[Roma 2012] Marco Müller presenta il Festival di Roma e le sue giurie

Davanti alla stampa Marco Müller e Paolo Ferrari hanno parlato del loro Festival e hanno presentato la giuria del Concorso e di Prospettive Italia...

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Il direttore artistico Marco Müller e il presidente della Fondazione Cinema Paolo Ferrari hanno tenuto oggi una conferenza stampa, in apertura della settima edizione del Festival di Roma, per presentare le giurie e parlare con i giornalisti (i quali, a dire il vero, non sembravano particolarmente affamati di informazioni, almeno a giudicare dalla scarsità di domande emerse durante l'incontro).

E' lo stesso Ferrari a voler mettere subito in chiaro che da adesso "finiscono le chiacchere, parlano i film". Al di là dell'augurarsi che la selezione messa in piedi da Müller e dal suo staff venga gradita da pubblico e critica, il commento è ovviamente volto a placare definitivamente le polemiche che hanno accompagnato l'insediamento del direttore artistico e le conferenze stampa dei mesi successivi. Müller stesso sottolinea che così come la realizzazione di un film è un'opera collettiva, lo stesso si può dire per un Festival, e soprattutto quando questo viene organizzato con la foga e la velocità con cui è stato messa in piedi questa edizione (ricordiamo che Müller è stato confermato definitivamente a maggio). Solo ed esclusivamente sabato 17, con la conferenza sui numeri del Festival, si capirà se il modello proposto dal neo-direttore artistico sarà stato efficace, ma per ora le prime cifre parlano di un calo del 15% nella vendita dei biglietti.

Conferma Ferrari:

Sì, i biglietti finora sono -15% rispetto all'anno passato, mentre gli accrediti sono +30%. I prezzi sono variegati, dai 3 euro ai 15, 18 a proiezione. Siamo attenti ai giovani, studenti e lavoratori, non possiamo essere tacciati di aver fatto prezzi elitari.

Così come Müller non ritiene che la sua selezione abbia trasformato il festival da popolare a "elitario":

E' stato lo stesso Rondi a voler cambiare nome al festival, e così è stato diviso in due metà. Noi abbiamo pensato che sarebbe stato stimolante aggiungere altre sfaccettature, ma non mi risulta sia andato perduto il carattere di festa popolare: ci sono film hollywoodiani, film accessibilissimi, la fascia serale contiene film di genere. Sono versanti diversi che piuttosto che guardarsi in cagnesco si confrontano e si parlano. La programmazione non è divisa tra cinema alto e cinema basso, abbiamo preso i film che ci sembravano più belli (a patto che fossero prime mondiali) e siamo andati avanti con il sentimento di voler mostrare il "cinema tutto".

Si è molto parlato di Festival dei tagli (e a giudicare dalle strutture, almeno in questa prima giornata, effettivamente sembra che gli spazi all'esterno siano più contenuti), ma Müller sottolinea più che altro il voler evitare sprechi parlando del catalogo cartaceo:

Al di là del fatto che il catalogo cartaceo non è mai stato una priorità, abbiamo dovuto dimostrare che la macchina festival si evolve, e che se vuole restare alla velocità dei tempi ha bisogno di adeguarsi agli strumenti dei tempi. Ci fa quindi piacere che il catalogo sia disponibile in cartaceo ma soprattutto sia diventato uno strumento disponibile su penna usb, in modo da permettere a tutti una consultazione immediata. Un catalogo che per la prima volta uno si pulò portare appresso ovunque.

Stesso dicasi per le famose tensostrutture, Müller va particolarmente fiero della Sala Cinema Lotto:

Ci sono molte novità ed eredità del passato: arricchimenti e aggiustamenti. Quest'anno c'è per la prima volta una gigantesca tensostruttura che può ospitare almeno 1400 spettatori, la sala cinema lotto. Una sala splendida, che se non fosse una programmazione variegata che ha anche una grossa vena di cinema popolare non riusciremmo a riempire.

E qui sta la vera scommessa: una sala gigante, pronta ad accogliere centinaia di persone. A fine festival scopriremo se la folla si è veramente riversata in essa...

Nel presentare la giuria della sezione Prospettive Italia, Müller ha chiesto al presidente Francesco Bruni un parere sull'attuale situazione del cinema nel nostro paese. Un sistema in grado di produrre opere di qualità anche in questa seconda parte dell'anno, ma poi incapace di distribuirle adeguatamente:

Siamo in una situazione insolita e preoccupante. A fronte di una serie di esordi notevolissimi, lo dico per esperienza diretta xche mi ci sono confrontato, è un momento veramente difficile per esordire al cinema con un film di qualità. Mi sorprende che ci sia ancora qualche produttore coraggioso che punta su esordi e opere seconde non prettamente commerciali. Non so quanto questa cosa potrà andare avanti visti gli incassi che questi film trovano.

L'attore e montatore iraniano Babak Karimi,che fa parte della giuria assieme ad Anna Negri, Stefano Savona e Zhao Tao, così commentail punto di vista di Teheran sul cinema italiano:

Il cinema italiano è sempre stato fonte di ispirazione (dal neorealismo a Garrone, Sorrentino) al cinema iraniano, ci ha sempre incoraggiati. E' un rapporto che parte da lontano nel tempo e prosegue invariato. C'è un parallelismo della vita sociale iraniana con quella italiana, un filo conduttore che non è mai stato spezzato. Oltre alle pellicole ufficiali, c'è un mercato nero di dvd che vende tantissimo, e in esso il cinema italiano è sempre presente.

Inevitabile poi il punto di vista della Cina, rappresentato dalla bellissima Zhao Tao:

Già da alcuni anni, grazie alla pirateria, possiamo vedere molti film di tutto il mondo. Ora grazie a internet il pubblico continua ancora a vedere i film di altri paesi. Purtroppo tra questi pochissimi sono europei. Poco fa chiaccheravo con il regista iraniano, gli ho spiegato che per vedere Una Separazione sono dovuta andare appositamente a Hong Kong...

Il direttore artistico sottolinea che quest'anno per la prima volta ad un mercato del film di Roma (The business street) parteciperà uno dei più grandi distributori cinesi. Dai 30 ai 40 film stranieri sono importabili: il loro intento è portare almeno due film italiani.

Passando alla giuria del concorso, presieduta dal giovane Jeff Nichols e composta da Timur Bekmambetov, Valentina Cervi, Chris Fujiwara, Leila Hatami, P.J. Hogan e Edgardo Cozarinsky, Müller racconta che per selezionare i film lui ha sempre utilizzato la regola del cavallo dei pantaloni:

Il trucco è vedere se il cavallo dei pantaloni del pubblico è spiegazzato: se lo è, significa che lo spettatore si è dimenato. Se non ha una piega, il pubblico è stato conquistato.

Nichols e Hogan commentano di non essere mai stati in una giuria di festival, e in particolare per Nichols questa è una esperienza molto stimolante:

Ero molto nervoso all'idea di accettare la cosa xche non ero mai satao presidente di una giuria. Marco mi ha aiutato e mi ha detto di seguire le mie emozioni. Finché la regola del cavallo verrà rispettata mi sentirò a mio agio! Quando faccio un film cerco di avere almeno una scena che coinvolga emotivamente il pubblico. Penso che sia veramente importante che un film a un certo punto ti colpisca, ed è quello che cerco qui, essere colpito da qualcosa.

Bekmambetov, invece, decide di trasformarsi in un vero e proprio spettatore:

Non sono il classico tipo da festival, ma penso che i registi non dovrebbero giudicare i registi, solo il pubblico. Ora ho una possibilità per giudicare i film come se fossi uno spettatore. Spero di divertirmi e giudicare i film come se fossi l'audience.

Cozarinsky, invece, cerca in particolare originalità e novità:

Cerco di essere quel libro bianco di cui parla Jeff. Vorrei trovare, non cercare, un film che non sembri un remake, ma qualcosa di più. Se 2-3 ore dopo che ho visto un film quel film mi lascia una qualcosa, quel film merita.

La speranza di tutti è che non solo i film, ma questo festival stesso lasci qualcosa...

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