e Settembre le uscite calano, in particolare quelle italiane. Se infatti le major americane sempre di più si spostano con un po’ di fatica (specie la Disney con i suoi cartoni) in modo da uscire in contemporanea con il resto del mondo, i film italiani non ne vogliono sapere. Ma mentre in precedenza ad Aprile si fermava ogni lavoro, da un po’ di tempo a questa parte Maggio è rientrato nei mesi buoni. Quest’anno poi La Pazza Gioia (film uscito da Cannes, solitamente non proprio una garanzia di incasso) ha fatto 6,1 milioni uscendo proprio a Maggio.

Quel che i dati faticano a dire l’ha però sottolineato Francesca Cima, produttrice di Indigo e rappresentante della propria categoria presso l’Anica, ovvero che “a parte i titoli che hanno incassato tanto c’è stata una riduzione sensibile dell’incasso medio di alcuni film che negli anni scorsi avevano dato altri risultati, una tendenza che si è riscontrata non solo in Italia”. Che tradotto significa che a parte un pugno di commedie di grandissimo incasso la media dei film che si fanno per “puntare sul sicuro” è bassa. La commedia non è più una garanzia e non solo in Italia, anche all’estero i film dal sicuro “incasso medio” non sono andati bene, mentre quelli più grandi incassano sempre di più. Alla fine ovunque nel mondo gli incassi sono aumentati ma allo stesso modo ovunque si sono concentrati nella parte alta della classifica.

Nonostante la necessaria soddisfazione per un anno positivo, e ci tiene molto a rimarcarlo Francesco Rutelli, neonominato presidente dell’Anica che anche per dovere istituzionale ha ricordato come non sia stato solo l’anno di Zalone ma pure di Perfetti Sconosciuti e Lo chiamavano Jeeg Robot, rimane il problema di non riuscire ad allargare la torta. È stato qui più che altro Andrea Occhipinti di Lucky Red, che presso l’Anica rappresenta i distributori, ad insistere su questo punto: “Se guardiamo gli incassi degli ultimi anni si oscilla tra i 90 e i 105 milioni di biglietti staccati, a seconda di Zalone o dei mondiali di calcio. Non riusciamo a far crescere davvero e sensibilmente il settore”. Anche perchè, ripete Francesca Cima: “Il problema è proprio culturale. Quelli che vanno al cinema sono gli stessi che vanno a teatro o comprano libri. Bisogna invece coinvolgere tutti gli altri”.

La risposta è sempre quella e possiamo dirla tutti in coro: allungare la stagione.

Sono 40 anni che ci si prova e anche per senso del dovere lo si è detto pure quest’anno. Nonostante ormai qualcuno sia costretto a buttarsi in sala a Giugno o Luglio, un pugno di film non fanno la differenza. Per Occhipinti rimane l’idea che siano le major americane a dover guidare la carica per richiamo, incassi e contemporanea mondiale, ma rimane il fatto che, ad opinione di tutti, qualcosa cambierà necessariamente stavolta. Il 2017 è l’anno in cui la nuova legge cinema entrerà in vigore tramite i decreti attuativi che la direzione generale per il cinema presso il ministero sta elaborando. In totale dovranno essere una 15ina, quelli pronti al momento sono 2-3 tra l’amministrativo e il propedeutico, nulla di determinante. Nicola Borrelli, che la dirige, è stato abbastanza categorico. I decreti aiuteranno tutti i comparti dell’industria ad allungare la stagione e non ci saranno più scuse, andrà fatto per forza, ci saranno agevolazioni e convenienze ma anche obblighi. Sembrava convincente. Anche quest’anno.

L’esperimento del mercoledì a 2 euro invece ha lasciato tutti tiepidi: “Ha portato gruppi di ragazzi giovani al cinema” ha detto Rutelli, ed è stata la cosa più positiva che è uscita sull’argomento, con tutta la sua vaghezza “ci sono anche più critici ma quando terminerà, a febbraio, tireremo le somme”.

L’unica certezza è che tra un anno faremo i conti senza Zalone e più che il totale ne farà le spese decisamente il cinema italiano, attualmente in una fase di profonda trasformazione, tra film di Natale che non funzionano più, commedie di livello medio che falliscono e un cinema un po’ diverso che inizia lentamente a decollare.

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