A 30 anni dalla morte 5 momenti in cui Orson Welles è stato più punk di tutti i registi moderni

Sono 30 anni esatti oggi che Orson Welles è morto, è stato autore immenso ma anche spirito punk come difficilmente viene raccontato

Critico e giornalista cinematografico


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Sono 100 anni che è nato e (oggi) esattamente 30 che è morto, eppure Orson Welles è ancora uno dei registi più giovani e anticonformisti che si possano immaginare. Molte delle sue idee e di ciò che ha fatto, tra mille difficoltà e con mille problemi, rimane ineguagliato quanto ad arroganza e mancanza di scrupolo o vergogna, capacità di spiazzare e aprire nuovi orizzonti con la voglia di essere diverso.

La storia di Welles come noto è una storia di allontanamento da Hollywood, di produzioni assurde e di film girati anche lungo due anni, quando riusciva a raccimolare qualche soldo per mettere insieme una troupe (ma molto di tutto ciò era anche colpa sua). Adesso però per celebrare i 30 anni dalla morte e i 100 dalla nascita ci piace ricordare almeno 5 delle sue imprese punk, iconoclaste, anticonformiste, provocatorie e tremendamente influenti. Alcune sono arcinote, altre meno. Tutte si muovono in quel terreno che sta tra l’esilarante e il convincente.

5. Narrare a voce i titoli di coda invece di scriverli

Al secondo film ad Hollywood Orson decide che i credits finali non sarebbero stati parlati ma immagine e parole, usa la sua voce pastosa narrante e con tono molto confidenziale, privo di qualsiasi ufficialità, su una carrellata di immagini per i tecnici e di primi piani per gli attori, elenca i nomi e il compito di tutti, riservando per sè il finale ovviamente giogionissimo con un microfono che si allontana. In seguito Truffaut seguirà l’esempio in Farenheit 451 e Pasolini li farà musicati e cantati per Uccellacci e Uccellini.

https://www.youtube.com/watch?v=1e6p8kWFM8w

4. Inventarsi un’opera shakespeariana che non esiste unendo battute e scene di diversi testi di Shakespeare

Falstaff è un personaggio che ricorre in diverse opere di Shakespeare, un sir panzuto e scalcagnato, spalla comica per scenette buffe. Welles ne è innamorato e quando raggiunge la stessa età del personaggio (50 anni) decide di usare quelle parti che lo riguardano da Enrico IV, Enrico V, Le allegre comari di Windsor e Riccardo II per fare questo falso Shakespeare tutto centrato su Falstaff, che ne approfondisca finalmente la figura ma senza inventare nulla. Welles si vantava proprio del fatto che nel film non ci fosse nemmeno un riga scritta di suo pugno, di certo molte scene non sono ambientate dove dovrebbero, hanno i dialoghi intatti ma mutando luoghi e condizioni Orson ne muta il senso, unendole e montandole in un certo modo crea una figura tragica da un personaggio comico.

Tutto falsissimo, tutto realizzato andando a smontare e rimontare a proprio piacimento il massimo autore della letteratura anglosassone come fosse nulla, con lo scopo di dare la propria versione di un suo personaggio.

https://www.youtube.com/watch?v=1qRoyUcOi4E

3. Girare il piano sequenza più lungo mai tentato

Prima dell’inizio di L’infernale Quinlan il piano sequenza non era un virtuosismo da registi audaci, solo Hitchcock aveva tentato di farci tutto un film con Nodo alla gola (ma attenzione, solo in una stanza), nessun altro era solito realizzare lunghe scene senza tagliare, pareva senza senso e soprattutto troppo complesso e dispendioso. Welles invece partorisce un delirio di movimenti di macchina, un meccanismo precisissimo di entrate e uscite di diversi attori per raccontare una lunga scena dove tutto avviene in contemporanea e fa da base alla storia del film. Impossibile pensare di poter comprendere come deve essere stato all’epoca assistere ad una simile novità di linguaggio.

4. Doppiare i Transformers

Uno dei più grandi autori del pianeta, uno dei più austeri e venerati maestri si presta al doppiaggio di un cartone animato, in anni nei quali l’idea di mescolare popolare ed elitario non esisteva minimamente. E non parliamo nemmeno di un lungo d'animazione della Disney ma di un cartone commercialissimo dei Transformers. Per recitare alcune battute come Unicron Welles chiese un mare di soldi, che ovviamente usò fare altri film, ma il punto è come ruppe una parete di austerità intellettuale e il poco interesse che aveva a mantenere un’aura intellettuale priva di ironia. Noi ci siamo arrivati con Tarantino ad una simile conclusione.

Quando gli chiesero in un’intervista di cosa trattasse quel cartone Welles fornì il miglior riassunto di sempre della trama di Transformers: “Su un pianeta lontano giocattoli più grandi picchiano giocattoli più piccoli”.

1. Annunciare per finta lo sbarco degli alieni sulla Terra

È il suo exploit più famoso in assoluto, tuttavia non sempre riportato correttamente perché troppo facilmente prende i contorni della leggenda.

Spesso se ne parla come di una burla o di una macchinazione audace, in realtà non è così. A Welles era stato commissionato l’adattamento di La guerra dei mondi di H.G. Wells per la radio, doveva in sostanza farne un radiodramma, all’epoca non era regista e quella di autore e attore per la radio era tra le sue occupazioni principali. Anche per questo non gli andava di fare il solito lavoro, aveva 23 anni (ventitrè anni!) e decise di realizzare qualcosa di particolare, più che altro per divertirsi. Visto che nel libro la scena dello sbarco dei marziani è narrata tramite la cronaca radiofonica, decide di metterla in scena fingendo effettivamente un notiziario, ma in nessun momento l’idea era di fare uno scherzo, era sempre ben chiaro come si trattasse di uno show radiofonico. La trasmissione aveva una sigla e aveva interruzioni pubblicitarie prima e dopo le quali una voce annunciava: “E ora torniamo in onda con: La Guerra dei Mondi di H. G. Wells”, il panico che ne risultò in alcune sparute e provinciali zone dell’America era tanto più incredibile quanto più era evidente che non fosse un vero notiziario.

Lo stesso fu un’operazione audace (nessuno adattava in questo modo i romanzi) e anticonformista per la quale addirittura dovette scusarsi pubblicamente e che poi gli aprì le porte di Hollywood

(ma non girò mai il film di La guerra dei mondi che volevano fargli fare). Aveva 23 anni. Ventitrè anni.

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