Mass Effect è (forse) morto, chi l’ha ucciso?

La saga di BioWare potrebbe essere già giunta alla sua prematura conclusione. Chi è il mandante dell’assassinio di Mass Effect?

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Se non proprio la sua fine, Mass Effect: Andromeda, stando ad alcuni rumor circolati online in questi giorni, potrebbe aver irrimediabilmente segnato, condannato, compromesso il futuro della saga stessa, svelandone alcuni limiti concettuali, palesando i rischi di cambiare le carte in tavola, denunciando tutta l’ipocrisia di un audience poco attento ai dettagli, tutt’altro che reticente dal lasciarsi coinvolgere in polemiche sicuramente “social”, capaci di oscurare e mettere in secondo piano le indiscutibili qualità del prodotto.

Non c’è un unico colpevole, questo è certo, ma vale la pena indagare sulle dinamiche di questo efferato omicidio, alla ricerca dei complici di questo ridimensionamento che molto probabilmente ci negherà per sempre l’originale visione di Bioware su questa seconda trilogia ambientata, è il caso di dirlo, in una galassia lontana lontana.

Chi ha dunque ucciso Mass Effect?

[caption id="attachment_172461" align="aligncenter" width="600"]Mass Effect Andromeda screenshot L’idea di colonizzare nuovi mondi è certamente affascinante, ma non regge il confronto con la prospettiva di combattere una razza aliena deputata al ciclico sterminio di ogni forma d’esistenza. Che sia questo il problema alla base di Mass Effect: Andromeda?[/caption]

È stato l’hype.

Nonostante un terzo capitolo controverso e visibilmente penalizzato da alcune scelte di design che hanno finito per appiattire il gameplay, l’epopea del Comandante Shepard resta uno dei picchi più alti toccati dalla scorsa generazione di console, il fulgido esempio di come anche in campo videoludico si potesse dare vita ad una saga sci-fi coerente, appassionante, caratterizzata da un universo immaginifico tanto mastodontico, per dimensioni, quanto affascinante, per varietà di razze, pianeti e tecnologie tirate in ballo.

Il finale non avrà convinto tutti, le scelte morali compiute durante le missioni non si saranno rivelate impattanti come auspicato e promesso dagli sviluppatori, l’art design avrà subito una lieve standardizzazione nel corso delle iterazioni, eppure, globalmente, la trilogia originale non può che considerarsi un’opera grandiosa, ambiziosa, a suo modo rivoluzionaria.

Con la promessa di sfruttare appieno i nuovi hardware messi in campo da Sony e Microsoft, con l’inconscia certezza che il team di sviluppo avesse imparato dai propri errori, era inevitabile coltivare uno smodato hype per Mass Effect: Andromeda, capitolo che, sin da subito, si è proposto di cambiare drasticamente il setting temporale e spaziale del brand, mossa che ha finito per accrescere ulteriormente le aspettative dei fan.

Quante altre produzioni sono state consumate e brutalmente rovinate dallo stesso hype creatosi nei mesi che hanno preceduto la release? La produzione Bioware non è scampata al contrappasso, pagando con gli interessi le roboanti promesse di un nuovo inizio che non solo non avrebbe fatto rimpiangere il totale rimpiazzo del cast, ma che avrebbe condotto gli utenti ad esplorare nuovi orizzonti.

È stata Electronic Arts.

Inutile negare l’evidenza: con l’ingresso in scena di Electronic Arts, Mass Effect ha subito un evidente cambio di rotta, abbandonando progressivamente le istanze ruolistiche, sacrificate sull’altare dell’azione, di un gameplay più facilmente commestibile da un pubblico più ampio, assuefatto da ore e ore di multiplayer competitivi di Call of Duty. Nonostante le fondamenta abbiano sostanzialmente retto, la superficie, nonché una considerevole porzione del concept originario, è stata indiscutibilmente sottoposta ad un trattamento di adeguamento sotto precise direttive piovute dall’alto.

Nessuno saprà mai la verità, nessuno potrà quantificare il grado di influenza avuto sul progetto, ma qualcosa è certamente accaduto nel corso dello sviluppo della trilogia di Shepard.

Il processo di standardizzazione, per molti versi, ha naturalmente investito anche Mass Effect: Andromeda, ennesima produzione ad alto budget, stritolata da tempi di consegna opprimenti e asfissianti, costretta ad abbracciare alcuni trend tanto in voga, come l’open world, snaturando ulteriormente quel feeling, quell’atmosfera realmente creata, apprezzata e restituita, infondo, solo nel primissimo capitolo della serie.

È stato il marketing.

Diciamoci la verità: nel corso dei mesi, è capitato di dimenticarsi che un nuovo Mass Effect fosse in sviluppo. Per grandi vendite, oggi come oggi, è necessario un reparto marketing caparbio, attivissimo sui social, sostenuto da un piano a lungo termine ben preciso, a suo agio nel regalare, con il giusto dosaggio, succose anticipazioni a fan sempre più irrequieti e insaziabili.

Sotto questo punto di vista, Bioware ed Electronic Arts non hanno saputo esprimersi al meglio, tra trailer poco ispirati, quando totalmente incapaci di sottolineare con l’enfasi necessaria le novità e le caratteristiche del gioco, e fin troppe informazioni rivelate tramite brevissimi tweet che hanno raggiunto un audience ristretto.

Sintomatico ed esemplare, da questo punto di vista, il trattamento riservato al multiplayer cooperativo, svelato a tutti gli effetti solo a pochissimi giorni di distanza dalla release.

[caption id="attachment_172463" align="aligncenter" width="600"]Mass Effect Andromeda screenshot E se Mass Effect: Andromeda 2 cambiasse completamente genere d’appartenenza o si tramutasse in una lunga serie di DLC utili a concludere le varie trame lasciate in sospeso?[/caption]

È stato il comparto grafico.

L’internet si è sbizzarrito, a colpi di meme, nel ridicolizzare animazioni e bug di ogni genere che hanno mortificato e in parte rovinato l’esperienza. Per un gioco del genere, in effetti, in cui trama e dialoghi ricoprono un ruolo tutt’altro che secondario, presentarsi con un comparto grafico per certi versi trasandato è stato un duro colpo. Il clamore, le reazioni e lo scherno è stato senza alcun dubbio esagerato, esacerbato da aspettative alimentate da Bioware stessa che prometteva faville con il 4K, ma evidenzia comunque quello che è uno dei difetti maggiori del gioco, quello che, non a caso, le successive patch hanno cercato, in tutti i modi, di arginare alla bell’e meglio.

È stato il gameplay.

Mass Effect: Andromeda tenta di recuperare, sul piano ludico, ciò che rese speciale del primissimo capitolo della serie. Quella che può definirsi la reintroduzione del Mako, bistrattata feature poco apprezzata (e compresa) dell’originale, va sicuramente in questa direzione, similmente all’evidente potenziamento, nell’economia del gameplay, delle meccaniche ruolistiche sia nell’ambito della progressione del personaggio, sia nel combat system vero e proprio.

Nonostante l’effettivo inspessimento, si lamenta l’eccessivo scollamento tra le fasi esplorative e quelle shooter, creando un’ambivalenza fin troppo marcata, incapace di veicolare e incentivare il coinvolgimento dell’utente eccessivamente guidato e costretto in un sentiero che finisce, troppo presto, per essere prevedibile.

Altre piccole imperfezioni, come il sistema di coperture dinamico tutt’altro che ineccepibile, hanno ulteriormente mortificato le sezioni ludiche dell’avventura.

È stata la trama.

Vale la pena fare una piccola premessa: Mass Effect: Andromeda paga lo scotto di un preambolo fin troppo prolungato, un’anticamera ampissima che, sulle prime, soffoca l’interesse e la curiosità del videogiocatore, memore di un’avventura, quella di Shepard, pirotecnica e spettacolare sin dal primo momento. Dopo il rodaggio, va riconosciuto, le cose migliorano, la trama si inspessisce grazie a numerose tematiche introdotte dai tanti personaggi che si alternano sulla scena, ma resta una triste costante: il carisma tutt’altro che irresistibile dei protagonisti della vicenda. I fratelli Ryder non valgono un mignolo dell’affascinante Shepard. Nessun membro della Tempest regge il confronto con l’irascibile Wrex, con il pacato Thane, con la problematica Jack.

[caption id="attachment_172462" align="aligncenter" width="600"]Mass Effect Andromeda screenshot Le migliorie apportate dalle varie patch al comparto grafico del gioco sono sotto gli occhi di tutti, ma il gap con altre produzioni contemporanee come Uncharted 4 resta considerevole.[/caption]

È stato il maggiordomo.

Tutto considerato, il vero assassino di Mass Effect non può che essere il maggiordomo, il più ovvio dei colpevoli di un omicidio dai molteplici complici. Ci riferiamo, ovviamente, al pubblico pagante che, dati vendita alla mano, ha bocciato, pur non sonoramente, il viaggio intergalattico di Bioware verso la “next-gen”.

Mass Effect: Andromeda ha diversi problemi, tutti riportati nella nostra pur entusiastica recensione, ma l’insuccesso a cui è andato incontro è dovuto principalmente a questioni che vanno ben al di là delle qualità della produzione. Lo sviluppo travagliato, le pessime strategie di marketing adottate e le pesanti critiche rivolte da alcune testate online, che hanno preceduto la release ufficiale sul mercato, incentrate sullo zoppicante comparto grafico, hanno irrimediabilmente compromesso la finestra di lancio.

Non va poi dimenticato un altro fattore che ha certamente contribuito a vendite globali tutt’altro che all’altezza delle aspettative: l’alta concentrazione di giochi di qualità pubblicati nello stesso periodo. Horizon Zero Dawn, The Legend of Zelda: Breath of the Wild, gli stessi Tom Clancy's Ghost Recon Wildlands e NieR Automata hanno stritolato Mass Effect: Andromeda, già alle prese con critiche e dubbi suscitate dai già citati fattori di cui sopra.

Difficile che la saga si concluda qui, non quando ci sono asset a sufficienza per garantire un Andromeda 2 a costi di sviluppo tutto sommato contenuti. Altrettanto arduo ipotizzare che, almeno in tempi recenti, Electronic Arts voglia investire più del dovuto in una saga che, in fin dei conti, è stata uccisa dagli stessi fan che ne chiedevano a gran voce una degna prosecuzione.

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