Scott McCloud: i 6 momenti preferiti nelle graphic novel

Scott McCloud spiega i suoi momenti preferiti tratti dalle graphic novel altrui e dalla sua ultima opera, Lo Scultore

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


Condividi

Sì, Lo Scultore di Scott McCloud ci ha folgorati, come potete leggere nella recensione che abbiamo dedicato all'ultimo fumetto dell'autore americano. Questo fine settimana è stato un po' il mattatore delle pagine di BadComics.it e vogliamo chiudere con questa intervista realizzata da Esquire in cui il maestro del linguaggio fumettistico indica i suoi momenti preferiti in una selezione di graphic novel.

Attenzione, non si tratta delle sue graphic novel preferite, ma di singoli momenti narrativi che l'autore del leggendario saggio Capire il Fumetto ha scelto per la loro particolare efficacia. Eccoli a voi.

City of Glass di Paul Karasik e David Mazzucchelli, pp. 62 - 63

Adoro questa particolare scena, in cui l'accidentale detective protagonista della storia, che sta seguendo e pedinando un anziano signore, capisce che con i suoi spostamenti il vecchio sta in realtà tracciando delle lettere e, giorno dopo giorno, scrivendo una frase. Trovo che sia emblematico, perché il messaggio è che anche le immagini hanno un significato, le immagini sono testo.

Le immagini possono comunicare in molti modi, alcuni dei quali segreti, misteriosi, difficili da apprezzare. Mazzucchelli e Karasik lo avevano capito alla perfezione e, se andate a spulciare il volume, vedrete che sono moltissimi i particolari grafici comunicativi sparsi per la storia e il libro. Per nulla banali.

City of Glass

Blankets di Craig Thompson, pp. 432 - 435

Blankets 1Il protagonista della storia ha appena giurato al suo primo amore che non la abbandonerà mai e ora si addormenta al suo fianco. Blankets, secondo me, è un vero tesoro di tecniche fumettistiche inventate o reinventate per illustrare concetti e momenti che il fumetto, solitamente, non tenta nemmeno di trattare. Nelle ultime due pagine che vediamo qui, il protagonista sta per addentrarsi profondamente nel regno dell'astratto, si confonde graficamente con l'immagine che cerca di rappresentare l'impossibile: la sensazione di una fredda notte d'inverno passata in un luogo caldo e sicuro ascoltando il suono del respiro dell'amata.

Non esiste un modo razionale per spiegare le scelte grafiche e simboliche che ci sono in questa pagina, il modo in cui essa passa da una scena all'altra tra le vignette, a meno che non abbiate letto la storia e compreso il modo in cui cattura questo senso di euforia che tutti noi siamo più propensi a provare quando siamo adolescenti o attorno ai vent'anni. Io me la ricordo quella sensazione. Specialmente dopo il sesso, in realtà. Nel libro ci sono dozzine di esempi che iniziano con una pagina bianca e finiscono con la rappresentazione di un'emozione.

Blankets 2

Drama di Raina Telgemeier, pp. 16 - 17

Callie, adolescente, scopre da un'amica che il ragazzo che ha da poco baciato è andato ad allenarsi a baseball, anche se le aveva promesso di incontrarla dopo la scuola, e corre a cercarlo. Raina ha capito, come moltissimi artisti (ma pochissimi nel fumetto mainstream di quando ero ragazzo), che l'emozione è azione. Tendiamo a pensare che sia una specie di decorazione o una scusa, per un personaggio, per mettersi ad agire, per fare qualcosa. Ma una variazione emotiva va messa in scena passo dopo passo. Una vignetta per ogni stadio emotivo, per ogni tappa.

Guardate la pagina a destra, in cui Callie dà la schiena ai lettori. Curioso che, in tanti anni di mie letture mainstream da ragazzo, i personaggi non avessero mai voltato le spalle. Andate a vedere i fumetti di supereroi degli anni Sessanta: sono sempre rivolti, almeno in parte, ai lettori. Non ti danno mai la possibilità di entrare nella storia attraverso la vignetta, rendono sempre invalicabile la quarta parete. Questa voglia di rendere il lettore partecipe emotivamente, invece, è parte della sensibilità della nuova generazione e della manga generation.

Drama

Flood di Eric Drooker

In questa pagina non numerata un artista disoccupato e povero di New York si tuffa, letteralmente, nella realizzazione di un fumetto politicamente provocatorio. Adoro il modo in cui Drooker ha dipinto il suo mondo reale dell'epoca, il Lower East Side dei primi anni Novanta e, quando nella storia questo mondo diventa insostenibile, ha lasciato che si liberasse al massimo la potenza della fantasia.

Ha usato il simbolo dell'inchiostro blu per segnalare il mondo finto che sta dipingendo. Ma il mondo esterno, quello vero e in nero, è sempre più complicato da escludere da quello di fantasia, sta per invaderlo. L'uso del blu e del nero in una scena che coinvolge l'acqua in modo da separare i due piani di esistenza è molto funzionale e inoltre mostra il modo in cui l'autore giudica se stesso mentre si nasconde al mondo reale, incapace di porre fine alla sofferenza della vita vera.

The Flood

How to be Happy di Eleanor Davis

In una storia di dodici pagine, un traghettatore porta strani personaggi da una parte all'altra del fiume. Ad un certo punto, si accorge che tutti portano con sé dei misteriosi sacchi, con dentro qualcosa di vivo. Questa scena mostra la forza dei particolari nel darci informazioni tra una vignetta e l'altra, una delle grandi tecniche con cui il fumetto è in grado di narrare. Un enorme omaccione guida la barca e una creatura con una maschera sale a bordo. La barca non affonda nemmeno di un centimetro.

Per tutto il tempo della storia il lettore è portato a chiedersi che cosa ci sia nei sacchi. Domanda inquietante, a cui in realtà non vorrebbe una risposta. Quando l'uomo fa la domanda, il focus della vignetta successiva è tutto sulla maschera e la risposta è immediata: "Conigli". Impossibile, per noi sapere se sia vero o meno, ma quell'unico occhio spietato e freddo che attira la nostra attenzione, non è certo lì per caso.

How to be Happy

Gloriana di Kevin Huizenga

Un uomo racconta la storia di lui che siede in una biblioteca verso la fine del giorno e osserva il tramonto. La presentazione è molto importante. Nelle pagine precedenti il protagonista inizia la sua telefonata quotidiana e poi racconta la storia... inizia molto lentamente. Credo che, semplicemente, in questa tavola fornisca gli elementi e gli strumenti che servono al lettore per leggere quel che segue.

Per prima cosa bisogna prendere contatto con la non linearità della narrazione, a cui dobbiamo adattarci come lettori, cambiando il nostro punto di vista. Di solito procediamo un passo per volta, un dialogo per volta, una persona per volta nel seguire un racconto in progressione. Ma l'autore, in questo caso, ci fornisce tutti gli elementi della piccola narrazione assieme, in una volta sola, senza progressione riconoscibile. Ci sta fornendo l'introduzione a quel che racconterà, ci costruisce sotto i piedi una base da cui partire, da cui poter spiccare il salto e iniziare con la storia.

La pagina funziona perfettamente come mezzo per illuminare il lettore sulle infinite possibilità di riadattare i momenti di una storia, di cambiarne l'ordine, di utilizzarli in modo diverso per raccontare cose diverse, ricordandoci che ci sono momenti dentro i momenti, che ci sono diverse dimensioni di linearità che la nostra mente è in grado di afferrare e comprendere e che raramente si trovano nei comics.

Gloriana

Infine, Scott McCloud ha indicato, su richiesta del giornalista, quale sia il suo momento preferito de Lo Scultore. Ecco come ha risposto.

Nessuno me l'ha mai chiesto. Immagino che il momento di cui sono più orgolglioso sia uno di quelli che la gente è meno propensa a notare, in uno di quei piccolissimi passaggi verso la fine del libro... Quando il protagonista dice "Non importa", quel che intende è che nulla ormai importa più, nulla. Siamo verso la fine della storia e lui sta per morire. La frase che dice è intesa nel senso più alto e universale possibile. Non importa. Il suo interlocutore dice: "Importa se sei Ucraino". La discussione avviene su due livelli completamente distanti.

Questa cosa mi piace moltissimo, avere la sensazione che ognuno dei personaggi stia vivendo in un suo personale universo, in cui ognuno è in realtà il protagonista della propria storia. Il che ha una bella conseguenza: aiuta a capire che, quando racconti una storia, non esistono personaggi principali e secondari. Ognuno è il protagonista. Dipende solo dal tuo punto di vista in quel momento.

Lo Scultore Preferito

Fonte: Esquire

Continua a leggere su BadTaste